Gli scheletri nell'armadio di Marco Neirotti
Gli scheletri nell'armadio Gli scheletri nell'armadio 1111111 II I ì 111 II 1111 > M1111111111 II [ I i 111111111111111111111 11 11 o e mi o o o il io n o ln o gi o on a e di e tti E adesso c'è chi già la chiama «burla di Torino». Dopo il clamore, ecco dubbi e sorrlsini, ecco chi tira in ballo un film — Amici miei — e i suoi feroci scherzi o, addirittura, le false teste di Modigliani • trovate- a Livorno. Quasi non ci fosse di mezzo un'inchiesta giudiziaria. Quattro passi fra laboratori e pazienti confermano: molti credono d'aver trovato riscontro alla sfiducia nella sanità nazionale; altri, al bar. esibiscono il ghigno della vendetta e gridano stima per chi «ha tirato il colpo-. Sono amareggiati gli analisti, scuotono la testa — solidali — medici e chirurghi. In corso Toscana, la situazione è tornata serena: «Lunedi qualcuno contestava — dice l'infermiera Anna Calliano —. Ieri erano gentili-. Tutti? « Uno voleva indietro i fogli, per andare altrove-. Ci è andato? «Ho capito e si è fatto far gli esami qui». Intanto si discute sull'inchiesta. Il dottor Giulio Stramignoni, coordinatore sanitario dell'Usi di corso Toscana, spiega: •Contestazioni agli esami? Non scherziamo. Tutti i giorni, in tutti i laboratori, si controllano le apparecchiature con analisi standard fornite dalle ditte. L'esame è sicuro-. Ma il tè all'aranciata... -Se l'obiettivo era dimostrare die si danno valori sema compiere analisi, è fallito: abbiamo segnalato il glucosio eccedente-. Quel che tutti contestano è la metodologia dell'indagine, n sovrintendente sanitario delle Molinette, dottor Rivara, commenta: «Per controllare un laboratorio ci sono mille strumenti-. Un esemplo? Meglio, dicono tutti, le urine d'un paziente con patologia stabilita. Per ora son venuti fuori caos e incertezza. Volano sospetti su «interessi di centri privati-, come dice il caposervizio delle Usi, prof. Enrico Concina, e veleggia il sorriso del ■presidente dei biologi' italiani, prof. Edoardo Lamberti: «Il té spacciato per urine è il tipico scherzo che si fa alle matricole, niente più-. Peccato che di più non sapremo fino al ritorno dalle ferie della dottoressa Virginia Borgani, partita dopo il boom. I medici e l'infermiera si dicono «amareggiati per il clamore fatto attorno a un normale procedimento chiamato a evidenziare valori, non a stabilire il tipo di liquido». Qualcuno si chiede: •Ma non potevano riconoscere il trucco dall'odore?». Non scherziamo: nei secoli scorsi c'era chi metteva il naso nella provetta, ma oggi — partendo dal presupposto che di urina dovrebbe trattarsi — si esaminano le caratteristiche attraverso procedimenti chimici. Non entra nella storia della medicina, ma in quella dell'aneddotica, l'episodio che racconta Concina: sotto gli occhi adoranti d'un allievo, 11 professor Angelo Ceconi — clinico del primo Novecento — controllava le urine d'un paziente; non convinto, acchiappò d'improvviso un dito dell'allievo, l'intinse nella provetta, glielo cacciò tra le labbra e in dialetto disse severo: «Ciucia». Marco Neirotti
Persone citate: Anna Calliano, Concina, Edoardo Lamberti, Enrico Concina, Giulio Stramignoni, Modigliani
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