Regioni troppo care

Regioni troppo care LA SPESA DELLO STATO La relazione della Corte dei conti sugli sprechi e le inefficienze della macchina pubblica Regioni troppo care Le amministrazioni regionali costano alle finanze centrali 67 mila miliardi - Ma il 62 per cento è andato per la Sanità - Pochi investimenti e troppi ritardi nei bilanci ROMA — Dovevano essere, nelle intenzioni dei loro fondatori. 16 anni fa, gli organismi locali destinati a rifondare lo Stato. L'analisi che emerge dalla relazione della Corte dei conti fornisce invece un'immagine impietosa delle 15 Regioni italiane a statuto ordinario. Hanno assorbito sempre più fondi, sia dal centro sia con tassazioni dirette, ma i loro bilanci dimostrano che sono ancora ben lontane dall'efficienza. Ecco alcune cifre, come emergono dalla relazione. L'andamento dei flussi finanziari delle Regioni a statuto ordinario è stato caratterizzato negli ultimi anni da una crescita progressiva. In termini di pagamenti è passato dai 54.560 miliardi dell'83 ai 58.210 miliardi dell'84 e ai 67.470 miliardi del'85 (con un incremento percentuale del 15,91 tra questo esercizio e quello precedente). Dallo Stato. La maggior parte di questa massa di de¬ naro è stata costituita dai «trasferimenti» assegnati dallo Stato alle Regioni: 49.430 miliardi nell'83. 52.205 miliardi nell'84 e 58.936 miliardi nell'85 (con un incremento percentuale del 12,89 tra questo e il precedente esercizio). Entrate proprie. Nello stesso tempo sono cresciute le entrate proprie delle Regioni: 4.800 miliardi nell'83. 5.195 miliardi nell'84 e 7.400 miliardi nell'85 (con un incremento percentuale del 42.44 tra questo e l'anno precedente). Per le Usi. Se si esclude quanto assorbito dal fondo sanitario nazionale (l'anno scorso il 62 per cento dei trasferimenti da Stato a Regioni, con un aumento percentuale del 16,2 rispetto all'84), il complesso dei trasferimenti statali alla finanza regionale appare conforme agli obiettivi di contenimento della spesa pubblica. Fondi vincolati. Nell'83 il fabbisogno di cassa delle Re¬ gioni è stato coperto per il 91,14 per cento dai trasferimenti statali e per l'8,86 per cento dalle entrate proprie delle Regioni, mentre nell'84 il rapporto tra le due voci è stato del 90.95 contro il 9,05 per cento, e nell'85 dell'88,84 contro l'H.16 per cento. Il contenimento dei trasferimenti statali (gran parte dei quali sono oltretutto a destinazione vincolata) restringe però i margini della manovra politica delle Regioni. Conferenza Stato-Regioni. Privi di un organico quadro di riferimento sono tuttora importanti settori dell'attività regionale (come assistenza, parchi e riserve naturali, acque pubbliche, governo del territorio, difesa delle coste) e l'istituzione della «conferenza Stato-Regioni, non ha avuto seguiti concreti. Ritardi nei bilanci. Infatti, a parte ì «casi particolari» di Calabria e Campania (gli ultimi consuntivi da esse approvati, nel 1985, risalgono ri¬ spettivamente ai 1974 e al 1976), Lazio ed Emilia Romagna hanno approvato nel 1985 i consuntivi 1983, ma i consuntivi 1984 sono stati approvati all'inizio dell'86 da Liguria, Veneto, Toscana, Umbria, Molise e Puglia e già nell'85 da Piemonte, Lombardia e Abruzzi. Notevole anche il ritardo col quale vengono approvati i singoli rendiconti presentati dai funzionari all'uopo delegati. In Campania, per esempio, «gli organi regionali di controllo sono fermi ai rendiconti 1977., e in Piemonte •rendiconti resi da un solo funzionario per 64 miliardi spesi nel settore agricolo nel 1980 sono stati approvati dalla giunta regionale nel 1985.. Per concludere le note negative la Corte sottolinea le •elevate spese di funzionamento delle strutture regionali» che da sole assorbono il 6,5 per cento dei fondi assegnati dallo Stato alle Regio-