Panama, bufera sul Canale

Panama, bufera sul Canale Panama, bufera sul Canale (Storie di intrighi e corruzione, Usa accusati di ritardare il passaggio di sovranità) Sul Canale di Panama ha ripreso a spirare impetuoso il vento dell'antiamericanismo. Le folate della contestazione che increspano gli 85 chilometri della via d'acqua fra l'Oceano Pacifico e l'Atlantico, inasprendo i rapporti già tesi con Washington, rischiano di trasformarsi in tempesta. Ed il «grande fosso» scavato 72 anni fa in nome della libertà di navigazione diventa di nuovo il casus belli sul passaggio di sovranità, fissato per il Duemila, dall'amministrazione statunitense al controllo panamense. Tutto era cominciato alcuni mesi fa con le rivelazioni, apparentemente pilotate dalla Casa Bianca, sui retroscena della gestione pluridecennale del generale Manuel Antonio Noriega. Un tempo fidato alleato degli Usa, il comandante delle Forze di difesa nazionale era finito sul libro nero di Reagan con l'accusa di essere l'animatore occulto degli intrighi che si diramano a piovra dal Panama. Intrecci loschi, traffico di droga, riciclaggio di denaro in odore di narcotici: corruzione, sconfinata addirittura — secondo il senatore repubblicano Jesse Helms — nella fornitura di segreti militari ed armi a Cuba ed al Nicaragua. Adesso l'America sembra decisa a contrastare la «mafia panamense», gettando a mare, come fece nelle Filippine con il dittatore Ferdinando Marcos ed a Haiti con Jean-Claude Duvalier, l'uomo che non gode più la sua fiducia. Perché dietro la cortina fumogena dell'ostracismo politico si nasconde il timore che il Canale possa cadere in mani poco pulite con gravi conseguenze strategiche per lo scacchiere caraibico. Niente di più falso, replicano a Città di Panama. «iVoi intendiamo rispettare il patto firmato sette anni fa dal Presidente Carter e dal generale Omar Torrijos, sono invece i reaganiani a voler traccheggiare sull'attuazione degli accordi-. In mezzo al contendere sta «l'albero dai frutti d'oro», le trenta navi che transitano ogni giorno sul Canale, nei due versi, per un totale di 184 milioni di tonnellate di merci l'anno ed un gettito che fa gola a tutti grazie al boom delle comunicazioni marittime. Il 68 per cento del traffico proviene od è diretto agli Stati Uniti, in caso di blocco i danni sarebbero incalcolabili costrìgendo le navi al periplo dell'America Latina. Ed è appunto la necessità di salvaguardare la neutralità dell'Istmo che preoccupa gli americani. Attualmente il Canale è sottoposto alla supervisione di una commissione binazionale composta da ottomila panamensi e 1.300 americani ai quali spettano i compiti più delicati, ad esempio il pilotaggio attraverso le chiu¬ se. Dal 1990 però verranno sostituiti con tecnici locali in attesa di quel fatidico 1999, anno in cui il Panama otterrà la piena sovranità. Ecco quindi le schermaglie in atto, da una parte il presidente Eric Arturo Delvalle il quale tuona contro gli Stati Uniti, imputandoli di frapporre ostacoli al trasferimento senza scosse dell'amministrazione, dall'altra l'ambasciatore americano Arthur Davis che assicura, in una nota formale, l'osservanza leale degli impegni assunti dal suo governo. Pesano tuttavia sul futuro immediato le due incognite costituite dagli aiuti (31 milioni di dollari soltanto quest'anno, un rubinetto che Reagan potrebbe far chiudere) e dal mantenimento nel Paese centroamericano di novemila soldati Usa alle dipendenze del Comando meridionale la cui giurisdizione si estende dal Messico al Cile. Fiero de Garzarolli

Persone citate: Arthur Davis, Eric Arturo Delvalle, Ferdinando Marcos, Jean-claude Duvalier, Jesse Helms, Manuel Antonio Noriega, Omar Torrijos, Reagan