Anche la Romagna dentro il sacco di Pierangelo Sapegno

Anche la Romagna dentro il sacco Riccione, domani sera manifestazione contro il decalogo del buon comportamento Anche la Romagna dentro il sacco Il sindaco comunista di Bellaria non condivide la disposizione del collega che vieta il sacco a pelo DAL NOSTRO INVIATO RICCIONE — Oggi il Municipio pare deserto, i lunghi corridoi, le pareti riempite di quadretti da pochi soldi, una finestra che sbatte per la corrente. Adesso Terzo Pierani sembra davvero solo contro tutti. Anche il sindaco comunista di Bellaria, Fernando Fabbri, se l'è presa con la sua ordinanza contro 1 rumori e i saccopelisti e ha annunciato addirittura ricorso al Tar. Un bel pasticcio. E poi quel lattante della Fgci, Antonio Gabellini. è venuto nel suo ufficio a chiedergli scusa per una frase rilasciata ai giornalisti: «Mi stupisco che un sindaco comunista della Riviera si metta a capo di una crociata cosi poco gloriosa». «Mi dispiace per l'incidente», ha sussurato contrito, E Pierani, tenendo il broncio: «Io sono un vero comunista, sia chiaro». «Non lo dubitavo», ha detto Gabelline Le scuse sono finite 11. Subito dopo ha fatto presente che comunque domani sera i saccopelisti scenderanno in piazza contro il decalogo del buon comportamento. La polemica continua. « Una festa per protestare», dicono all'Arci e alla Fgci: ci sarà anche una sfilata di moda, sacchi a pelo in passerella, e ci saranno pure le telecamere della televisione. Poi una delegazione incontrerà il sindaco di Riccione, sperando che tutto finisca a tarallucci e vino. Chissà, in Romagna può succedere. Intanto, per ora, Pierani se ne sta da solo- a beccarsi critiche e lazzi. Cosi che alla fine il più prudente fra tanti sindaci comunisti che sparano a zero è proprio Massimo Conti, socialista, primo cittadino di Rimini: «Non facciamo troppo chiasso sull'ordinanza. Il problema vero riguarda il turismo che cambia, l'incapacità di cogliere questo mutamento e di creare le strutture adatte. Forse per anni ci siamo ostinati a non capire i fenomeni nuovi che stavano nascendo». Povero Pierani. Anche lui cerca di spiegare che il turismo cambia: «La domanda, qui sulla Riviera, è più qualificata», ripete tutte le volte. Sarà anche vero, ma non sembra. Il turista con i soldi facili a Rimini e Riccione si vede sempre meno. E non lo è di certo quel signore con la canottiera della salute e i calzoncini celesti troppo stretti che sgrida il bambino, sforzandosi di non farsi sentire fino a Cattolica. Deve spiegare al suo «tesorino bello» che sono venuti al mare, ma che i bagni è meglio non farli. Non lo è lui, e non lo sono tanti altri. Il fatto è che la Romagna è la regione più importante del nostro turismo: in ballo ci sono interessi giganteschi, un'industrii che porta miliardi di valuta pregiata nelle casse un po' asfittiche dello Stato. E se è vero che bisogna cominciare a indirizzare l'offerta verso la clientela d'elite, come fa questa fetta della Riviera Adriatica a rovesciare trent'anni di politica opposta, dopo aver creato città e strutture adatte solo al turismo di massa? Antonio Gabellini, il segretario della Fgci di Rimini, snoc- ciola i dati: su cento giovani il 24 per cento viaggia col sacco a pelo e molti altri pernottano in pensioni che costano quasi niente. Solo una piccolissima minoranza alloggia con le famiglie in alberghi di lusso. «L'investimento per il futuro è quello del sacco a pelo: se noi diamo a questi giovani l'immagine di una Riviera die li scaccia, noi li perdiamo per sempre. Sono loro quelli che dovranno tornare, non possiamo illuderci di conquistare i turisti della Costa Smeraldo... E allora? Questo è un anno di crisi: anche nei fine settimana sotto ferragosto si può trovare posto come niente negli alberghi e la Romagna ha capito che il suo modello per tutte le tasche sta inesorabilmente fallendo. Riccione — la «perla dell'Adriatico» l'avevano battezzata chissà quanto tempo fa —, messa con le spalle al muro, forse cerca disperatamente di scegliere le tasche più gonfie. Solo che lungo tutta la costa romagnola si ritrova da sola in questa battaglia contro i mulini a vento. Almeno per ora. nessun altro ne vuol sapere di prendere parte alla crociata. «Bisogna in ogni caso stare attenti a distinguere fra la richiesta turistica e quella teppistica. E questa dei sacchi a pelo mi sembra turistica», dice Massimo Conti. «Questo bisognerebbe fare: un'equazione tra la realtà, il buon senso e il buon gusto». In attesa dell'equazione, i saccopelisti comunque smammano. Soprattutto quelli stranieri. Tre olandesine che affondano ' sotto gli zaini, Gerda van Gemckt. Joke Doorshoolt e Dorine Berkhovt, non riescono a capire come mai stasera non si possa dormire sotto le stelle o alla stazione, domani si perché c'è una manifestazio ne e dopodomani di nuovo no. Sorridono, ripetono fra di loro Italy Italy. poi una dice che non importa. Anzi, me glio cosi, «perché partiamo subito e ci fermiamo un giorno in più a Venezia». E adesso chi glielo spiega che anche a Venezia i sacchi a pelo sono al bando? Pierangelo Sapegno