Tesi di laurea per Damasco

Tesi di laurea per Damasco Tesi di laurea per Damasco Parla il ministro siriano accusato di antisemitismo da Wiesenthal NOSTRO SERVIZIO PARIGI — Nei giorni scorsi, il Centro Simon Wiesenthal ha ammonito i responsabili francesi sul pericolo di «legittimazione di scandalosi scritti antisemiti, rappresentato dalla tesi di laurea che il ministro della Difesa siriano, generale Tlass, deve sostenere alla Sorbona. Il Centro non discute l'argomento della tesi, ma un libro scritto dal ministro. Le Matzah de Sion, che narra l'assassinio a Damasco, avvenuto nel XIX secolo, di due cristiani il cui sangue sarebbe stato usato per preparare il pane azzimo della Pasqua ebraica. In questa intervista Tlass precisa il soggetto della tesi, risponde alle accuse e affronta anche la situazione in Libano e nel mondo arabo. «Il mio libro parla di un incidente avvenuto nel 1840, e sul quale fanno fede gli archivi storici. Tutto ciò che ho scritto nella mia opera è basato su documenti che si possono consultare, in particolare all'università americana di Beirut; alcuni sono In francese. E" un processo truccato: del resto, quel libro è stato pubblicato cinque anni fa. Perché se ne parla adesso? Comunque questa campagna è stata utile: dal momento che si fa pubblicità al libro, lo farò tradurre in tutte le lingue — Può precisare il tema esatto della sua tesi, e la data in cui la discuterà? «La mia tesi di laurea in Polemologia ha come argomento il "Metodo strategico del generale Zhukov"; la discuterò nel luglio dell'anno prossimo alla Sorbona, In francese, davanti a una commissione presieduta da Charies Zorgbibe». — Passiamo alla situazione in Libano: 11 plano di pacificazione a Beirut Ovest con la partecipazione di truppe siriane passerà a Beirut Est? «Perché non dovrebbe, se richiesto dal governo legale?.. — Che cos'è per lei il governo legale? «Il governo nazionale rappresentato da Rashid KErrarne, da Nabih Berri, da Walid Jumblatt e dal ministro dell'Interno (Racy, genero dell'ex presidente Suleiman Frangie, ndrj». — E il presidente Gemayel? •Fra 11 presidente Assad e il presidente Gemayel è la rottura. Assad non ha mai abbandonato un amico, a meno che non sia quest'ultimo a scegliere la rottura. E' stato Gemayel a volerla. — L'Ingresso delle forze siriane nella periferia Sud di Beirut agevolerà la liberazione degli ostaggi? «La Siria continuerà nei suoi seri sforzi per ottenerla. Prima o poi dobbiamo riuscirci. Il nostro ingresso nella periferia Sud è molto positivo, e può essere utile alla liberazione degli ostaggi*. — Come spiega che la Siria, che controlla una grande porzione del Libano, non sia mai riuscita a intervenire con maggior efficacia in questa vicenda? «Se potessimo sapere esattamente dove si trovano gli ostaggi, potremmo agire in modo diverso. E' vero, siamo presenti, ma questo non significa che siamo dappertutto». — Quali sono attualmente i vostri rapporti con gli Hezbollahi (il «partito di Dio» filoiraniano)? «La Siria è coltrarla al fanatismo religioso in generale, da qualsiasi parte esso venga. L'estremismo è Inaccettabile. Noi difendiamo una linea nazionale araba». — Come spiega allora 11 vostro appoggio all'Iran contro l'Iraq? «Sin dal primo momento il presidente Assad ha detto che bisognava porre fine a quella guerra. All'inizio sarebbe stato più facile. La posizione siriana di condanna dell'aggressore ha impedito che questa guerra si trasformasse in conflitto arabo-persiano. 8olo grazie alla Siria l'Iran non ha invaso 1 Paesi del Golfo. Non abbiamo Interesse a mobilitare i persiani contro di noi. — Dopo il periodo di tensione, a che punto sono 1 vostri rapporti con l'Iran? «Le relazioni sono buone. Lo erano in passato, resteranno tali. Ma slamo due Stati, abbiamo punti di vista indipendenti. Ci lega però una vera amicizia». — Da alcuni mesi si parla con sempre maggior frequenza della minaccia di una guerra tra Israele e Siria. Guerra che sarebbe particolarmente pericolosa, in quanto Damasco possiede ora missili SS-21, capaci di colpire le città israeliane. Che cosa ha da dire? «Questo mi dà l'occasione di affermare che una guerra contro la Sirla, adesso, sarebbe costosa e difficile. Non slamo preoccupati, non abbiamo paura di un attacco israeliano. Ma siamo pronti a qualsiasi evenienza». Francois Chipaux Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampai)