« Detesto il Bianco dei primati »

ce Detesto il Bianco dei primati » A colloquio con Walter Bonatti in occasione del bicentenario della prima ascensione al «Tetto d'Europa» ce Detesto il Bianco dei primati » «Ora è diventato una palestra da Guinness: quello che conta non sono le scalate, ma l'umana avventura, il saperla creare indipendentemente da modi ed esiti» - «Non mi sono mai sentito una guida: la montagna è troppo importante per farne soltanto un mestiere» Walter Bonatti ha 56 anni. Trentotto li ha passati a scalare montagne ed esplorare la Terra, dalla Patagonia alla giungla zairese. Ora vive al mare, nella quiete di Monte Argentarlo, Insieme con Rossana Podestà: qualche foto li ritrae insieme con pedule, zaino, calzettoni perché anche al mare si trova sempre qualcosa da scalare: magari uno scoglio. Bonatti sali in vetta al Bianco la prima volta nel '52, a 22 anni. Ci tornerà decine, centinaia di volte, fra exploit, qualche pausa, tragedie. Nel '61, inchiodato per sette giorni sul Pilone Centrale, perse 11 compagno di cordata e tre alpinisti francesi morirono per sfinimento. Anche oggi, vigilia del bicentenario, non rinnega il primo amore ma ne parla quasi con sofferenza. Qualcuno, dice, ha tradito la Montagna, sul Bianco come in Himalaya. E' la polemica di un uomo che dal K2 in poi ha sempre fatto notizia. Per esibizionismo (come ieri, su queste pagine, l'accusavano alcune guide) o forse perché anche la verità, qualche volta, va esibita. — Signor Bonatti, lei del Bianco conosce ogni segreto. Ecco, non pensa che il problema sia proprio questo, che di segreti non ne siano rimasti? •Il Bianco è vecchio, ma non è esaurito, è esaurita una forma di esploratone. Quando il Monte Bianco era sconosciuto, l'uomo ha dato vita e forma alla sua curiosità: scoiandolo ha spezzato un tabù, ha sentito la necessità di affermarsi. Ecco, si può dire che la fantasia per un certo tempo si sia incarnata nell'alpinismo sportivo. Ma vinto l'ostacolo, occorre andare oltre. Si profilano nuove Colonne d'Ercole e anche quelle vanno superate, fino alla consapevolezza che le vere Colonne d'Ercole sono in noi, e con quelle dobbiamo dialogare*. — Allora il Bianco è un punto di partenza. Gli scalatori himalayani sarebbero d'accordo con lei. 'Non è un punto di partenza, è l'università dell'alpinismo. Certo, dopo può arrivare una cima himalayana, ma le nuove generazioni sbagliano a buttarsi sull'Himalaya. E solo una tappa, un passaggio, Se l'alpinismo, come credo, è fantasia, allora l'avventura è tutto ciò che accende la fantasia. Quel che conta non sono le scalate, ma l'umana avventura, il saperla creare indipendentemente da modi ed esiti». — Quanto ad «avventure il Bianco ultimamente ne offre in abbondanza. Scorro il mio giornale negli ultimi quindici giorni. Trovo un del' taplanista sorvolatore, tre italiani che l'affrontano in bicicletta, un discesista in monosci, un temerario che è rimasto in vetta giorni e giorni. Poi gli exploit alla Boivin, con tre cime non stop, le mongolfiere, 1 nuovi record... 'Sono imprese sterili, squallide. Succede quando si vuole sostituire all'avventura il Guinness dei primati. Questo Monte Bianco non mi interessa'. — Eppure, in qualche caso, sono prestazioni fantastiche. Benoit Chamoux, per esempio, dopo essersi cimentato in alcune arrampicate in velocità sul Bianco, quest'estate è salito al K2 in 23 ore dal campo base, contro le settimane di Compagnoni e Lacedelli. 'Questi ragazzi mi fanno pena, non sono se stessi ma portatori di pubblicità. Le generazioni di oggi sono spesso comprate o vendute a forme di sponsorizzazione. E sono gli sponsor a condizionarti, a fare e disfare, occorrerebbe valutarne le responsabilità morali. Io, in vetta, sono sempre stato un uomo libero. Poi andiamoli ad analizzare questi primati: ieri andare sul K2 era un fatto eccezionale, oggi ci hanno messo piede in centinaia. Non bisogna comparare acriticamente i dati. Sono decaduti, semmai, i valori con cui si misurano queste imprese. Certo, quando ero io sul K2, nel '54, non avrei potuto prevedere che entro trentanni saremmo arrivati a simili performances. Ma non prevedevo neppure la passeggiata sulla Luna, o i robot che stavo guardando in tv, a Quark. La mia non è ammirazione, perché l'aspetto umano non è cresciuto insieme a quello tecnico*. — Forse lei si sente più vi' cino a Balmat e Paccard, che per primi violarono il Bianco 1*8 agosto 1786. 