Animali dalle mille risorse
Animali dalle mille risorse Animali dalle mille risorse Si riproducono a getto continuo, sempre Io stesso cibo fa male e porta alle malattie I piccioni sono sul banco degli imputati. Li si accusa di essere troppi, di diffondere malattie, di lordare con i loro escrementi, fortemente azotati e corrosivi, statue e monumenti, edifici e opere d'arte. Per contro, ci sono molti che li guardano con simpatia, che li considerano un lembo di natura vivente sceso dal cielo a ingentilire le pietre brulle della città, che s'impietosiscono della loro sorte quando si parla di misure di sterilizzazione per il controllo delle nascite. Chi ha ragione? Le storie dell'Homo Sapiens e del piccione s'intrecciano fin dal lontano Neolitico. Quando l'uomo da cacciatore diventa agricoltore, i primi insediamenti umani danno ospitalità ai piccioni. Si scopre che hanno carne tenera e gustosa e s'incomincia a praticare la colombicoltura in vari Paesi del mondo. In questo millennio l'allevamento ha dato origine a oltre 140 razze discese tutte dal piccione selvatico (Columba livia). In tempi recenti, tuttavia, i piccioni sono sfuggiti al controllo diretto dell'uomo. Pur vivendo a stretto contatto con la popolazione umana, sono ritornati selvatici. Che siano aumentati spa¬ ventosamente di numero è fuori dubbio. Una volta li decimavano i nemici naturali, i predatori: astori, sparvieri, civette, falchi pellegrini, donnole, gatti selvatici, animali che la caccia ha annientato o ridotto drasticamente di numero. E per i piccioni è incominciata l'età dell'oro: niente nemici, cibo a profusione, ripari nelle innumerevoli nicchie delle costruzioni umane. In quei ripari, dove nessuno li disturba, si riproducono a getto continuo (mentre in natura i piccioni selvatici covano solo 2 o 3 volte l'anno). Coloro che danno mangime ai colombi, spinti da un mal inteso amore per gli animali, non si rendono conto che non solo incentivano la sovrappopolazione dei volatili con tutti gli inconvenienti che derivano, ma fanno anche il loro danno. Perché somministrando un unico tipo di alimento, frenano lo stimolo degli uccelli a procurarsi il cibo più variato che offre la natura e favoriscono l'insorgere di malattie da carenze alimentari. Ci sono, poi, i portatori di ornitosi, malattia trasmissibile all'uomo, e quelli infestati da parassiti, come zecche, acari, cimici che possono compromettere la situazione igienico-sanitaria dei centri abitati. Non va dimenticato che le penne dei piccioni figurano al terzo posto, dopo polvere e polline, tra i fattori scatenanti le allergie. Ci sono dunque molti validi motivi per tenere sotto controllo la proliferazione dei piccioni urbani. In che modo? Naturalmente senza catturarli in massa con le reti per destinarli magari allo sport clandestino del tiro a volo e nemmeno facendoli morire barbaramente con i bocconi avvelenati. Ci-sono sistemi più umani per raggiungere lo scopo. In Francia, in Belgio, in Germania, in Svizzera si ricorre agli anticoncezionali somministrati insieme al mangime e i risultati sono incoraggianti. La popolazione dei piccioni si riduce notevolmente e, quel che più conta, migliorano le condizioni generali di salute degli uccelli. Bene ha fatto quindi il sindaco di Torino a vietare la somministrazione di cibo ai piccioni da parte dei cittadini. E' il primo ragionevole provvedimento di fronte a un'esplosione demografica incontrollata dovuta proprio all'ingerenza umana nel delicato congegno dell'equilibrio naturale. I. Lattes Coifmann
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