In Spagna tornano i mori di Tito Sansa

In Spagna tornano i mori Tutto esaurito: i miliardari arabi hanno sostituito i turisti Usa spaventati da terrorismo e dollaro In Spagna tornano i mori In aumento gli europei, c'è il boom degli inglesi - Madrid spende in pubblicità un terzo di Roma, ma il turismo spagnolo «scoppia di salute» - Le attrezzature perfette fanno dimenticare il mare non troppo pulito DAI. NOSTRO INVIATO MARBELLA — Non ci sono quasi più turisti americani quest'anno in Spagna. I giornali iberici scrivono che hanno mieclo, paura, paura del terrirismo, quello basco dell'Età, ma soprattutto quello arabo. Le disdette da oltre Atlantico hanno cominciato ad arrivare subito dopo gli attentati del 27 dicembre agli aeroporti di Fiumicino e di Vienna, quando ' i terroristi annunciarono che i prossimi obiettivi sarebbero stati gli aeroporti di Madrid e di Atene. Nel suo complesso l'industria turistica spagnola non risente molto di queste disdette, poiché gli americani sono meno del 2 per cento del totale di oltre 43 milioni di vacanzieri stranieri registrati nel 1985. Ma per gli alberghi di lusso a Madrid, soprattutto il Ritz, con il 75 per cento di clienti Usa, è un disastro e per i «cinque stelle» della Costa del Sol, è .una perdita che viene definita «orare». Ho cercato un americano a Madrid la scorsa settimana, ma invano. Al Palace, famoso negli Stati Uniti perché vi abitava Hemingway (c'è sempre il suo tavolino dove lavorava molto e beveva di più), non c'era neppure un americano. L'ultimo, uno scrittore a nome Josephs, era partito alcuni giorni prima. Quaggiù nell'esclusivo Marbella Club, durante una festa, me ne hanno indicato uno la scorsa notte, come una rarità. Un famoso dentista di New York. Ma è scomparso prima che potessi avvicinarlo. Venuti a mancare gli americani, certi spagnoli che fino a ieri gridavano «yankee go home», ora cominciano a dire «yankee come back». A Marbella, la località forse più lussuosa e certamente la più cara della Costa del Sol (a differenza dal resto della Spagna qui si possono spendere anche 120 mila lire per una cena), il turismo comunque va molto bene. Al posto degli americani sono venuti gli arabi. E' un ricorso storico all'incontrarlo. Nel 1492, l'anno in cui da Oranada, qua vicino, furono cacciati i musulmani che avevano occupato la Spagna per otto secoli, Cristoforo Colombo sbarcava in America; quest'anno che sono scomparsi gli americani ritornano gli arabi a spendere milioni nelle gioiellerie. Un albergo, 11 Don Carlos, è di¬ ventato un bivacco di arabi, intere famiglie soprattutto libanesi si fermano per mesi interi. Uomini con baffi seguiti dalle mogli grasse con chador e tanti bambini. Oli spagnoli non li amano, con dispregio li chiamano moros e rimpiangono i grìngos, gli americani, che almeno quando partivano lasciavano le camere in ordine, mentre ora bisogna ogni volta rimetterle a nuovo. Ma i moros hanno tanti tanti soldi e le mani bucate. Li sopportano anche perché sono tranquilli e per esempio la scorsa settimana, quando al Don Carlos è scoppiata una bomba messa dall'Età, la quale ha ferito un bambino, i libanesi, abituati alle bombe di Beirut, non si sono turbati. A Los Monteros, invece, dove una bomba era scoppiata tre settimane fa, quei pochi americani che vi alloggiavano sono partiti d'urgenza. •Secondo me è stata una scusa — dice un funzionario dell'ufficio turistico della Costa del Sol —. Il motivo vero della loro fuga sono stati gli ultimi ribassi del dollaro'. Chi rimpiange gli americani è il conte Francesco Perlac, un italiano che dirige il lussuoso Don Pepe. Visto che i suoi clienti avevano paura di passare per Madrid, era riuscito a convincere la compagnia aerea Iberia a fare scalo un paio di volte a Malaga direttamente da New York prima di proseguire per la capitale. E' stato in primavera, quando sulla Costa del Sol