Referendum nucleare: 926.254 firme di Guido Rampoldi
Referendum nucleare? 926.254 firme Consegnate in Cassazione mentre la Camera approvava nuovi finanziamenti all'Enea Referendum nucleare? 926.254 firme Si vuole soprattutto abrogare la norma che autorizza la costruzione di centrali senza il consenso di Comune e Regione ROMA — Imballate in 132 scatoloni, le 926.254 schede di adesione alla proposta di referendum antinucleare occupano da ieri mattina un'aula della Cassazione, dove in autunno si procederà alla verifica delle firme. Il comitato promotore (radicali, demoproletari, Lega per l'Ambiente, Italia Nostra, Wwf, Il Manifesto e la rediviva Lotta Continua) conta di consegnare altre 130 mila adesioni in modo da superare entro il 21 agosto il milione: il doppio delle firme richieste per legge (500 mila in 90 giorni). Ma la cifra-record finale non avrà alcuna incidenza sul percorso ad ostacoli di una proposta di referendum che la Corte Costituzionale e 11 Ràrlàmèfitó potrebbero'annullare da qui alla prossima primavera. Il primo verdetto verrà dalla Cassazione, ma sarà prettamente tecnico: la Corte suprema dovrà pronunciarsi sulla validità delle firme e sulla correttezza formale delle richieste. Quindi, a metà dicembre, la Corte Costituzionale entrerà nel merito del referendum proposto, per esaminarne la correttezza giuridica. Giovanni Negri, segretario radicale, ricorda un precedente infausto: nel 1980 la Corte Costituzionale bocciò una consultazione antinucleare. La motivazione fu che la Costituzione vieta referendum sulla materia di trattati Internazionali: e il piano nucleare italiano è derivato dall'accordo Euratom. La questione è stata esaminata dai promotori anche sotto questo profilo^ giuridico, e Mario Capanna: è ottimista: «La nostra proposta è ineccepibile». '■ L'à "Córte Costituzionale dovrebbe decidere entro gennaio. Ma anche in caso di placet il Parlamento potrebbe liquidare la consultazione intervenendo sul tre articoli di legge che si vorrebbe abrogare. Il comitato promotore però non dispera e conta di aggregare in Parlamento un •partito antinucleare», trasversale a tutti i gruppi. Che non si tratti di un tentativo irrealistico, radicali e demoproletari lo ricavano anche da questo: hanno firmato per il referendum socialisti come i deputati Sodano e Lodigiani e gli europarlamentari Mattina e Zagari, comunisti come Renzo Imbeni, sindaco di Bologna, tutto il gruppo della sinistra indipendente, da Rodotà a Bassanini. i Anche spulciando tre le altre firme si scoprirebbe un arco di consenso molto ampio, svincolato da schieramenti di partito. I radicali segnalano le adesioni di alcuni intèilé'ttuali, non molti'fBri?-' no Zevi, Fernanda Plvano, Luigi Comencini), di quattro Consigli comunali al completo (Carovigno e Avetrana in provincia di Brindisi, Gravina in provincia di Bari, Vernilo in provincia di Firenze, Dosalo in provincia di Mantova). Fra le altre firme, alpinisti come Walter Bonatti e Reinhold Messner, i direttivi compatti di Geologia democratica, Psichiatria democratica e uno sconosciuto Partito umanista, qualche attore, qualche cantante, molti consigli di fabbrica. Delle tre norme che si vuole abrogare, la prima autorizza la costruzione di centrali nucleari anche senza il consenso del Comune e della Regione nel cui territorio si trova il sito prescelto. La seconda autorizza finanziamenti a quel Comuni e a quelle Regioni che accettano di accogliere centrali nucleari e centrali alimentate da combustibili diversi dagli idrocarburi. La terza consente all'Enel la partecipazione alla realizzazione e all'esercizio di centrali nucleari estere, come il reattore al plutonio di SuperPhenix. L'abrogazione delle prime due norme sarebbe di per sé sufficiente a mettere in forse il futuro di una strategia energetica nucleare, dato che alla difficoltà di trovare siti con caratteristiche geologiche e ambientali idonee ad ospitare una centrale si sommerebbe la necessità di ottenere 11 consenso del Comune: e finora le amministrazioni comunali coinvolte si sono dimostrate assolutamente restie alla coabitazione. La consegna delle schede alla Cassazione è stata fatta coincidere dal comitato promotore con il quarantunesimo anniversario dalla bomba di Hiroshima. Imprevista invece l'altra concomitanza: ieri là' Camera ha approvato uri' finanziamento di-240 miliardi all'Enea; un emendamento accolto vincola però l'ente a non utilizare quei fondi nel campo dei reattori veloci e a destinare dieci miliardi allo studio delle fonti energetiche alternative. Guido Rampoldi
Luoghi citati: Avetrana, Bari, Bologna, Brindisi, Carovigno, Firenze, Hiroshima, Italia, Mantova, Roma
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