Ritorno degli angeli

Ritorno degli angeli Ritorno degli angeli Il Papa prosegue, nelle udienze generali del mercoledì, la sua catechesi sugli angeli. Mercoledì scorso ha ribadito che «sono dotati di intelletto e di libera volontà, come l'uomo, ma in grado a lui superiore» e che «quasi raggruppati in società, si suddividono in ordini e gradi, rispondenti alla misura della toro perfezione e ai compiti loro affidati... Compito degli angeli buoni è la protezione degli uomini». E' la dottrina tradizionale della Chiesa cattolica, ma presentata in modo così rigido, proponendo come immutabilmente e trasparentemente vero ciò che in realtà è il frutto di una millenaria vicenda di interpretazioni e reinterpretazioni, aedo che sconcerti più che convincere. Il «concetto» biblico di angelo si diffuse ampiamente nel giudaismo post-esilico per influsso del pensiero iranico. Come hanno mostrato Henry Corbin e Alessandro Baiisani, l'angelo iranico è «un simbolo vivente», appartiene «a un tipo di mondo differente sìa dal mondo puramente intellettivo sia da quello fisico, un mondo immaginativo, un mondo di simboli nel quale gli "angeli" esistono e vivono realmente». SERGIO QUINZIO Quello che è diventato nella tradizione ebraica e poi cristiana l'angelo protettore, o custode, ha il suo modello nelle Fràvashi delVAvesta, in origine stelle che accompagnano la nascita dei grandi eroi, poi «doppio» trascendente di ogni essere'umano: la Fràvashi di un uomo è «il suo lo ari' gelicOjChe è nel contempo il suo destino» (Bausani). Un antico gnostico, e questo dà l'idea di un universo mentale per noi perduto, poteva pensare che la morte generasse, al di fuori del tempo, figli bisessuati, che sono altrettanti vizi e a loro volta generano figli che sono demoni. Quel che attraverso i secoli si è operato è la trasposizione di un «concetto» da un orizzonte culturale a un altro diversissimo, com'era quello dell'Occidente medievale. L'ebraismo conosceva ancora gli angeli dei giorni, delle stagioni, dei fili d'erba, degli istanti, e da noi una teologia grecamente razionalizzatrice, definendo e ordinando gerarchie angeliche, compiva un'operazione equivalente a quella dello scienziato che classificasse zoologicamente gli dei zoomorfi del Pantheon egiziano. Per far questo si è dovuto lasciar cadere la corporeità degli angeli, di cui erano convinti non pochi Padri della Chiesa, e ancora l'ebraismo medievale. E si è dovuto quindi lasciar cadere il tema, un tempo trattatissimo,, dell'unione sessuale degli angeli con le «figlie digli uomini» (Genesi, 6, 1-2; Lettera di Giuda, 6). Mi sta a cuore la dottrina della Chiesa e l'affermazione dell'esistenza di potenze angeliche vale a mio giudizio contro la riduzione della realtà a bruta materia e a proiezione psicologica, Ma serve a poco ripetere le parole antiche ignorando le domande che oggi suscitano. Solo apparentemente, d' altra parte, c'è motivo di compiacersi del rinnovato interesse, dimostrato per esempio dai libro di angelologia di Cacciari, per il ritorno degli angeli nella letteratura e nell'arte contemporanee. Il rischio qui, opposto a quello della razionalizzazione teologica, mi pare quello della confusione tra il religioso e l'estetico.

Persone citate: Alessandro Baiisani, Bausani, Cacciari, Henry Corbin