Dalle tre carte all'eroina di Angelo Conti

Petite tre carte all'eroina Storia ed escalation di un manovale della mafia diventato boss Petite tre carte all'eroina Natalino Cammisa, 40 anni, elegante, disinvolto, è stato arrestato dai carabinieri in via Brione - A Catania lo aspetta un processo per traffico internazionale di stupefacenti, rapine, omicidi, sequestri di persona - Giunto a Torino nel '61, dopo cinque mesi il suo nome compare per la prima volta in un rapporto della polizia La mafia è anche a Torino. Si direbbe più a caccia di un'oasi protetta che non tesa a implantare una holding del crimine. Però esiste. Le gerarchie non sono note, ma fra i suoi capi c'era sicuramente Natalino Cammisa, 40 anni, residenza (solo anagrafica) a Catania, numerosi domicili torinesi, il più frequentato, via Brione 6, quartiere Campidoglio. Qui lo hanno arrestato i carabinieri del Nucleo operativo che da tempo tenevano d'occhio questo uomo elegante e disinvolto, grosse macchine in garage, belle donne al fianco. Nel suo appartamento, in un cassetto, 140 banconote da centomila lire: 14 milioni sulla cui origine gli uomini del capitani Tecame e Frasca stanno cercando di fare luce. Provengono dal traffico di stupefacenti o dai sequestri di persona? E' più probabile l'ultima ipotesi anche se il controllo del mercato dell'eroina resta uno degli obiettivi principali del clan dei catanesi, di cui Cammisa era diventato, soprattutto dopo le recenti raffiche di arresti, un esponente di primo piano. La sua scalata ai vertici della mafia torinese è graduale e comincia su un treno dal Sud, zeppo di emigranti Originario di Nicosia, un piccolo paese in provincia di Enna. sale a Torino nell'agosto del '61, in pieno boom economico. Appena cinque mesi dopo, il suo nome è già su un fascicolo della questura: viene fermato con in tasca un coltello. L'episodio non ha però strascichi penali, i funzionari di polizia notano che è incensurato e si limitano a fargli una ramanzina, prima di consegnarlo ai parenti con cento raccomandazioni. Un anno dopo Natalino ha già compiuto, nel suo piccolo, •un salto di qualità»: frequenta le bische dove impara un mestiere. Il mestiere è il gioco delle tre carte con cui. nell'agosto del '63, spenna molti ingenui alla piscina Sempione. Quando i carabinieri vanno a controllare gli trovano addosso anche un rasoio, nascosto negli slip. Nei mesi successivi allarga il suo giro. Lo dimostrano due denunce delle questure di Milano ed Enna, entrambe per gioco d'azzardo. Intanto, cambia lentamente specializzazione: punta alle rapine. Il primo segnale di un nuovo stile di vita è l'arresto per un borseggio, appena esce vola a Catania per una rapina. Viene catturato anche qui: tre anni e 6 mesi di carcere. Durante la detenzione ha «contatti importanti»: quando nell'estate del '72 torna a Torino ha già un ruolo nell'organizzazione. Ormai è un uomo fidato di Domenico e Nitto Santapaola. mafiosi emergenti, ritenuti i mandanti del delitto Dalla Chiesa. Compie numerosi viaggi in Sicilia, in un rapporto della Mobile lo si sospetta di -contatti con ricercati». Torna nel giro delle bische, ma questa volta come capo. Si cimenta anche nel contrabbando: bionde, da Napoli a Torino. Il suo potere aumenta ogni mese di più. Nel settembre '82 è incaricato (forse direttamente dai Santapaola) di eliminare Salvatore Pillerà, uno degli elementi di spicco del clan Ferlito. Ma l'esecuzione va a monte per l'intervento di una pattuglia della polizia: nel conflitto a fuoco che segue. Cammisa viene ferito gravemente. Se la cava. Ritorna a Torino dove ormai è il luogotenente di Turi Ercolano, cugino di «Nitto» Santapaola e in questi giorni alla sbarra nel maxi processo di Palermo. Sfugge al blitz dell'11 dicembre '84, ma viene arrestato (con il suo capo) il mese successivo. Nell'autunno scorso ottiene la libertà provvisoria. Sabato scorso di nuovo le manette. A Catania lo aspetta un processo per associazione di stampo mafioso finalizzata a traffico internazionale di stupefacenti, rapine, omicidi, sequestri di persona, contrabbando e traffico d'armi. Un fardello pesante. Da boss. Angelo Conti Settembre '84: Giovanni Carnazza, negoziante, cade sotto i colpi di Salvatore Parisi che, arrestato dopo pochi minuti, comincia a parlare, aprendo una falla nell'organizzazione del clan dei catanesi. Nel riquadro Natalino Cammisa. 40 anni, l'ultimo capo, arrestato dai carabinieri