Presa di posizione dopo le polemiche sul tè scambiato per urina

Presa di posizione dopo le polemiche sul tè scambiato per urina Presa di posizione dopo le polemiche sul tè scambiato per urina Rivendicano il diritto di dirìgere i laboratori d'analisi «affidati, invece, complici le Usi, ai medici» Sull'episodio torinese: «3 veri professionisti avrebbero notato che si trattava di acido ascorbico» Si allarga la «guerra delle analisi». A Roma, i chimici, forti della clamorosa vicenda del tè scambiato per urina, puntano il dito conlro i medici analisti, «abusivi dalla scarsa professionalità», che. complici le Usi. tolgono lavoro alla categoria. Una recente sentenza della Cassazione dà ragione ai chimici, ma è sicuramente la brutta sloria della Usi 15 di Torino a portare alla riballa la loro prolesta. Il presidenle del Consiglio nazionale dei chimici. Emanuele Rampino, in una conferenza stampa, ha rivendicato i diritti della categoria, sparando a zero contro gli «usurpatori». Un risultato come quello della Usi di Torino, ha detto, «si ottiene quando manca la professionalità. Le analisi sono state fatte da persone sprovviste di minime nozioni di biochimica». I laboratori di analisi, ha aggiunto Rampino, devono per legge essere diretti da chimici e non da medici che. oltre lutto, prendono dalle l l ih il 111111 m 1111111 111 >■ n r 1111 il 11 Usi molti soldi (in media 4.5-5 milioni il mese contro il milione e mezzo dei chimici). Ma. a parte il maggiore esborso, sostengono sempre i chimici, è la salute dei cittadini ad andarci di mezzo. La vicenda torinese in proposito è esemplare. Se nella miscela tè-aranciata, ha spiegato Rampino, «è stato riscontrato glucosio, allora si è fatto un gravissimo errore affermando che l'urina rientra nella norma», dal momento che «un'urina glucosata deve immediatamente insospettire chi l'analizza: potrebbe appartenere a un diabetico». Il laboratorio della Usi 15 di Torino, quindi, avrebbe dovuto approfondire l'analisi e. se lo avesse fatto, «avrebbe notato che non era glucosio, ma acido ascorbico, che normalmente è presente in molte bevande». Inoltre, l'aranciata contiene lo 0.4 per cento di proteine e nei risultati non c'è traccia di questo dato. I chimici affermano, in pra¬ 111 m 1111 r 11 • 11111111111111111 il 111111 ! 11111 n tica, che i veri professionisti non avrebbero abboccato ed «errori cosi grossolani non si sarebbero potuti consmettere». Una corretta analisi, ha aggiunto Antonio Ribezzo, consigliere dell'Ordine dei chimici del Lazio, non dà per scontato a priori che si tratta di urina: «E' necessario eseguire sia un'analisi qualitativa che quantitativa e questo non ci risulta che a Torino sia stato fatto». Ma l'episodio del capoluogo piemontese non è per 1 chimici un fatto isolato o sporadico. Già nel 1968 l'Ordine fece un'indagine su 150 laboratori pubblici e privati. Solo quattro risultarono attendibili, con risultati precisi. Eppure. «in assoluta malafede e fuori dalla legge, i patologi clinici dirigono la maggioranza dei laboratori di analisi, le Usi e le amministrazioni locali continuano ad affidare ai medici questi laboratori e gli Ordini dei medici continuano ad ignorare la legge». e. p. 11 ■ 11 m i u 111:111 Min 11 ni 1111 im 11 iti 111 il i il 11 il 1111111

Persone citate: Antonio Ribezzo, Rampino

Luoghi citati: Lazio, Roma, Torino