La Cina è lontana di Mario Deaglio

La Cina è lontana Pechino e Roma, due esempi di politica industriale La Cina è lontana Nei primi giorni delle ferie sono venute alla ribalta due storie industriali parallele, originate in due angoli diversissimi di mondo, la Cina e l'Italia. Esse meritano un briciolo di riflessione, anche in questo tempo di vacanze, perché la loro morale potrebbe influenzare fortemente, alla ripresa del lavoro, la messa a punto della politica industriale e della strategia economica del governo. Cominciamo con la storia cinese: ai primi d'agosto e stata dichiarata fallita una piccola impresa, ovviamente di proprietà pubblica, che produce strumenti scientifici nella provincia dello Szc-Xuan. Un anno fa, il governo di Pechino, che da tempo persegue l'obicttivo di incrementare l'efficienza dell'industria, le aveva posto obiettivi precisi sia in termini di produzione sia in termini finanziari. Gli obiettivi non sono stati raggiunti e per conseguenza gli immobili e gli impianti saranno venduti (presumibilmente ad altre imprese pubbliche che pensano di poterli utilizzare meglio). I dipendenti riceveranno la paga ancora per sci mesi e dovranno cercarsi un altro lavoro. Senza giungere all'estremo cinese — che rappresenta il primo caso di un fallimento «all'occidentale» in un Paese socialista — un crescente sforzo per la chiusura di unità produttive inefficienti è segnalato da tutti i Paesi dell'Est, con in testa l'Ungheria e l'Unione Sovietica. E veniamo ora all'episodio italiano. Si è molto parlato, in questi tempi, di imprese pubbliche mostruosamente inefficienti, a cominciare dalla tenuta del Maccarese. Ma ben poche possono battere il record della Cimimontubi. del gruppo Finsider, messa insieme nel 1982 con la fusione di due imprese pubbliche di montaggi industriali, la Cimi e la Montubi appunto, già pesantemente in rosso. Nel 1985. infatti, la Cimimontubi e riuscita a perdere più di 90 miliardi su un tutturato di meno di 200. Vende, cioè, a 100 lire quello che produce a un costo di 140-150 e questo è il solo modo in cui riesce a ottenere commesse, anche di grande peso, in molti Paesi del mondo. Ogni anno le perdite per dipendente si aggirano sui 40 milioni, il che significa che si perderebbe di meno pagando gli oltre 2000 lavoratori perché rimanessero a casa loro. Nell'ovattalo ambiente dell'impresa pubblica, però, nessuno pensa a liquidare la società. La si e (.affidata.), invece, due anni fa. all'Italimpianti. una società pubblica dal grande nome, autrice di numerosi e prestigiosi lavori all'estero, nella speranza che riuscisse a risanarla, inserendola nel proprio processo produttivo. La Cimimontubi. però, non solo ha continuato ad andar male, ma si e rivelata un'autentica mela marcia che distrugge l'utile della capogruppo. L'Italimpianli. infatti, ha visto il suo utile del 1985 piessoché azzerato per colpa di questa palla al piede. Nella prima pane di quest'anno le cose sono peggiorate: l'Italimpianti rischia di chiudere il bilancio in rosso a causa delie crescenti perdite della consociata. Sopravvissuta alle tempestose vicende finanziarie della rivoluzione iraniana (costruzione de! porto di Bandar Abbas) e dcll'in- Mario Deaglio (Continua a pagina 2 in 8 colonna)

Persone citate: Bandar Abbas, Cimi

Luoghi citati: Cina, Italia, Pechino, Roma, Ungheria, Unione Sovietica