Minacce sulla carne italiana

MiMKce sulla girne italiana S'estende l'epidemia di afta, la Cee vuol bloccare l'export MiMKce sulla girne italiana I casi più gravi in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Umbria ■ Danni per 500 miliardi? ROMA — Si estendono in Itali? i focolai di afta epizootica (ormai si può parlare di una vera e propria epidemia), e la Cee vuole bloccare le esportazioni di carne bovina da quattro regioni italiane: Lombardia, Veneto, EmiliaRomagna, Umbria. (In Piemonte lunedì sarà emanato un decreto della Regione con cui si sospende la «zona infetta» e la «zona di protezione»: quindi torna la normalità, o quasi). La minaccia di questa decisione comunitaria è molto grave: come ha detto 11 neo ministro della Sanità, Carlo Donat-Cattin, la nostra zootecnia perderebbe qualcosa come 500 miliardi. In attesa di queste misure — che potrebbero essere prese il 2 settembre in una riunione già convocata a Bruxelles — 11 commissario agricolo della Cee, Andriessen, ha chiesto al governo italiano controlli più severi. Comunque, da Bruxelles non si esclude che i singoli Paesi della Cee possano prendere misure Individuali più rigide di quelle attuali nei confronti dell'export italiano di carne. La Gran Bretagna avrebbe già dato ordine di eseguire ispezioni molto minuziose alle frontiere sulle carni italiane. Di fronte a queste misure, che danneggerebbero in modo grave la nostra migliore zootecnia, il ministro per il Coordinamento della politica comunitaria, Fabio Fabbri ha replicato accusando a sua volta la Comunità di insuffi cienza e di Inadeguatezza della politica veterinaria e zootecnica. ^Sarebbe troppo comodo — aggiunge il ministro — prendere spunto da questa calamità italiana per escludere il nostro paese dal circuito commerciale comunitario». Donat-Cattin se la prende Invece con le Regioni, che sarebbero colpevoli di scarsa attenzione, latitanze e complicità; 11 ministro s'è detto pronto, se necessario, a sospendere le autonomie regionali nel settore veterinario, per far assumere dal suo ministero la lotta contro l'afta. Il neo ministro socialista Fabbri, nella sua polemica con la Cee, sostiene che •l'insorgenza del morbo non può essere addebitata ad un colpevole ritardo dell'Italia nell'applicazione delle normative comunitarie». Egli riconosce che esiste un ritardo del Parlamento nel recepire alcune direttive (per farmaci ormoni, carni fresche e preparate), ma sostiene che l'Italia ha già applicato anticipatamente le disposizioni comunitarie, »tant'è vero che nessuna procedura di Infra zìone è stata promossa dalla Cee nei nostri confronti». Secondo Fabbri, l'attuale epidemia di afta epizootica conferma invece l'Insufficienza della politica veterinaria della Cee. Alla base di questa insufficienza ci sarebbe «un vizio istituzionale dell'impianto comunitario», che affida alle strutture agricole, e non a quelle veterinarie, il controllo della sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti. Il sistema dei controlli e delle misure di prevenzione — dice ancora il ministro — dev'essere riorganizzato in modo da tutelare prima di tutto gli interessi dei consumatori. . Anche l veterinàri scendono ih campo, lanciando accuse e facendo proposte. H segretario generale del sindacato (che raggruppa i 3500 veterinari già dipendenti dagli enti locali), Elio Gallina, ha detto: 'Si tratta di una vera e propria emergenza, su cui noi avevamo più volte richiamato l'attenzione». E per questo 1 veterinari dipendenti dalle Usi — non coinvolti nei compiti di sorveglianza per l'afta epizootica essendo questo compito avocato dal ministero della Sanità — si sono messi a disposizione «per affrontare l'emergenza». Perché ci sono tanti casi di afta? La spiegazione è semplice, secondo Gallina: la vaccinazione che si fa contro l'afta dei bovini e degli ovini assicura una copertura di soli quattro mesi; dovrebbe invece estendersi a tutto l'arco dell'anno, quindi bisognerebbe fare almeno due vaccinazioni: «E cosi per realizzare un insignificante risparmio, si finisce per spendere dieci volte di più». Per superare questa assurda situazione ci vogliono naturalmente più fondi. Oggi una vaccinazione costa sulle 1500-2000 lire, ed è a carico dello Stato. «Afa — aggiunge polemico Gallina — si potreb¬ bero mettere dei tickets. Non si capisce perché debbano esistere solo per la medicina umana e non per quella veterinaria, considerando che gli alimenti di origine animale danno un giro d'affari di 40 mila miliardi J.'«nnp». ....... f Il segretario del sindacato veterinari avverte anche che 11 trattamento profilattico Immunizzante deve Investire l'Intero patrimonio zootecnico contro tutte le malattie infettive. Non solo l'afta, dunque, ma anche la peste suina. Finora il ministero della Sanità ha svolto questo servizio con convenzioni con i Uberi professionisti, e con remunerazioni esigue, circa mille lire per ogni capo vaccinato. Notizie allarmanti anche per i consumatori. Quanto al controllo sulle carni — ha denunciato Gallina — «in molti casi siamo al di sotto del livello di guardia in fatto di ispezioni: in sostanza non siamo in grado di dare le necessarie garanzie ai consuma tori». Occorre quindi aumentare gli organici di almeno 15002000 veterinari. Gallina ha rilevato che il costo del personale veterinario non raggiunge 1 140 miliardi l'anno, mentre le tariffe che i privati, allevatori o operatori, che richiedono il servizio di assltenza zooiatrica pagano tariffe che risalgono al 1969. Con un modesto adeguamento si potrebbero coprire le spese di tutto il personale. Livio Burato SOPRAVVIVERE IN PALUDE Trento. E' una lezione di sopravvivenza. L'uomo in giacca e cravatta, impegnato nell'attraversamento di una palude, è Jacek Palkieewicz, giornalista ed esploratore; in Val NI aline dirige una scuola che insegna tecniche per resistere nelle più difficili condizioni: foresta, deserto, palude. In estate numerosi turisti frequentano i corsi