Più uscieri che portalettere di Bruno Ghibaudi

Più uscieri che portalettere . Poste: servizio insoddisfacente nonostante i centri meccanizzati Più uscieri che portalettere . Netta preponderanza del personale amministrativo -1 tempi di consegna delle lettere verso i 6-7 giorni - Indagine Cgil: i «centri» funzionano solo al 30-40% - Handicap maggiore: i lettori ottici ROMA — La velocità non è certamente una prerogativa di spicco delle Poste Italiane. Non alludiamo a certi record da Guiness del primati, di cui si è parlato recentemente, come i 18 anni impiegati da un pacchetto postale per arrivare da Catania a Castelmola (vicino a Taormina) oppure i 24 anni necessari ad una cartolina di saluti per andare da Trento a Sansevero (Foggia). Ci riferiamo al servizio postale nella sua «normalità» quotidiana, di cui tutti abbiamo esperienza diretta e di cui siamo spesso vittime. Ormai persino il ministero delle Poste ammette ufficialmente che, per arrivare da Roma a Palermo, un «espresso» impiega un lasso di tempo eccessivo. E cosi una lettera semplice per raggiungere una qualsiasi destinazione interna, anche se ad appena pochi chilometri di distanza; e la tendenza è per tempi di recapito ancora più lunghi, sei-sette giorni o anche più. I telegrammi, poi, che pure dovrebbero avrebbero la trasmissione più rapida, vengono abitualmente consegnati, nell'epoca delle telecomunicazioni via satellite, almeno 24 ore dopo; e quelli dettati il sabato non giungono a destinazione prima del lunedi successivo. Gli stessi sindacati denun ciano i difetti di un servizio che viene meno alle attese degli utenti e alle sue proprie finalità. Da un'Indagine della Cgil apprendiamo, ad esem pio, che, per coprire i pochi chilometri tra un quartiere e l'altro di Roma, l'83 per cento degli «espressi» impiega abitualmente 48 ore e che per il restante 17 per cento le ore impiegate salgono addirittura a 72. Se poi una lettera semplice deve andare da Roma a Milano, le due città più servite dai collegamenti aerei e ferrovia ri, nel 65 per cento dei casi il viaggio dura quattro giorni, nel 16 per cento cinque giorni e soltanto In meno del 20 per cento viene rispettata la me dia ufficiale di tre giorni. Negli Anni 60 una lettera imbucata a Roma poco prima delle ore 18 veniva recapitata a Torino verso le 9 del giorno dopo. E la distribuzione avveniva tre volte al giorno, due nella mattinata e una nel pomeriggio. Oggi tutto questo sembra un sogno, nonostante che quasi tutte le città Importanti siano dotate di Centri meccanizzati per lo smistamento rapido della corrispondenza. Secondo la Cgil, molti ritar¬ di nascono paradossalmente proprio dalle circostanze che avrebbero dovuto ridurli ad un livello più accettabile, fisiologico. Sembra infatti che i Centri meccanizzati, fiore all'occhiello e vanto di tutti i ministri delle Poste degli ultimi quindici anni, funzionino soltanto al 30 o al 40 per cento della loro potenzialità. L'handicap più grave sarebbe da attribuire al «lettori ottici», che, non essendo stati ancora approntati per leggere tutte le cinque cifre del co¬ dice di avviamento postale, si limiterebbero a decifrare soltanto le prime tre, quelle che consentono di Individuare la città di destinazione ma non Il quartiere del destinatario. Inoltre, i centri meccanizzati possono smistare soltanto le buste standard, scartando tutte quelle fuori misura. Accade cosi che una notevole quantità di corrispondenza debba essere ancora oggi smistata manualmente. Anche il trasporto aereo notturno, anziché costituire un vantaggio, finisce spesso per aggravare ulteriormente il ritardo. Pur non tenendo conto del disservizi aerei veri propri, la corrispondenza che arriva all'alba negli aeroporti delle grandi città, impiega altro tempo a giungere allo smistamento, a causa della distanza che separa l'aeroporto dall'Ufficio postale centrale: i portalettere hanno già Inziato 11 loro giro. Pochi minuti di ritardo possono perciò comportare altre 24 ore di sosta in più. Da anni, al ministero delie Poste ripetono che le cause del disservizio sono da ricercare nella carenza di personale e nella diseducazione degli utenti, che ancora oggi neutralizzano la potenzialità degli impianti di smistamento automatizzato usando bu ste irregolari e scrivendo male il codice postale. Non a caso, aggiungono, ci sono arretrati di ferie spaventosi, specialmente nel CentroNord. Ma per i sindacati la motivazione del personale carente non regge. Oggi le Poste hanno ben 232 mila dipendenti, dislocati in 14 mila uffici. «Afa c'è una netta preponderama di personale amministrativo rispet to a quello di esercizio: smi statori e portalettere sono sempre pochi, mentre uscieri e dattilografe sovrabbondano — accusa Salvatore Bonadonna, segretario federale della Federazione lavoratori Poste e Telegrafi della Cgil —. JVon solo, ma a fronte di un incremento totale del traffico postale dell'U per cento, l'aumento del personale è sta to del 33 per cento: E' una situazione destinata a durare ancora a lungo. Intanto il disservizio non solo non accenna a diminuire, ma si accentua. Un numero via via maggiore di utenti è perciò costretto a scegliere 1 servizi di recapito privati, che stanno proliferando ovun que. Ben 90 agenzie autorizzate dalle Poste consegnano la corrispondenza nel tempo massimo di 24 ore. Bruno Ghibaudi

Persone citate: Salvatore Bonadonna