La più alta battaglia della guerra

La più alta battaglia della guerra QUARANTASEI ANNI FA PER LA PRIMA VOLTA UOMINI ARMATI SALIRONO SUL MONTE BIANCO La più alta battaglia della guerra j Nel 1940 reparti di Alpini e di «Chasseurs» si fronteggiarono oltre i tremila metri - Gli scontri nei ricordi del tenente francese Jean Bulle - «Per l'onore della montagna» - Cinque anni dopo il capitano austriaco Singel con i «Gebirgsjàger» volle I condurre un'audace azione dimostrativa - Ma cadde al Col du Midi sotto i colpi dei «maquisards» appostati sul Tacul Duecento anni dalla prima salita al Monte Bianco, da allora la grande montagna d'Europa è stata scalata da ogni versante, ogni guglia di granito è stata raggiunta, ogni colata di ghiaccio risalita, ogni alta parete violata, ogni cresta percorsa. «Sulle noitre Alpi, mi dicevano due guide di Grcssoney, i fratelli Squinobal, alpinisticamente, e non solo alpinisticamente, possiamo trovare tutto quello che cerchiamo». E tra le Alpi il Bianco condensa storie di uomini e di conquiste, contrasti tra scalatori, curiosità di naturalisti, sogni e leggende, ma anche lotta di montanari per strappare all'ambiente ostile un pezzetto di terra coltivabile. (Ricordo che nel 1939 c'era un campo di segale sopra Entrèves, proprio accanto all'ultimo lembo del ghiacciaio della Brenva). Il Monte Bianco era anche rimasto uno dei pochi luoghi dove la guerra non era arrivata; in antico i Romani erano passati per i valichi del Piccolo e del Gran San Bernardo e «quella grande montagna di granito e di ghiaccio incuteva soggezione anche a guardarla da lontano. I primi abitatori di quelle montagne, i Salassi, che tennero in scacco le legioni romane per più di cento anni, saranno certo transitati per il Col de la Seigne e il Col del Grand Ferret e mai la guerra era salita sul massiccio. Ci arrivò, invece, nel 1940 e nel 1943-45: divenne così il settore operativo più alto e di fronte si trovarono, come anti chi cavalieri, i più bravi alpi nisti di quel tempo. Già nel settembre del 1939, quando la Germania invase la Polonia e Francia e Inghilterra dichiararono guerra alla Gerrtiàftia,' reparti della Scuola M^jit^re, d'Alpinismo occuparono bivacchi e rifugi sul versante italiano e pattuglie composte da un paio di cordate ogni tanto si spingevano lungo la cresta di confine; altrcttanto facevano i francesi con le Sections Eclaireurs Skieurs: volontari e abili alpinisti scelti tra i Bataillons Chasseurs Alpins. Qualche volta le cordate opposte si incontravano ma l'antagonismo restava alpinistico e le più volte si scambiavano doni. Venne istituito il Reparto Autonomo Monte Bianco con tre distaccamenti o sottosettori; a comandarlo venne designato il capitano Giuseppe Inaudi. Il sottosettore del Miage era guidato dal sottotenente d'artiglieria Giusto Gervasutti, il sottosettore Gigante dal tenente degli alpini Renato Chabod, il sottosettore Ferret dal tenente degli alpini Emanuele Andreis. Cupo silenzio Anche i francesi schierarono la compagnia Mer de Giace del battaglione Chasseurs de Haute Montagne. Quindi, per le bufere dell'inverno, alpini e chasseurs rientrarono a Gnu mayeur e a Chamonix; ma quando il tempo lo permetteva le cordate salivano al Den¬ te del Gigante, alle Grandes Jorasscs, all'Aiguille de TrclaTète, al Dolent; dall'una o dall'altra parte. Fino al 10 giugno del 1940 quando un grande, cupo silenzio venne a gravare quella sera sul massiccio del Monte Bianco. 