Dolomiti, boom tutto italiano

Dolomiti, boom tutto italiano Dolomiti, boom tutto italiano Un'isola felice nel mercato delle vacanze, negli ultimi sei anni la clientela nazionale è raddoppiata - Tutti i centri hanno fatto il «pieno» - Dimenticata la paura di Cernobil - Un problema, i turisti maleducati DAL NOSTRO INVIATO TRENTO — -Nei giorni scorsi da queste parti — dice uno di Cavalese — c'erano due americani. Ma erano originari di qui, erano venuti per trovare dei parenti: Non è che quelli fossero i soli ospiti d'oltreoceano, in questa zona. Ma certo le fortune turistiche delle Dolomiti non dipendono in misura sensibile dalla clientela statunitense. Cosi il Trentino-Alto Adige, specie di «isola felice» fatta di boschi e prati, è una delle poche regioni che non risentono della crisi del turismo americano, illanguidito dai timori di attacchi terroristici. Nelle valli di Flemme e di Fassa, ci dicono, l'americano è più di casa nella stagione invernale: gli piace sciare giù per le piste nella nostra corona di montagne. La sua presenza, d'Inverno o d'estate, non ha comunque una parte rilevante nel bilancio degli operatori trentini e altoatesini. Abbastanza al riparo dalle conseguenze del calo del flusso statunitense in Italia, i centri dolomitici non fanno tanto i conti con i dollari, ma con marchi, scellini austriaci, franchi belgi e, soprattutto in questo periodo, con la lira, perché i protagonisti della grande kermesse ferragostana su per i monti sono gli italiani. In Alto Adige ad esempio da Merano alla Val Gardena alla Val Pusteria. negli ultimi sei anni la clientela nazionale delle vacanze è raddoppiata Dell'andamento del turismo americano, nelle vallate altoatesine, nessuno sì preoccupa più di tanto. «Da noi — precisano all'ufficio provin ciale per il turismo — ha un'incidenza molto bassa: in torno allo 0.4 per cento nella stagione 85-86. Nei mesi estivi, soltanto qualche albergo di Merano e della Val Garde na lavora con clientela statunitense. Quest'anno, a partire dalla primavera, sono arriva te dall'America alcune disdette di prenotazioni. Però questo è un problema che ci tocca relativamente». Più spensierato delle regio ni cosparse di località balneari, il Trentino-Alto Adige manda avanti 11 suo grande mercato delle vacanze. C'è il «pieno» a Cavalese. a Moena, in altri centri delle Dolomiti, dove le ferie trascorrono nella -casalinga tradizione delle feste campestri odorose di polenta e salsicce, delle gare di pesca alla trota, delle marce non competitive per i sentieri che serpeggiano tra gli abeti, dei concerti delle bande sociali». E per i giovani che arrivano con il sacco a pelo o la tenda da piantare? Anche da que¬ ste parti, la loro vacanza non pare facile. In tutti 1 paesi delle valli dì Flemme e dì Fassa vige 11 divieto di accamparsi al difuori dei campeggi autorizzati. Ma a Cavalese non esiste un campeggio autorizzato, e nemmeno a Moena. L'anno scorso, ci raccontano, un gruppo di ragaz zi tedeschi fu costretto ad una sorta di pellegrinaggio in cerca di un posto dove siste marsi: infine trovò ospitalità in un convento dei francescani. Ma non sempre certi prò blemi possono essere risolti dalla misericordia de! frati. In una vacanza cosi fitta, in luoghi tanto degni di rispetto, si ripresentano altri problemi. Quello dell'inquinamento, ad esemplo. Dice l'assessore all'Ambiente del Comune di Cavalese, Paolo Friol: «Qui l'inquinamento è soltanto quello che ci procura il gran traffico automobilistico». E assicura che tutta la valle è fornita di depuratori. «Purtroppo, bisogna fare i conti con il malcostume di certi gitanti. Noi abbiamo acquistato una quantità di bidoni, li abbiamo fatti collocare qui e là. Ma resta la maleducazione di gente che lascia rifiuti nei boschi, nelle radure, sulle rive di corsi d'acqua. Noi insistiamo nel condurre una campagna per sensibilizzare, ripetiamo a non finire le raccomandazioni. E ogni anno dedichiamo due o tre giorni alla raccolta di tutto quel che di sporco è stato lasciato in giro-. Intanto, si ha notizia di cinquanta sindaci del Trentino sotto inchiesta per il dilagare delle discariche abusive. Anche la nube radioattiva di Cernobil ha portato sulle montagne del Trentino qualche apprensione. Racconta un'albergatrice che in maggio, quando dovevano fioccare le prenotazioni, il telefono della segreteria dell'hotel non squillava cosi spesso come ci si attendeva. Ma più avanti il timore degli effetti del disastro nucleare s'è dissolto anche nelle valli dolomitiche. E la vacanza ha preso a scorrere, fino a raggiungere la «piena» di questi giorni. E' affollato anche Tesero, il paese della tragedia della diga di Prestavel. C'è stato un aumento di ospiti, ci dicono. «Ormai — commenta un valligiano — di che cosa dovrebbe aver paura la gente? Di lassù, è venuto giù tutto-. A Tesero è tornato il turismo. Ma non se n'è andato il ricordo. Ogni volta che si attraversa quel ponte sotto il quale corse la valanga trascinando i morti, la vacanza diventa un momento di angoscia. Giuliano Marchesini Trento. Il Trentino-Alto Adige è una delle poche regioni che non hanno risentito della crisi del turismo americano (La Stampa)

Persone citate: Fassa, Giuliano Marchesini Trento, Paolo Friol