La società duale di Barbara Spinelli

La società duale Le sinistre oggi in Francia, in Europa La società duale Strano destino, quello delle sinistre in Europa occidentale. A parole, non smettono di promettere mutamenti anche radicali della società, e rotture di abitudini paralizzanti, e azzeramenti di varia natura. «La vostra vita canihierà», annunciano invariabilmente nelle campagne elettorali, e a chi lo avesse dimenticato ricordano che la verità, essendo rivoluzionaria, non può esser detta che da loro. Per ragioni storiche — anzi biologiche — evidenti. Ben diverso il comportamento effettivo, tuttavia. Da quando hanno rinunciato al progetto rivoluzionario, e hanno appetito quasi solo di poltrone, le cosiddette forze di cambiamento sono divenute ferventi custodi dell'ordine prestabilito, incapaci di diagnosticarne la degenerazione e i misfatti. Ovunque guardino vedono minacce di sregolatezza, e di frantumazione sociale. Accusano i governi neo-liberisti di «furia distruttrice», di «sperimentazione selvaggia», e allibite si domandano come mai gli elettori si lascino così spesso abbindolare. Forse — si con¬ solano — le parole hanno perduto senso. Altrimenti non si spiega la carriera di un Cow-Boy Inesperto come Reagan, di una Provinciale Vendicativa come Margaret Thatcher, di un Avventuriero Senza Fissa Ideologia come Chirac: la rivoluzione di cui parlano costoro è sospetta. La chiamano «deregulation», ma e in realtà pura e semplice restaurazione, di vecchi valori e di vecchi egoismi. Lo sdegno di simili benpensanti è forte soprattutto in Francia, di questi tempi, e ha colorato un'estate altrimenti amorfa, stagnante. Sono stati due ministri del governo Chirac ad aprire il fuoco, nel mese di agosto, e a gettare nello sgomento gli immobilisti di destra come di sinistra, provvidenzialmente uniti per una volta dal comune istinto di conservazione. Primo è venuto Jacques Douffiagues, responsabile del dicastero Trasporti: in un'intervista a Le Monde, l'irruento ministro ha provato a far l'elenco dei privilegi «forse eccessivi, non più del tutto coerenti con l'evoluzione tecnologica del treno moderno», dei ferrovieri pagati dal¬ lo Stato. «Mi domando se non sia il caso di ridiscutere il loro statuto, o almeno di aprire un dibattito serio attorno ai vantaggi di cui godono, per quanto riguarda premi, franchigie, pensioni premature», si è limitato a proporre Douffiagues. Ma subito è stata la levata di scudi: <E' una provocazione», hanno gridato in coro i sindacati, dimentichi delle loro antiche divisioni, e la scorsa settimana sono scesi in piazza contro il ministro iconoclasta. Hanno promesso un autunno caldo. La seconda bomba, più esplosiva ancora, è stata gettata il giorno successivo da Philippe Seguili, ministro degli Affari Sociali. Sulle colonne dello stesso giornale, in una lunga intervista, Seguin ha rincarato la dose, e ha osato dire a voce alta quel che la maggior parte della gente pensa a voce bassa, ma che nessun uomo politico che desideri essere rieletto ha in genere il coraggio di ammettere pubblicamente. Ridotta all'osso, ecco la verità. Barbara Spinelli (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Chirac, Jacques Douffiagues, Margaret Thatcher, Philippe Seguili, Reagan, Seguin

Luoghi citati: Europa, Francia