Passeggiata per Mosca di Arrigo Levi

Passeggiata per Mosca Il nuovo negoziato Usa-Urss Passeggiata per Mosca Nell'ottobre del 1985, alla vigilia del vertice di Ginevra tra Rcagan e Gorbaciov, osservavamo che l'assenza di intensi negoziati preparatori, come c'erano stati prima dei grandi vertici degli Anni Settanta, non consentiva di prevedere per l'incontro imminente la firma di trattati tra le superpotenze. Il secondo vertice tra i due leaders sarà invece, quando verrà — probabilmente entro 1*86 — un vertice di trattati. n processo negoziale che decollerà lunedi e martedì prossimi a Mosca nell'incontro tra le due «superdelcgazioni» si è infatti messo in moto con sufficiente anticipo per consentire la messa a punto di documenti contrattuali sui grandi temi strategici: anche se la complessità degli stessi impone molta prudenza. Colpisce, e un poco sconcerta, la pubblicità data a questi pre-negoziati. Nel 1972, quando il lavoro preparatorio avvenne tra Kissinger e Do brynin e in incontri segreti tra esperti, si era preferito il massimo riserbo: e non sappiamo se rallegrarci o dolerci del cambiamento. Il fatto che Rcagan e Gorbaciov abbiano assunto impegni cosi pubblici è in sé positivo: in qualche modo, essi si sono così obbligati al successo. Inoltre è assai diversa la natura dei leaders: Gorbaciov e Reagan sono maestri di pub bliche relazioni, tanto quanto Nixon e Breznev erano riservati ed ombrosi. Ma è anche possibile che i due leaders abbiano scelto questa volta la di plomazia pubblica per schiacciare più facilmente le molte resistenze ai ventilati accordi, già emerse sia a Washington che a Mosca. Questo deve indurre alla prudenza. Altri segni incoraggiano invece alla speranza. Da parte americana c'è, anzitutto, la nomina a capo della delegazione (e quale delegazione! Essa comprende anche il «superfalco» Richard Perle, sottosegretario alla Difesa, acuto ed astuto, che «diffida dei sovietici come del diavolo») di Paul Nitze, consigliere speciale del Presidente e del segretario di Stato. Nitze è l'ultimo sopravvissuto, dopo la morte di Harriman, tra i grandi diplomatici americani del dopoguerra; protagonista per più di trent'anni di tutti i negoziati strategici, quasi ottantenne, egli sta per affrontare la sfida suprema della sua vita. Fu a lungo classificato tra i «falchi» ma è un falco che crede alla necessità degli accordi con la superpotenza rivale. Alla vigilia della sua famosa «passeggiata nel bosco», quando disegnò a Ginevra, col de legato sovietico Kvitsinski, un'ipotesi di accordo sugli euromissili che è molto simile a quella ancora oggi in discussione, mi disse — rispondendo alla mia domanda se credesse nella buona fede del suo interlocutore — che ci credeva perché «è interesse di ogni negoziatore che un problema ven ga risolto grazie ai suoi sforzi», Nitze è l'uomo che ha definito, in un testo famoso di 98 parole, l'intera concezione strategica reaganiana sul passaggio dalla strategia della «Distruzione Reciproca Assicurata» alla strategia della «Sicurezza Reciproca Assicurata», fondata cioè sull'installazione graduale di sistemi di difesa antinucleare e la distruzione graduale delle armi nucleari offensive. La sua era una definizione prudente e riduttiva, che faceva dipendere l'adozione dello «scudo antimissili;) dal fatto, ancora non provato, che esso possa superare due esami difficili: dimostrando cioè di poter sopravvivere ad un conflitto, e di costare meno delle armi offensive capaci di perforarlo. Ancora po-hi giorni fa il suo «allievo» Shultz ha ripetuto che «non si sa ancora se l'iniziativa di difesa strategica firn zionerà o no». La lezione di Nitze ha insomma lasciato il segno. Aver scelto lui quale capodelegazione significa dare ai sovietici un segnale inequivocabile di disposizione al negoziato. Nitze, difensivista critico, è anche l'uomo più adatto per realizzare la graduale «conversione» di Gorbaciov alle nuove teorie strategiche americane, e per imbrigliare, col peso della sua competenza e autorevolezza, le resistenze di Perle. Ma su che cosa si sta trattando? E su cosa ci si potrà mettere d'accordo nel prossimo vertice? Il «grande compromesso» sulle armi strategiche continua ad apparirci improbabile per 1*86, anche se non è più impossibile. Dopo tutto, dal momento che Gorbaciov ha proposto che il divieto d'installare sistemi difensivi sia confermato «per 15-20 anni», egli ha implicitamente accettato che un giorno questi sistemi possano venire installati. Reagan gli ha controproposto una «moratoria» di sette anni e mezzo: la differenza non è' tanta. Ma Gorbaciov chiede anche che per questo periodo di tempo siano consentiti solo esperimenti di laboratorio, mentre Reagan vuole poter «sviluppare» lo scudo difensivo; non è prudente supporre che questa profonda divergenza sia superabile in pochi mesi. Un'intesa possibile riguarda invece gli «euromissili»; a Vladivostok Gorbaciov si è impegnato a distruggere, e a non trasferire in Asia, quelli che vadano eliminati in base a un nuovo accordo. La liquidazione totale degli euromissili non è probabile; ma la loro riduzione drastica è ormai possibile. Arrigo Levi

Luoghi citati: Asia, Ginevra, Mosca, Rcagan, Vladivostok Gorbaciov, Washington