Troppi Adami all'alba dell'uomo di Giancarlo Masini

Troppi Adorni all'alba dell'uomo Troppi Adorni all'alba dell'uomo Kenya: la scoperta di un cranio di Australopiteco riaccende il confronto tra scienziati sull'origine unica NOSTRO SERVIZIO SAN FRANCISCO — La notizia viene dal Kenya. Un cranio di Australopiteco (uno Zinjantropo boisei), vissuto circa due milioni e mezzo di anni fa sulle rive del lago Turkana nelle regioni Nord Ovest del Kenya, è destinato a rinfocolare la discussione in corso fra gli antropologi sull'origine dell'uomo. E' una polemica che dura da decenni e che vede schierati da una parte coloro che sostengono l'origine dell'uomo come il risultato dell'evoluzione biologica da un solo ceppo di ominidi e coloro che invece sostengono la comparsa dell'uomo quale frutto dell'evoluzione da gruppi plurimi, ambientati anche in luoghi diversi. Il fatto è stato messo in evidenza dopo un anno di attente analisi da parte del direttore dei musei kenioti, dottor Leakey, e dall'antropologo Alan Walker, i quali hanno potuto dimostrare le analogie fra l'ominide — o per essere esatti — il cranio dell'ominide del lago Turkana e i fossili degli analoghi ziniantropi, vissuti circa due milioni di anni fa in Etiopia e scoperti negli Anni 70. A questo punto, almeno per dare un'idea al lettore di che cosa stiamo parlando, bisogna ricordare alcune cose. Con il termine di australopitecidi si indica un gruppo di preominidi, vissuti in varie zone dell'Africa e probabilmente altrove intorno al perìodo geologico battezzato pleistocene, circa due milioni e mezzo di anni fa. Erano alti appena un metro e cinquanta; avevano le braccia lunghe come le gambe, 11 corpo gracile, il mento sfuggente, uno spiccato prognatismo del cranio, la cui capacita non superava i seicento centimetri cubi Ciò significa che avevano un cervellino abbastanza piccolo. Interessante è notare che questi esseri antecedenti l'uomo — almeno nell'accezione di Homo sapiens — avevano la capacità di costruirsi arnesi con pietre scheggiate e addirittura conoscevano il fuoco. Va detto che gli ziniantropi non appartengono tutti alle categorie degli australopitecidl e che ad un certo memento della loro evoluzione si sono estinti. -In maggioranza i biologi — ha scrìtto uno dei più grandi maestri dell'antropologia moderna, John Zachary Young — sono concordi circa l'impossibilità di chiarire quali fossili sono da considerare come i primi genuinamente umani. Se il processo evolutivo è stato graduale, risolvere problemi del genere non è soltanto difficile, ma impossibile in linea di principio... Una origine improvvisa dell'uomo potrebbe essere immaginata come conseguenza dell'operato di qualche processo creativo, privo di riscontro altrove. Una razza che ricevesse in dote un'entità nuova, l'anima da parte di qualche forza ester¬ na, agente o divinità, ricadrebbe entro questo tipo di processi e non sarebbe corretto escludere arbitrariamente che le cose siano andate davvero cosi. Si potrebbe altresì ipotizzare l'insorgere in un singolo individuo di una mutazione genetica improvvisa: una mutazione tale da conferire ai suoi discendenti un successo considerevole, non solo ma ancìxe una fertilità limitata agli accoppiamenti fra di loro. Potremmo allora affermare che costui fu il primo uomo...-. Insomma, questo sarebbe Adamo. Le prove che abbiamo dai fossili dicono che l'evoluzione è stata graduale fino allo stadio che possiamo definire preumano, cioè al livello degli australopitecidi. Poi sì deve essere realizzato qualche brusco cambiamento. Le prove ci mancano. Alcuni antropologi ritengono che Homo erectus e Homo sapiens siano assimì labili, e ciò conferma il fatto dell'evoluzione graduale. I più antichi resti di Homo sapiens risalgono a circa 250 mila anni fa. Erano individui — scrive ancora Young — che riconosceremmo come esseri umani, anche se non possiamo dire se essi avessero un linguaggio articolato come il nostro. Ed è per questo che tali esseri vengono catalogati nella sottospecie di Sapiens Steinìieimensis. L'Homo Sapiens Sapiens con il cranio più o meno come il nostro comparve molto più tardi, si pensa da 30 a 50 mila anni fa. Fu un solo Adamo o fu invece una tribù o una serie di esse ad evolvere in senso umano? La scienza per ora non può dire, e può anche darsi che non lo saprà dire mai. I ritrovamenti come quello del Kenya di cui si parla sono certamente importanti, ma non danno alcuna parola definitiva al problema. Giancarlo Masini

Persone citate: Alan Walker, John Zachary Young, Kenya, Leakey

Luoghi citati: Africa, Etiopia, Kenya, San Francisco