Nel Piceno sulla via dell'ambra di Sabatino Moscati

Nel Piceno sulla via dell'ambra VIAGGIO ALLA RISCOPERTA DELLA CIVILTÀ' ADRIATICA TRA PORTO RECANATIE ASCOLI Nel Piceno sulla via dell'ambra Dal guerriero di Capestrano agli idoli di Numana un mondo misterioso ci viene incontro nei musei PORTO RECANATI — Sulte placide sponde dell'Adriatico centrale, dove la spiaggia si protende più lunga nell'acqua e le ombre della sera scendono più basse e trasverse a mitigare la calura, i villeggianti possono assistere oggi alla resurrezione di grandi centri antichi, dei quali appena si Immaginava l'esistenza. Dipende dai nuovi ■mezzi della tecnica archeologica, o dall'accresciuta abilità dei ricercatori, o fors'anche (perché no) da quel pizzico di fortuna che muove tante avventure umane? Certo è che l'immagine del passato di queste terre va trasformandosi; ed è un'occasione davvero unica quella 'di assistere alla trasformazione, nella circostanza offerta dal turismo e dalle vacanze. : Siamo alla terza sosta del nostro itinerario adriatico. •Presso Porto Recanati, gli iscotrf della Soprintendenza di Ancona stanno riportando alla luce l'antica Potentia, città romana fiorita circo duemila anni or sono. Ecco un portico coperto con colonne che si conservano per oltre un metro di altezza, intorno a un altare monumentale. Ecco edifici con pavimenti a mosaico e pitture alle pareti. Ecco statue di marmo, rivelatrici di un'arte del più alto livello. Certo, questa fu una provincia dell'impero romano; ma ricca, prospera, fiorente, sulla grande via adriatica che conduceva ai centri del settentrione e che fu strumento primario sia nel passare degli eserciti, sia nel fluire della civiltà. Spesso i centri ora rivelati sorgevano nello stesso luogo delle città moderne. E così ad Ascoli Piceno, di poco nell'interno, edifici romani con pavimenti su vari strati sono comparsi sotto il Palazzo dei Capitani, sulla piazza cen¬ trale. Anzi, v'era un porticato a colonne che suggerisce proprio qui la presenza del foro della città romana. Come a dire die la continuità non vale solo per l'abitato, ma anche per il suo centro, per la piazza che ne fu e ne rimane il luogo di convergenza. La riscoperta della civiltà romana sulle coste dell'Adriatico non si ferma qui. Un altro caso assai significativo, per una coincidenza straordinaria dell'edificio e delle funzioni, è quello dell'anfiteatro di Chieti. Un lungo tratto del muro di recinzione, uno degli ingressi maggiori, alcuni rocchi di colonne finiti in una cisterna come materiale di scarico, ti sistema per l'adduzione e il deflusso delle acque: tutto questo è tornato alla luce, per singolare concomitanza, proprio sotto lo stadio sportivo moderno! C'è dunque, dinanzi agli occhi dei turisti e dei villeggianti, una resurrezione delle testimonianze romane in quella zona della costa adriatica che si estende tra la Puglia e la Romagna e che, nei suoi caratteri paesistici e culturali, presenta una notevole unità. Alle radici Ma tale unità si può comprendere appieno solo se si risale più indietro, alle radici della storia quali i musei nuovi o rinnovati (da Chieti a Ripatransone) e quelli tradizionali (da Ascoli a Numana e a Pesaro) le presentano a chi viene da queste parti. Musei, perché? Il fatto sta che, mentre i resti romani sono in ampia parte all'esterno e rivelano una capacità edilizia imponente, quelli delle civiltà indigene vengono soprattutto dalle ne¬ cropoli, nelle quali le famiglie principesche recarono con sé le maggiori testimonianze della loro arte e della loro fede. Come fossero le città prima di Roma, sostanzialmente non sappiamo: certo in gran parte di materiale deperibile, sicché non hanno resistito all'usura del tempo. Ma appena entriamo nei musei, ecco venirci incontro un mondo affascinante e misterioso, il cui emblema può ravvisarsi nella prima tra le tante scoperte che si sono succedute: quel guerriero di Capestrano che, dall'alto della sua struttura imponente, mostra nell'elmo a larghissime falde, nella spada e nel giustacuore l'immagine di una gente fiera, la stessa che contese lungamente ai Romani il possesso di queste terre, infliggendo anzi loro cocenti sconfitte e sanguinose umiliazioni, come quella celebre delle Forche Caudine. Al guerriero un tempo solitario si aggiungono oggi altre opere scultoree di viva efficacia; e le mura di grandiose fortezze si aggiungono ai santuari già celebri, come quello di Ptetrabbondante. Ma per tornare alle necropoli, la piccola