II delitto della bimba aggredita

II delitto della bimba aggredita Pareri in contrasto sulla tredicenne che ha ucciso l'amico che la voleva violentare II delitto della bimba aggredita Per una psicoterapeuta è più fuori della norma il comportamento del ragazzo - Un avvocato: «Forse la reazione è stata sproporzionata al pericolo, comunque la giovane non è punibile» La storia di Franca Z., la ragazza di 13 anni omicida per difendersi da una aggressione a sfondo sessuale, farà discutere ancora per molto. L'episodio, nella sua brutalità, è ormai ricostruito anche nei dettagli e non avrà strascichi giudiziari. Tutto si è compiuto in pochi minuti, mercoledì pomeriggio, in un casolare assolato a cento chilometri da Cosenza, nel comune di San Martino di Finita. Prima le richieste sempre più insistenti dell'amico d'infanzia, Giuseppe Caruso, meccanico di 18 anni, quindi l'esibizione dell'assalitore che si denuda, infine il colpo di rivoltella esploso In faccia, a distanza ravvicinata. Lei, poco più di una bambina, minuta e spaventata, ha ripetuto a tutti il suo racconto: «JVon volevo ucciderlo, ho trovato quella pistola che papà teneva sempre nel comodino per difendersi dai ladri e l'ho puntata contro di lui, per spaventarlo...E' partito un colpo, non so altro». Franca e Giuseppe si conoscevano fin da bambini, erano vicini di casa, forse erano già qualcosa più di due amici. Eppure si sono trovati protagonisti di una esplosione di violenza che li ha «-Involti anche al di là delle loio intenzioni, fino alle estreme conseguenze. Come spiegare una vicenda così drammatica? «Jn fondo è più strano e fuori dalla norma il comportamento del ragazzo che la reazione di lei», risponde la psicoterapeuta milanese Federica Mormando, di scuola Adleriana, che si occupa di psicologia dei minori. Nonostante fossero amici fin da bambini, Giuseppe decide l'aggressione. <£ quando Franca si trova di fronte un violentatore — aggiunge la dott.ssa Mormando — non può far altro che reagire, per allontare la pulsione sessuale aggressiva il una persona che non riconosce piii come un compagno dì giochi». Neanche l'età dell'omicida stupisce l'analista: •Soltanto per la nostra civiltà tredici anni sono pochi». In tempi nei quali si discute se abbassare la soglia dell'amore pre-adolescenziale al di sotto dei 12 anni (e l'ultima versione approvata a sorpresa dal Senato vieta invece la sessualità libera e consenziente ai ragazzi con meno di 14 anni) questa vicenda di San Martino di Finita riporta Indietro di anni il dibattito sulla violenza sessuale. Tornano alla memoria ii sacrificio di Maria Goretti, il delitto d'onore, le storia di Viola che rifiutò di sposare l'uomo che l'aveva rapita e violentata. Ida Magli, docente di antropologia culturale all'Università di Roma e schierata da tempo a fianco delle battaglie femministe, si sente avvilita da questo nuovo episodio. •Abbiamo parlato troppo — dice polemica al telefono — ma non si è fatto nulla per cambiare i comportamenti. Per gli uomini è implicito che la violenza si tramuti in aggressione sessuale, che il potere si affermi come potenza sessuale. Questa bambina ha risposto con l'arma che aveva a disposizione all'arma maschile che l'altro le mostrava. La legge sulla violenza sessuale va fatta, ma non basta: occorre che il maschio smetta di usare il suo organo sessuale come un ordigno per offendere». Se il caso fa discutere sul piano morale, su quello penale non esistono dubbi. •La ragazza non è comunque imputabile — spiega il giudice istruttore di Torino Maurizio Laudi — perché esiste una presunzione legislativa di incapacità di intendere e volere per chi ha meno di quattordici anni. Non conosco il caso e non posso esprimermi sulla vicenda, ma in astratto il tribunale dei minori potrebbe prendere una misura di sicu¬ rezza, come l'affidamento a un istituto, qualora dovesse riscontrare responsabilità della ragazza». Se Franca avesse più di 14 anni, l'omicidio potrebbe rientrare nel limiti della legittima difesa: -Ma occorrerebbe tenere conto di tutte le circostanze specifiche, se si dimostrasse sproporzione tra difesa e offesa allora sarebbe imputabile per eccesso colposo di legittima difesa», aggiunge il magistrato. Entra in gioco il rapporto tra una vita perduta e una virtù assediata. «£' molto da discutere se il pericolo fosse proporzionato alla reazione», dice polemico Alberto Mittone, un avvocato che nell'83 fu attaccato dalle femministe torinesi perché difese due giovani imputati d'aver commesso violenze su una ragazza. Furono condannati a 8 anni. •Allora mi trovai come un soldato in una cittadella assediata — racconta Mittone —. L'imputato di un processo per stupro ha tutti contro, si sente solo e isolato. Quanto all'episodio di Cosenza, non mi sembra comparabile uccidere una persona per evitare un tentativo di violenza carnale. Ma la non punibilità della ragazza toglie ogni conseguenza pratica a questo problema, che ci deve far riflettere». G|g, Padovani

Persone citate: Alberto Mittone, Federica Mormando, Franca Z., Giuseppe Caruso, Ida Magli, Maria Goretti, Maurizio Laudi, Mittone, Mormando

Luoghi citati: Cosenza, San Martino Di Finita, Torino