Edimburgo si rilancia con Bergman e Wajda

Edimburgo si mimmi® con Bergmm e Wajda Il Festival, aperto con Weber, punta sul teatro Edimburgo si mimmi® con Bergmm e Wajda EDIMBURGO — Si è aperta il 10 agosto la quarantesima edizione del Festival di Edimburgo. Per tre settimane opera, concerti, teatro, balletto, film e mostre registreranno l'afflusso delle folle. Non di folle internazionali: il Festival è diventato una cosa un po' casalinga, anche per il suo Fringe (la Frangia), quella serie di spettacoli — musico e teatro — messa in scena da dilettanti a basso prezzo. C'è posto per tutti, non come ai grandi festival europei dove bisogna prenotare con mesi di anticipo. E gli alberghi, le pensioncine sono infiniti. In agosto piove e il vento dell'Atlantico spazza la città: pazienza, tanto si compreranno i pullover e i cappotti scozzesi. Il tema del festival quest'anno, ci dice il direttore Frank Dunlop, è l'Illuminismo. Ma c'è anche molto Ciaikovski che tanto influenzò l'altro grande protagonista del festival, Igor Stravinsky e tutta la musica contemporanea. «Fu Stravinsky che aiutò Diaghilev a mettere in scena La bella addormentata di Ciaikovski e orchestrò parte dello spartito», dice Dunlop. Il festival si è aperto con Oberon di Cari Maria von Weber diretto da Seiji Ozawa, regia di Dunlop stesso. Questo racconto di gesta cavalleresche e orientali (con un buon cast inglese) apre anche il capitolo dell'Illuminismo. La compagnia Maly di Leningrado, che viaggia poco ma gode di buona fama, porta Eugenio Onegin e La dama di picche di Ciaikovski. C'è anche Maria Stuarda non di Donizetti bensì di Sergei Slonimski, un'opera nuova di un compositore russo contemporaneo che si addice alla sede del festival. Arrivano in massa le grandi orchestre inglesi ma anche la Sinfonica di Toronto con un programma tutto di Stravinsky. Ci saranno anche Virtuosi di Mosca e l'Orchestra da camera europea dei giovani diretta da Abbado. Molti solisti con una prevalenza sovietica quest'anno. Anche il balletto ha giustamente un sapore slavo con l'arrivo per la prima volta al festival della Compagnia di Varsavia che porta, per l'appunto, La bella addormentata per la coreografia di Gusev, di Leningrado. Il teatro si annuncia interessantissimo e del resto Dun lop nasce come regista teatro le. Spera di riportare un'at- mosfera di teatro internazionale, dice, di scambio di idee, di talenti. E infatti i registi Andrzej Wajda, Ingmar Bergman e Nuria Espert sono stelle di prima grandezza: il primo sarà il regista dt Delitto e castigo di Dostoevskij con il teatro di Cracovia. Bergman dirige la compagnia di Baviera in Borkman di Ibsen e il Real teatro drammatico di Stoccolma in La signorina Giulia di Strinberg; sarà una vallata di lacrime di depressioni nordiche. Yerma di Garda Lorca per la regia di Nuria Espert ritorna nella stessa edizione che appassionò Londra nel 1972. E la compagnia di José Luis Gomez allestisce Nozze di sangue sempre di Lorca (22-23-24 agosto). Torna, dopo il successo dell'anno scorso, il teatro di Tokyo con una Medea di soli uomini allestita nell'antico cortile dell'Università. Al Play House ci sarà il Circo Magico Cinese (dal 26 al 30 agosto), antico come le Piramidi e prediletto dai figli del Cielo. Le Saperleau è una farsa in una lingua semi-inventata della compagnia francese della Salamandra, uno dei migliori gruppi europei, molto elegante e stilisticamente ineccepibile. La compagnia popolare di Stoccolma mette in scena Aida di Verdi, cantata in svedese. Forse non sarà poi cosi male dato che a Stoccolma questa Aida è andata avanti per un anno senza interruzioni e un mucchio di pubblico. C'è anche una settimana di musica contemporanea scelta dal compositore Alexander Goehr. -Ho scelto la musica che ha significato molto per me e che mi ha portato ad un programma di pezzi contrastanti tra loro». E ci sono le esposizioni. Una sull'Illuminismo scozzese al Museo della Scozia, «Pittura nella Scozia, l'età d'oro», dall'8 al 31 agosto, e anche all'Accademia Reale «Gli intraprendenti scozzesi», altra mostra dedicata all'essenza di essere scozzese: non un granché, ci pare. Gaia Servadio