Siamo tutti finanzieri

Siamo tutti finanzieri Siamo tutti finanzieri Dall'inizio degli Anni Ottanta il panorama finanziario italiano c profondamente mutato: grossi flussi di risparmio hanno abbandonalo i tradizionali investimenti elementari (depositi bancari e postali, titoli a reddito fisso) per andare a ingrossare gli stentati torrentelli degli impieghi più avanzati e sofisticati che. con un certo rischio, offrono la possibilità di un guadagno maggiore e l'emozione di partecipare al mondo della grande finanza. Cosi può essere spiegato il successo, oltre ogni previsione, dei Fondi Comuni del tipo bilanciato o azionario, delle gestioni patrimoniali o personalizzate, della Borsa in generale. Le grandi possibilità di rifornimento di capitali offerte oggi dal mercato azionario hanno inoltre reso più audaci gli operatori e aumentato in brevissimo tempo il numero dei finanzieri che hanno coperto il largo spazio lasciato disponibile da un'economia tradizionale e arretrata rispetto agli altri Paesi industrializzati. Ora in Italia si parla un'alira lingua e le nuove iniziative di tipo innovativo si susseguono e si moltiplicano. Di qui la nascita e la crescita di numerosissime istituzioni finanziarie che operano nel settore dell'intermediazione e che — insifficientemente o per nulla controllate dalle autorità tutorie — hanno recentemente attirato l'attenzione della Banca d'Italia. Esse amministrano circa 50 mila miliardi che sono investiti nelle forme più diverse e che potrebbero riservare amare sorprese a tanti poco esperti risparmiatori, attratti spesso dal miraggio di mirabolanti guadagni, generalmente assai superiori a quelli offerti dai prodotti (.classici». Una regolamentazione delle società finanziarie, e soprattutto delle società fiduciarie, si impone urgentemente se non si vuol vedere il ripetersi dei casi Cultrcra e Sgarlata e di un fitto gruppo di imitatori di secondo piano. Un altro punto da mettere sotto il fuoco dei riflettori concerne il diffondersi di un certo tipo di transazioni aventi per oggetto lo scambio diretto o indiretto di pacchetti azionari inseriti nei portafogli di società quotate in Borsa. Il rialzo verticale delie quotazioni ha minimizzato la redditività dei titoli che, particolarmente per le azioni di risparmio, dovrebbe essere il maggior motivo di attrazione. Ecco che. con tutti i crismi della legalità, diverse partecipazioni passano da una società all'altra, trasformando una parte del valore patrimoniale in utili straordinari di esercizio. Cosi continuando verrebbe depauperato il patrimonio nonostante l'abile mascheramento effettuato valutando ad altissimo prezzo i beni oggetto di scambio. Nessuno, se non i soci, può impedire affari del genere ma gli analisti specializzati dovrebbero mettere bene in evidenza nei loro commenti critici questo fenomeno che sta assumendo proporzioni molto vaste. Non si tratta di novità italiana perché manipolazioni di questo tipo se ne sono sempre fatte e negli ultimi anni, sia negli Slati Uniti, sia in Gran Bretagna, hanno rappresentato una grande parte della fruttuosa attività dei mercati azionari. Una terza osservazione va fatta a proposito dei numerosi finanzieri che puntano più su movimenti e accrescimenti di partecipazioni che su programmi di espansione produttiva richiedenti parallelamente gli indispensabili investimenti. Ormai sembra che vi sia una gara in atto fra di loro, sia per la quantità delle operazioni messe in atto, sia per l'ingegnosità e la fantasia delle modalità di esecuzione. Per difendere il più possibile gli interessi degli azionisti di minoranza e dei risparmiatori in generale è opportuno richiamare l'attenzione delle autorità competenti al fine di costringere i promotori di queste iniziative a fornire il maggior numero possibile di dati informativi piuttosto che dedicarsi alla diffusione trionfalistica della loro immagine. Renato Cantoni • LAVORI PUBBLICI — Su 5500 miliardi di lire che aveva a disposizione il ministero dei Lavori pubblici ne ha spesi nel 1958 meno di 2000. Alla fine dell'anno i cosiddetti residui passivi, cioè i soldi disponibili non spesi, superavano complessivamente i 7500 miliardi, perchè i ritardi di spesa del 1985 si aggiungevano a quelli precedenti. .L'anda mento complessivo della gestione appare peggiorato commenta laconicamente la relazione della Corte dei conti di fronte all'inerzia fi nanziaria del ministero. Come investono gli italiani (Dati giugno 1986) Estero 4,3 Liquidità netta 0,3 Obbligazioni convertibili 3,0 Obbligazioni 5,4

Persone citate: Renato Cantoni, Sgarlata

Luoghi citati: Gran Bretagna, Italia, Slati Uniti