La pace o Ia fame per il Sudan di Jean Gueyras

La pqc© o In fame per il Sudan Da oltre due anni il Sud cristiano e animista è in rivolta contro il Nord musulmano La pqc© o In fame per il Sudan Il capo dei ribelli, colonnello Garang, ha incontrato il premier di Khartum a Addis Abeba: «Mi ha promesso di abolire la legge coranica entro la fine del mese» - Il provvedimento, deciso dal deposto presidente Nimeiri, non era stato revocato dal nuovo governo IL CAIRO — Il capo dei ribelli sudanesi, colonnello John Garang, ha detto in un'intervista al settimanale egiziano Al-Mussawar che nei recenti colloqui di pace svoltisi a Addis Abeba il premier di Khartum, Sadiq el-Mahdi, ha promesso di abolire entro la fine di agosto la legge coranica introdotta nell'83 dal deposto presidente Nimeiri. Il provvedimento scatenò la guerriglia del Sud cristiano e animista contro il Nord musulmano. NOSTRO SERVIZIO KHARTUM — Più di un anno dopo la caduta del presidente sudanese Nimeiri, poco o nulla è stato fatto per risolvere il problema della guerra civile nel Sud, un'eredità del vecchio regime. Proprio nel caso della shari'a (la legge coranica), che è stata una delle cause scatenanti del conflitto, nel periodo di transizione verso un governo civile i militari hanno dimostrato un'incredibile passività. Il governo uscito dal putsch ha impiegato oltre due mesi per decidere di mettersi in contatto con il colonnello Garang. Due lunghi mesi durante i quali c'erano stati pubblici scambi di invettive, di accuse e controaccuse che avevano avvelenato il clima politico e reso difficile, per non dire impossibile, una risposta positiva da parte dei ribelli. La divisione del Sud in tre regioni, decisa nel giugno dell'83 da Nimeiri, non è stala rimessa in discussione. Eppure l'accordo di Addis Abeba che nel 1972 aveva posto fine a 17 anni di guerra civile ira Nord e Sud prevedeva che le province di Bahr elGhazal, dell'Alto Nilo e di Equatoria costituissero una regione «unita e autonoma». E negli ultimi mesi di «regno». Nimeiri aveva, almeno sulla carta, annullato la decisione di spaccare il Sud in tre. Arrivati al potere, nell'aprile dell'85, i militari decretarono la ricostituzione dell'Alto Consiglio Esecutivo che, in base agli accordi di Addis Abeba, è incaricato di governare la regione autonoma. Qui si sono fermati, e le tre regioni teoricamente riunificate sono rimaste ben distinte, con la definizione di «zone amministrative- e con minigoverni formati da tre commissari e vari ministri. Ancora una volta, dunque, i «divisionisti» della provincia di Equatoria hanno vinto. Il Consiglio militare ha ceduto al ricatto e non ha fatto nulla per imporre la propria autorità. Gli otto membri dell'Alto Consiglio Esecutivo, due dei quali vengono da Equatoria. sono stati relegati all'ultimo piano della Posta Centrale di Khartum per tutto il periodo di transizione. La posizione del nuovo primo ministro Sadek el-Mahdi non è parsa sino a ieri molto diversa da quella dei suoi predecessori sullo spinoso problema dell'unità del Sud. Recentemente, el-Mahdi ha proposto una soluzione di compromesso che in realtà dà soddisfazione ai «divisionisti», dal momento che concederebbe alla regione di Equatoria uno statuto speciale in seno al Sud riunificato. Per el-Mahdi, in realtà, questa soluzione è un ripiego, in vista della tanto attesa Conferenza costituzionale che dovrebbe comporre una volta per tutte i problemi del Sud. Prima ancora della sua vittoria elettorale, il premier aveva avviato a Koka Dam in Etiopia, attraverso l'Alleanza Nazionale — della quale ì'Umma, il suo partito, fa parte — negoziati con il colonnello Garang nella prospettiva di questa Conferenza, alla quale verrebbero invitati tutti i partiti e le organizzazioni del Paese. Qui, el-Mahdi ha ottenuto un successo non trascurabile, dal momento che è riuscito ad avviare con il Movimento Popolare per la Liberazione del Sudan (Spia) del colonnello Garang un dialogo che questi aveva ostinatamente rifiutato di avviare con i suoi predecessori. Un diàlogo destinato a essere lungo. La seduta inaugurale della Conferenza, prevista per la terza settimana di giugno, non c'è stata. I negoziatori non erano riusciti ad aggirare l'ostacolo di fondo ai colloqui: la shari'a. I 28 deputati sudisti di tutte le tendenze hanno boicottato la riunione d'apertura del Parlamento in segno di protesta contro il mantenimento in vigore della legge coranica, «anche se in forma più umana-. Partiti e deputati del Sud chiedono all'unanimità, come il colonnello Garang, l'abolizione incondizionata della shari'a e il ritorno a una Co stìtuzione laica, senza la qua le, dicono, non ci può essere un Sudan unito e non ci può essere eguaglianza tra mu sulmani e non musulmani. Tutto dunque consiglia una soluzione negoziata, ma Sadek el-Mahdi, che si è attribuito il posto-chiave di ministro della Difesa, sembrava favorevole a una soluzione militare. In un'intervista al settimanale Newsweek, il pre mier affermava recentemen te che. parallelamente agli sforzi per