La Pepsi ha un sogno: l'India di Michael Hamlyn

La Pepsi ha un sogno: l'India Un immenso mercato proibito: la compagnia prova a conquistarlo La Pepsi ha un sogno: l'India Un progetto di stabilimento nel Punjab - Gli americani furono cacciati negli Anni 70 NOSTRO SERVIZIO NEW DELHI — Il gigante americano Pepsi Cola sta nuovamente tentando di entrare sul mercato dell'India, Paese dove la presenza di una popolazione sterminata, unita al clima caldissimo, mette l'acquolina in bocca ai produttori. Né la Pepsi, né la sua acerrima rivale, la Coca Cola, sono in vendita in India, caso forse unico nel mondo. Gli americani riescono a lavorare anche al di là della cortina di ferro, ma furono buttati fuori dall'India quando era al governo il partito Janata, alla fine degli Anni Settanta. Coerente con la sua politica di rigorosa protezione dell'industria nazionale, e determinato a evitare lo sfruttamento da parte delle multinazionali, il governo india no permetterebbe tuttavia agli americani di acquistare solo il 40 per cento delle aziende che producono e im¬ bottigliano bibite. Gli indiani, a suo tempo, insisterono per farsi rivelare il segreto dell'«elisir- originario, di cui Coca e Pepsi sono fatte prima di venir diluite con succhi di frutta. La replica dagli Usa fu secca: meglio chiudere le aziende che mettere terzi a parte del segreto. Ma le compagnie americane tornarono all'attacco, chiedendo agli indiani perché volessero essere l'unico Paese nel mondo tabù per Coca e Pepsi. Desolati, si sentirono rispondere che andava benissimo cosi. Risultato: bisogna avere un amico all'ambasciata Usa se si vuole avere una Cola originate, oppure fare una capatina oltre il confine pakistano o del Bangladesh. Quanto agli indiani, producono le loro brave Cola, Za Campa Cola e il Thums Up, Ora il nuovo governo del Punjab è saltato fuori con un suggerimento: alla Pepsi po¬ rrebbe essere consentito prò durre la sua «ambrosia nera> nel tormentato Stato indiano, in modo da rinfrescare le fazioni in lotta e dare lavoro alla gioventù sottoccupata. Costituirebbe inoltre uno sbocco, dicono quelli del Punjab, per la produzione locale di frutta. La proposta ha provocato qualche imbarazzo nel governo centrale, che non desidera essere nuovamente accusato di togliere chances di sviluppo ai sikh. Il piano è apparso la scorsa settimana, grazie a una fuga di notizie, sui giornali di New Delhi, e ha provocato immediatamente scalpore alla Camera alta del Parlamento indiano, la Rajlva Sabah ovvero l'Assemblea degli Stati. Il ministro dell'industria Tiwari, rispondendo a un'interrogazione, ha affermato che la proposta in arrivo dal Punjab è tutt'altra cosa dai precedenti tentativi Pepsi di entrare sul mercato indiano, perché questa volta il concentrato che fa da base alla bevanda non sarebbe importato e perché gli americani sono pronti ad accettare una partecipazione inferiore al 40 per cento. Queste rassicurazioni non hanno comunque soddisfatto l'opposizione, che non crede la Pepsi intenda condividere con altri la sua formula segreta. Le bibite indiane rispondono attraverso una campagna pubblicitaria: il punto centrale è che un ingresso della Pepsi Cola sul mercato destabilizzerebbe l'industria indiana e toglierebbe il lavoro a un milione di persone. E di Surjit Singh Barnala, primo ministro del Punjab, i produttori di bibite dicono: •Dovrebbe lavorare per la pace, non per la Pepsi». Michael Hamlyn Copyright «Times Newspapers» e per l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Janata, Singh

Luoghi citati: Bangladesh, India, Italia, Usa