'Mah, non conosco quei tempi. Sono lontanissimo, però, da ogni alpinismo insegui-record. E non mi piace lidea di conquista. E' semplicemente folle dire "ho vinto una parete". Caso mai vinci te stesso. Inoltre, se di vitto¬ ria si trattasse, raggiunta quella una montagna sarebbe da buttar via. Invece io in cima al Bianco ho sempre ritrovato intatta l'emozione della prima volta. E' la montagna più alta d'Europa: si vedono, insieme, la grande depressione padana e la valle del Rodano*. — Mi racconti la sua prima volta. 'Il primo Bianco, a dire il vero, l'ho trovato da ragazzo. Vivevo nella Bassa. Il Po è stata la mia Amazzonia, le modeste alpi bergamasche che si scorgevano in lontananza il Monte Bianco. Quello vero è arrivato a 22 anni. Brenva, poi colle e cresta di Peutérey, un itinerario che mi è rimasto caro. Il Bianco, come ogni montagna, un po' sta dentro di noi, un po' è un ostacolo esterno, da superare. A volte ho parlato e mi ha risposto, altre questa stessa idea di dialogo mi ha fatto ridere*. — Oltre a uomini da record o scalatori classici, sia pure d'eccellenza come lei, sul Bianco vive e lavora una terza categoria, le guide. Pensa che sensazioni e avventura rimangano immutate in presenza di un cliente? La guida è un benefattore, un tecnico, un profanatore? 'Non mi sono mai sentito granché come guida, almeno nel senso tradizionale. Esserlo significa fare della montagna un mestiere, e la montagna è troppo importante per essere un mestiere. Non voglio fare il superldealista, ma è così. L'unico a nobilitare la professione è stato il francese Gaston Rebuffat. Trasformava il cliente in amico, e cosi salvava il rapporto*. — Ruggero Pellin, vicepre¬ sidente delle guide di Courmayeur, martedì ha detto che tra voi ci fu divorzio perché lei «piegava la montagna al mito dell'individuo e alle esigenze pubblicitarie*. La mia risposta è in questo sorriso*. — Anche Balmat e Paccard litigarono, quasi un peccato originale dell'alpinismo destinato a ripetersi sulle Alpi come in Himalaya. Lei stesso accusò Compagnoni e Lacedelli di averla fatta bivaccare all'aperto, a quota 7627. Il suo compagno. ì'hunza Mahdi, mori, ma 1 due vincitori del K2, chiusi nella loro tendina, negarono di avere sentito grida d'aiuto. «Ogni caso fa parte a sé, ma l'egoismo si trova ovunque. Subentra a fondovalle, finita l'ascensione, In chi non è abbastanza maturo, preparato anche sentimentalmente. Il Bianco emoziona e deve emozionare, chi non ne viene turbato difficilmente sarà un grande scalatore. Quanto alla grettezza, la conosco bene: per stare vicino al "mio" Bianco mi sono trasferito per lunghi anni a Courmayeur: bene, mi sono trovato più straniero in "casa" che in capo al mondo*. — Statua della Libertà e Monte Bianco hanno festeggiato quasi insieme il centenario. Ma anche nella loro imponenza sembrano fragili davanti a un futuro di guerre e paci stellari, inadatti alle nuove mete epocali come al piccolo cabotaggio quotidiano. 'Proprio perché saremo robotizzati avremo più bisogno del Monte Bianco, che è un metro su cui misurare l'uomo. Ricordo giorni bellissimi e giorni drammatici in parete, ma neppure un giorno brutto, perché fuori delle parentesi di egoismo resta una montagna straordinaria, che durerà. L'uomo è nato Ulisse. Bisogna scoprire nuove vene: l'alpinismo classico è forse al tramonto ma è ancora troppo presto per dire che cosa si profila all'orizzonte. Auguri, anche per il trecentesimo compleanno*. Enrico Benedetto Courmayeur. 10 agosto 1964. Walter Bonatti, a sin., e Michel Vaucher festeggiati da una folla di oltre duemila persone dopo aver conquistato, in prima assoluta, la Nord delle Grandes Jorasses. La scalata alla difficile parete del Monte Bianco durò quattro giorni e mezzo, con quattro bivacchi (La Stampa)

Luoghi citati: Bassa, Courmayeur, Europa