11 tenente Jean Bulle, che comanda un reparto di Eclaireurs Skieurs e che già il 1° giugno era salito sull'Aiguille des Glaciers per osservare le posizioni degli italiani, si trova in un ricovero della Seigne; dorme pesantemente dopo giorni e giotni di duro lavoro e viene svegliato da un radiotelegrafista che gli porge un messaggio appena ricevuto: «Il re d'Italia ha dichiarato la guerra alla Francia e all'Inghilterra. Le ostilità incominceranno a mezzanotte». E' la pugnalata alla schiena mentre le divisioni corazzate tedesche stanno marciando su Parigi; ma è anche la fine di un incubo: «Bene, dice Jean Bulle, finalmente c'è qualcosa di certo». Il giorno 14 c'è un primo scontro di pattuglie a cui partecipa anche Bulle. Il sergente Celestino Perron della 133' compagnia alpina rimane ferito a un braccio (dopo l'8 settembre '43 Perron diventerà capo partigiano nella sua Vallèe). In un altro scontro del 16 rimane ucciso l'alpino Gianni Maveri e ferito gravemente l'alpino Fermo Poma. Scrivo questi nomi ricordando i loro volti. Le slavine ' Nella notte tra il 20 e il 21, al fine di dominare il mpvir mento degli italiani, il tenente Bulle e i suoi esploratori occu pano la cresta che si alza dal Col d'Enclave verso Sud: da Tète d'Enclave a Téte de Bel levai. La mattina del 21, verso mezzogiorno, vede delle cordate salire al Mont Tondu dal Glacier des Glaciers: sono gli alpieri comandati dal capitano Barbieri e dai tenenti Lamberti e Fabre. Entrano in azione le batterie francesi:' «La cresta dell'Escailles du Mont Tondu, racconta Lamberti, era gremita di alpini... La vallata rimbombava in maniera continua e assordante per l'eco dì mille esplosioni. Le traiettorie dei 105 della batteria di Contamine rasentavano la Téte de Belleval ed ogni volta gli uomini che si trovavano lassù abbassavano la testa, tanto i colpi sembravano sfiorarli. Slavine e scariche di sassi e ghiaccio ritardavano la nostra marcia...». Una di queste slavine investe un plotone, due cordare .fini scono in fondo al ghiacciaio dopo un salto di sessanta metri e non hanno più possibilità di risalire: laggiù rimangono feriti il capitano Barbieri e dodici alpini. Il tempo è pessimo, l'ambiente è ostile e si alza una violenta tormenta, i fulmini si scaricano sulle rocce e questa contro la Francia è una guerra schifosa. Un gruppetto di alpieri, superata la Combe d'Enclave, è al riparo alla base della Téte d'Enclave, dall'alto un sottufficiale degli Eclaireurs, Anxionnaz, cerca di mandarli via lanciando granate ma non li raggiunge. Il tenente Bulle scende a corda doppia dalla Tète de Belleval e con un fucile mitragliatore spara a sorpresa sugli alpini che rapidamente abbandonano il riparo; quindi con grande fatica ritorna sulla vetta. Dall'altra parte gli alpini della 52' Compagnia dell'Edolo conquistano un fortino a Ville des Glaciers e due ufficiali francesi, De Castex e Decision, muoiono, da valorosi. All'alba del 23 giugno, tra la tormenta che continua a imperversare, il tenente Bulle riesce a raggruppare i suoi uomini alla Tète d'Enclave; sono semi assiderati e stremati e si può dire che lottano solo per l'onore della Francia e della montagna, senza alcuna speranza perché già Hitler ha imposto l'armistizio. Gli alpini, sparsi in gruppi, trovano ricovero in ripari di neve sopra il ghiacciaio: l'errore era stato quello di attaccare direttamente, anziché agire dall'alto, in cresta, dall'Aiguille des Glaciers-Mont Tondu. Nel pomeriggio del giorno 24 si tenta ancora di proseguire, ma sembra che anche la tormenta si accanisca contro la sconsideratezza degli uomini. Alle ore 23 di quella notte si scatena tutta l'artiglieria francese: sembra l'Apocalisse. Infine subentra un grande silenzio: a mezzanotte entrava in vigore l'armistizio tra Francia e Italia. Alcuni reparti di alpini ri mangono ancora lassù tra ghiacciai e pareti di granito, e non sanno nulla: sono sola mente stupiti per la grande improvvisa pace. Scrive ancora Lamberti «...Soltanto nel pomeriggio sentiamo gridare nella nebbia, le voci provenivano dal canalone alle nostre spalle, ci chiamavano. Era Tassotti con altri due alpieri delle cordate travolte dalla slavina che venivano a cercarci per dirci che la guerra era finita». (Curzio Malapartc, che era stato richiamato come capitanel 5° Alpini, ricorderà questi fatti nel romanzo 