Reagan vince il round su tessili e calzature

Reagan vince il round su tessili e calzature Con 276 deputati favorevoli contro 149 Reagan vince il round su tessili e calzature Il passivo del bilancio Usa va verso il record di 230 miliardi di dollari WASHINGTON — Reagan ha vinto ieri la votazione più importante della sua presidenza relativamente ai commerci: la Camera non è riuscita a revocare il suo veto alla legge contro le importazioni di tessili e di scarpe che avrebbe segnato l'inizio di una recessione mondiale. Un anno fa, Reagan bloccò un disegno del deputato democratico Jenkins per la riduzione del 30% dell'import di tessuti da 12 Paesi emergenti, disegno che il mese scorso è stato esteso anche all'import di calzature dall'Europa, innanzitutto dall'Italia. Nell'85 la Camera non riuscì a raggiungere i due terzi dei voti necessari ad annullare il veto presidenziale; e non c'è riuscita neppure ieri, la votazione si è conclusa con 276 voti in favore della linea presidenziale e 149 contro. Il disegno di Jenkins era stato promosso sia dagli imprenditori che dai sindacati, i quali sostengono che avrebbe potuto salvare 550 mila posti di lavoro. L'industria tessile e quella delle calzature sono tra le più in crisi degli Stati Uniti. Invano Reagan ha concluso accordi coi Paesi emergenti per l'autolimitazione delle loro esportazioni in America. Prima del voto, il Presidente, fiancheggiato dal ministro del Tesoro Baker e dal consigliere economico Sprinkle. aveva convocato i leader del Congresso alla Casa Bianca. Davanti a loro Baker ha sostenuto la tesi che il passaggio del progetto Jenkins -aprirebbe le chiuse al torrente del protezionismo-: -Altre leggi successive soffocherebbero i commerci internazionali... I negoziati in programma a settembre ottobre per la loro ulteriore liberalizzazione verrebbero abbandonati-. Sprinkle ha. contestato i calcoli dell'industria: -I miei sono diversi: in seguito alle rappresaglie dei nostri partners, esporteremmo di meno, perderemmo circa 50 miliardi di dollari l'anno, e ben più di mezzo milione di posti di lavoro-. Il Presidente ha evocato lo spettro della grande crisi del '29 e '30. -figlia del protezionismo, che bisognerebbe chiamare distruzionismo- ha detto. Ha aggiunto che il rincaro della vita sarebbe enorme: -Solo per i tessili e per le scarpe dovremmo pagare 44 miliardi di dollari annui in più-. Reagan ha chiesto tempo per continuare sulla strada dei negoziati, specialmente con il Giappone e con la Cee. e per risanare il deficit del bilancio dello Stato (che quest'anno è previsto nella cifra record di 230 miliardi di dollari) e quello della bilancia commerciale. Più tardi, testimoniando davanti al Congresso, Sprinkle ha ribadito che se la Cee e il Giappone non aumenteranno in consumi in modo da esportare di meno in America e da importare di più da essa. l'Amministrazione spingerà il dollaro ancora più in basso. Sia pure con riluttanza, la Riserva Federale si è detta d'accordo, prospettando un eventuale nuovo ribasso del tasso di scon- !&*M ovcwi *.c~

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