località di Campovalano, poco all'interno di Giulianova (è un altro tratto denso di località balneari), ha rivelato un'eccezionale industria ceramica del VIIVI secolo a. C, con vasi dalla decorazione esuberante in forme umane e animali, figurine stilizzate di una rara eleganza e dt un'inusuale capacità di astrazione. Al tempo stesso, v'è l'artigianato del bronzo con le armi più varie, dagli elmi ai cinturoni e dalle spade agli schinieri, e con gli ornamenti più eleganti, dalle piastre alle fibule e dagli anelli ai pendagli. Più a Nord, in quello che si chiamò e ancora si chiama Piceno, altre necropoli recano ulteriori apporti alla conoscenza della civiltà medioadriatica; e se in parte sono di poco nell'interno, da Castelbellino a San Severino e a Belmonte, in parte invece sono sulla costa, da Novilara a Numana, e dunque più direttamente coincidono con l'area del turismo e delle vacanze. Non è certo un caso che da Novilara provengano alcune stele figurate a incisione, che richiamano quelle del Gargano con le loro immagini di navi e di combattimenti. Anche l'epoca è la stessa; e ancora una volta l'Adriatico si fa protagonista, per l'arrivo di genti e di culture che queste stele riflettono. Pietre scolpite La scultura in pietra ha pure qui il suo riscontro, come dimostra una grande testa di guerriero con elmo da Numana. Proprio a Numana, oggi centro turistico di viva attrazione, un Antiquarium raccoglie numerose testimonianze dell'antica città, mentre (essendo per ora chiuso il Museo Nazionale di Ancona) altre relative al mondo piceno si trovano al Museo Oliveriano di Pesaro e negli altri delle Marche già ricordati. E' proprio dall'esame di queste collezioni che emergono i caratteri distintivi della civiltà picena, parte essenziale di quella medieadriatica ma con alcune peculiarità sue proprie. Ecco dunque i bronzi lavorati in forma di armi, specialmente scudi e corazze, su cui furono incise immagini di guerrieri a piedi e a cavallo; e i bronzi in forma di ornamenti, specie grandi pendagli con catenelle che ter¬ minano in figurine umane e animali, idoletti, mani e altri amuleti. Caratteristiche sono le ciste, recipienti decorati a sbalzo di cui Fabriano ha restituito gli esemplari più pregevoli. E soprattutto significativi, perché si legano a una produzione largamente diffusa nel mondo italico prima di Roma, sono i bronzetti lavorati in forma umana e animale, talora isolati a costituire doni votivi e talora combinati a formare manici figurati di recipienti. Una caratteristica propria dell'antico Piceno è la lavorazione dell'avorio. Si tratta di figurine umane e animali, esseri fantastici co sfingi e leoni alati, motivi ornamentali come palmette e fiori di loto. Costituivano pendenti, spesso retti da catenelle, ovvero decorazioni di mobili. C'è perfino, scoperto a Pitino presso San Severino Marche, un manico d'avorio rivestito d'oro che sosteneva un grosso guscio di uovo di struzzo, lavorato a finissime incisioni. Il problema è l'origine di questa produzione, che ha certo le sue radici nel Vicino Oriente ma s'irradia poi al mondo etrusco, sicché esso potrebbe costituire la via di passaggio. Altro i il caso dell'ambra, un materiate di gran pregio che certo ebbe nel Piceno importanti centri di lavorazione, tanto è vero che a Beimonte se ne sono trovati nuclei grezzi, evidentemente destinati alla lavorazione ma poi non utilizzati. Spiccano tra le ambre picene le teste femminili che servivano come grani di collane, caratteristiche per i capelli raccolti a ciuffo sulla fronte e tenuti fermi da un nastro o da un diadema, che ne indica la natura divina. Altre ambre sono in forme animali, ad esempio con un leone che azzanna un'antilope o sbrana un vitello. La questione della provenienza di un materiale cosi pregiato è essenziale per comprendere la storia di questa produzione. Al riguardo le indagini recenti sono state rivelatrici, perché l'analisi delle ambre ha dimostrato che l'area di maggiore reperimento del materiale grezzo era il Baltico. Una lunga •ria dell'ambra-, della quale si possono indit>tduare i punti di passaggio principali, traversava dunque da Nord a Sud l'Europa, raggiungendo l'Adriatico dove trovava nel Piceno, e più tardi nel Veneto, i suoi maggiori centri di lavorazione. E' una dimensione nuova, che si riscopre in tal modo, dell'affascinante civiltà adriatica. Sabatino Moscati y V Numana. Una testa di guerriero scolpita nella pietra

Persone citate: Ascoli, Belmonte, Gargano, Pitino