convocare la Conferenza costituzionale, era necessario costituire un potente apparato militare, a suo parere «il principale messo di dissuasione contro la violenza nel Sud-. E faceva capire che non escludeva una specie di accordo con i leader etiopici, che «controllano Garang e non gli lasciano troppa scelta nelle sue decisioni-. L'ipotesi di un maggiore sforzo bellico non raccoglie affatto favore in Sudan, come la strategia di Garang — continuare la lotta sul terreno sino a ottenere la formazione di un governo che gli sia favorevole — rie trova sempre meno al Nord. Quella di continuare la guerra pare un'idea suicida nel Nord, perché compromette il tentativo di democratizzazione in corso e gli sforzi per risollevare un'economia oppressa da un debito estero di 9 miliardi di dollari, oltre 13 mila miliardi di lire. Ed è una li nea disastrosa anche per il Sud, che la guerra sta trasformando in terra bruciata. L'esercito sudanese, demo ralizzato dalle epurazioni succedutesi nell'Alto Comando e male armato, ha rinunciato da tempo all'idea di combattere a oltranza i ribelli. Confinato nelle guarnigioni di Bahr el-Ghazal e delle province dell'Alto Nilo e di Equatoria. passa decisameli te all'azione soltanto quando viene attaccato dalle unità di Garang. La cui tattica consiste nell'accerchiare e strangolare città e villaggi per ottenere la resa o la dispersione delle guarnigioni: la maggior parte dei soldati provengono dal Sud. e sono quindi più sensibili alla propaganda ribelle. Di fronte a questa guerra atipica condotta dai ribelli, i militari di Khartum ricorrono sempre più spesso a sistemi poco ortodossi, già sperimentati all'epoca di Nimeiri: per esempio, armare le tribù musulmane — tradizionalmente ostili a quelle cristiane 0 animiste — e in particolare 1 Misseriya, nomadi arabi del Sud Kordofan, per attaccare i Dinka della regione di Bahr el-Ghazal, che rappresentano il maggior gruppo etnico autonomo del Paese e il serbatoio umano dal quale provengono la maggior parte dei guerriglieri àeWSpla, che in queste terre si muovono come pesci nell'acqua. Tra il 24 dicembre dell'85 e il 4 gennaio di quest'anno nomadi Misseriya — circa un migliaio di giovani con armi moderne fornite dai militari — devastarono completamente nella regione di Twic. a Nord del distretto di Gogrial, una zona abitata da circa 200 mila persone. Secondo un rapporto inviato dai notabili di Wau al generale Swar ed-Dahab, capo del Consiglio Militare, migliaia di abitazioni, un centinaio di negozi, 12 scuole, sei ospedali e una chiesa cattolica vennero incendiate dagli attaccanti che. a quanto sembra, erano guidati da militari in abiti civili. Bruciate o distrutte anche 48 mila tonnellate di semi di miglio, chiusi sette pozzi appena scavati dall' Unicef, razziati 20 mila bovini e 30 mila capre e montoni, in seguito al raid. 160 mila persone restarono senza tetto e dovettero rifugiarsi a Sud del fiume Lol. in un territorio arido e desolato. Secondo lo stesso docu mento, l'incursione era stata preceduta, il 25 novembre, da un attacco durato dieci giorni e condotto da 300 Misseiya armati un un altro territorio del Twic, abitato da diecimila Dinka. Il bilancio era stato altrettanto pesante: rubati 50 mila bovini e 150 mila capre. I bovini sgozzati, rubati o dispersi dai Misseriya e da altri gruppi di nomadi arabi armati e addestrati dall'esercito vengono valutati a parecchie centinaia di migliaia di capi dall'inizio della guerra civile. Dice un funzionario di un'organizzazione umanitaria sudanese: «E' un vero tentativo di genocidio. E' noto die i bovini sono alla base della vita economica dei Dinka; uccidere il bestiame in territorio Dinka equivale a privare la popolazione locale dei messi dì sussistenza, farne un popolo sradicato e legato agli aiuti internazionali. Cioè, posto nell'impossibilità dì aiutare i ribelli de/CSpla». A metà maggio l'organizzazione umanitaria britannica Oxfam. molto attiva nel Sud del Paese, rivolse un appello al cessate-il-fuoco per consentire la distribuzione di cibo alle popolazioni colpite dalla guerra civile. L'appello per una «tregua alimentaree stato ripetuto recentemente da 17 organizzazioni e Chiese che operano nel Sud. secondo le quali la regione corre un rischio enorme per questo conflitto dimenticato dal mondo: «Due-tre milioni di persone sono esposte all'imminente minaccia della fame-. Un recente studio delVOxfam afferma che nel distretto di Terekaka. cento km a nord di Juba — città assediata da settimane — il 38% dei bambini presenta gravi sintomi di malnutrizione a causa della progressiva scomparsa dei bovini. L.'Spla ha respinto la «tregua alimentare-, sostenendo che in passato i governativi avevano spesso violato questi cessate-il-fuoco e stornato gli aiuti a loro uso e consumo. La guerra civile, che entra nel suo terzo anno, ha scavato un abisso di diffidenza tra Nord e Sud. Jean Gueyras Copyright «I* Monde» t' per l'Italia -1 a Stampa» Kharrum. Guerriglieri del Spia nel Sud del Paese: sarebbero 40 mila, ben armari e addestrati