è alta stagione per i giocatori di golf. Qui a Marbella esistono ben sette campi di golf a 18 buche, in tutta l'Andalusia ve ne sono 25, altri sono in costruzione. .E' il paradiso dei golfisti — dice il conte Perlac —. Gli inglesi, per esempio, arrivano con l'aereo che parte da Londra alle 6 del mattino, alle 10 sono già sui campi, ripartono nel pomeriggio, alle 18 sono di nuovo a casa». Secondo Perlac il segreto del successo turistico della Spagna non sta tanto nei prezzi competitivi ('benché — dice — quando vado a Veneaia o a Roma con mia moglie mi dispiace spendere 400 mila lire per notte, quando qui ne posso spendere solo 200 mila') quanto ai molti svaghi e alle molte attività che vengono offerti. «La gente in vacanza ha bisogno di fare qualcosa o almeno di sapere che può fare qualcosa — dice —. Noi offriamo golf, corride, spettacoli, bridge e non c'è albergo sulla costa che non abbia la sua piscina, i suoi campi di tennis, la scuola di vela e di surf a pressi accessibili a tutti. In Italia questa struttura è quasi inesistente, il turista è obbligato su spiagge affollate e se non ha la barca è perduto.. Il mare non è particolarmente pulito, ma ci sono le piscine, per giocare a tennis non occorre prenotarsi con giorni di anticipo, il noleggio di una barca è alla portata di tutte le borse e poi non ci sono radio chiassose né petulanti venditori di tappeti o di noci di cocco. In quanto al terrorismo, nessun europeo se ne accorge. In questi giorni gli alberghi della Costa del Sol e di tutte le coste spagnole sono al completo. E' aumentato il numero degli europei, c'è il boom degli inglesi. Questi aumenteranno ancora, secondo le previsioni, ora che il principe Carlo d'Inghilterra e sua moglie Diana andranno ospiti del re Juan Carlos a Palma di Maiorca. «Il turista non è intelligente — dice il conte Perlac —, ha bisogno dei suoi divi, re, principi, attori, miliardari, e li segue. Se Reagan fosse andato a Londra alle nasse del principe Andrea con Sarah certamente gli americani si sarebbero tranquillizsati e sarebbero tornati in Europa. E' andata la sola Nancy e non è bastato*. La segreteria generale del turismo spagnolo sta ora facendo uno sforzo enorme per incrementare ancora l'afflusso di stranieri. Soprattutto verso l'interno del Paese che, al contrario delle coste, è desolatamente vuoto. L'equivalente di 4 miliardi e mezzo di lire è stato speso per pubblicità su grandi giornali come Time, Newsweek, L'Express, Herald Tribune, Financial Ti¬ mes; 13 miliardi di lire sono stati destinati alla promozione in 15 Paesi (1 miliardo soltanto per l'Italia) all'insegna del sole dipinto da Mirò. .E' uno sforzo enorme quello che stanno facendo gli spagnoli' dice un funzionario italiano, fornendomi statistiche. Da queste risulta però che tra il 1983 e il 1985 l'Italia ha destinato alla promozione turistica una somma tripla di quella spesa dagli spagnoli, noi rispettivamente circa 28, 22 e 23 milioni di dollari l'anno (ogni volta più di 30 miliardi di lire), mentre la Spagna ha speso solo 7 milioni di dollari all'anno. «Quali sono stati i risultati? — domanda il funzionario che desidera rimanere in incognito —. Spendendo un terso il turismo spagnolo scoppia di salute, il nostro è in fase di stanca. La verità è che qui la propaganda è centralissata a circuito integrato, mentre noi stiamo disintegrando. In Italia si buttano miliardi e non si è ancora capito chi fa la propaganda, l'Enit oppure le Regioni e ciascuna per contro proprio, l'una contro l'altra. Basta andare alla Fiera del turismo a Berlino, la più grande del mondo, o al Salon des loisirs et des vacances a Parigi, al Fitur di Madrid, al Salone di Losanna, o anche al Bit di Milano, per constatare che non ci siamo, che non abbiamo capito niente'. Tito Sansa

Persone citate: Carlo D'inghilterra, Cristoforo Colombo, Hemingway, Juan Carlos, Mirò