11 sole è cieco, pubblicato a puntate nella rivista Tempo tra gennaio e febbraio del 1941; ma tre capitoli furono soppressi dalla censura fascista e non più ritrovati. Malaparte fu l'unico, allora, a condannare pubblicamente, durante la guerra, il «coupé de poignard dans le dos». Il tenente degli Eclaireurs Skieurs Jean Bulle diverrà comandante di maquisards e morirà nell'agosto del 1944 sulla strada di Chambéry-le-Vieux, freddamente trucidato dai tedeschi dai quali si era recaio per trattare la loro resa). In quegli anni sul Monte Bianco vi fu un intervallo e non molte saranno state le cordate che si avventurano a cercare vie nuove. Ma il 14 agosto 1940 P. Bollini e G. Gervasutti saliranno per primi il pilone di destra del Fréney, e nel 1942 ancora Giusto Gervasutti affronta e vince i mille metri di granito della parete Est delle Grandes Jorasscs. Colpo di mano Dopo l'8 settembre del 1943 le truppe tedesche occuparono la zona. Ma anche i partigiani, dalla Savoia, arrivano al Rifugio Torino dove ai primi di ottobre del 1944, con un audace colpo di mano, i Gebirgsjàger austriaci catturano e distruggono la guarnigione, Il Rifugio Torino viene abbandonato alle tormente con porte e finestre spalancate; gli avamposti francesi si attestano al Col du Midi, Rifugio del Requin e Hotel du Montenvers per impedire alle pattuglie nemiche , l'accesso nella Val d'Arvc.' Nell'inverno del 1945 arriva lassù al Torino un capitano austriaco, è Singel, comandante della compagnia d'assalto della 5' Divisione di montagna. Ha con sé un piccolo di staccamento particolarmente addestrato per una azione che dovrebbe dare risonanza e di mostrare la decisione dell'esercito tedesco di tenere il fronte alpino. La notte del 7 febbraio una pattuglia attraversa la Combe Maudite e raggiunge il Col du Gros-Rognon e comunica con un razzo a Singel, in attesa sotto i Flambeux, che la via è libera: i francesi non tengono le quote alte. Il 16 febbraio una pattuglia di partigiani comandanta dal sergente Thévenet raggiunge il Colle Ovest de Toule e da lassù avvista una lunga colonna che da' Mont Fréty sale verso il Colle del Gigante; ne dà subito notizia al suo comandante. Viene dato l'allarme e con la teleferica diciannove eterogenei partigiani salgono al Col du Midi dove c'è una baracca abbandonata dagli operai del cantiere. Nella notte del 17 una vedetta annidata nella guglia che domina la capanna vede un razzo verde lanciato dal Rognon e crede anche di sentire delle voci. A gruppi di sei, armati di mitragliatore, i partigiani francesi escono nella notte, scrutano nel buio, evita no con cautela crepacci e ni mori, ascoltano. Ma sembra che sulla montagna non ci sia nulla di vivo. Improvvise compaiono davanti delle ombre bianche, immobili; dopo, una raffica frantuma il silenzio, la montagna ripete gli echi; i parrigiani riescono a evitare un accerchiamento che si manifestava inesorabile. Ha inizio un singolare e unico combattimento tra il Mont Blanc du Tacul, l'Aiguillc du Midi, la Vallee Bianche e la Combe du Géant. Il capitano Singel guida un gruppo all'attacco del Col du Midi: è da lassù che con due mortai dovrebbe bombardare Chamonix, ma una raffica che parte dall'alto del Tacul lo colpisce in pieno petto e cade sul ghiacciaio. Così finisce la battaglia sui fronte più alto d'Europa, ma nell'occasione d'I secondo centenario della conquista del Monte Bianco, ora che lassù passano sicure le cabine delle funivie e cordate di alpinisti veri o di dilettanti vanno e vengono dalle vette agli alberghi, mi sembrava giusto ricordare anche questi episodi legati alla Grande Montagna. Mario Kifroni Stern Il Monte Bianco riprodotto in un plastico: sono sottolineati i principali nomi di località menzionate in questa rievocazione Sui luoghi delle battaglie di quarantasei anni fa oggi vola l'elicottero degli Alpini: dal finestrino inquadrato il Dente del Gigante