Il dollaro continua a rotolare (1430 lire)

Il dollaro continua a rotolare (1430 lire) Il dollaro continua a rotolare (1430 lire) I positivi dati sullUsa non bastano a DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — L'annuncio del calo della disoccupazione dal 7.1 al 6.9 per cento a luglio — è stata solo la terza volta durante la presidenza Reagan che essa è scesa sotto il 7 per cento — non ha fermato la caduta del dollaro, che ieri ha chiuso a Milano a 1430 lire contro le 1439 di giovedì, e a Francoforte a 2.08 marchi contro 2.09. La moneta americana e rimasta stazionaria, ma al livello minimo del dopoguerra, unicamente rispetto allo yen, a quota 154. grazie all'intervento della banca centrale giapponese: sulla piazza di New York, l'altro ieri, era comunque già precipitata a quota 153. segno questo, secondo i cambisti, che la sua crisi non e finita. Intanto prosegue il rial/o del prezzo dell'oro che liei pomerìggio a Londra e stato fissato a 361 dollari l'oncia contro i 357.50 del lixing di giovedì. La causa immediata della flessione del dollaro é l'affermazione di Shultz dell'altro ieri che esso deve continuare a deprezzarsi nell'interesse del risanamento della bilancia commerciale. Il Segretario di Stato non è digiuno di finanza, si parla di lui come del successore naturale di Volcker al timone della Riserva Federale e per di più apre bocca solo quando ha qualche cosa di importante da dire a nome del Presidente: la sua dichiarazione è stata presa molto sul serio. A monte della crisi del a disoccupazione frenare la caduta dollaro c'e però non il monito di Shultz ma la realtà nascosta del deficit commerciale, una realtà che la temere una recrudescenza della disoccupazione, nonostante il dato positivo di luglio (si pensi che la manodopera nazionale americana è arrivata al record di quasi 110 milioni di persone). L'istituto di Economia Internazionale di Washington, diretto dall'ex sottosegretario del Tesoro Bergsten. ha quantificato i danni che essa può causare: sono enormi, in pratica minacciano di condannare l'economìa Usa al ristagno. «JZ deficit commerciale» ha asserito Bergsten «può sottrarre 2 opiù punti percentuali alla crescita del prodotto nazionale lordo». Svalutare ulteriormente il dollaro non serve, ha spiegato l'Istituto di Economia Internazionale, a meno che il governo non riduca contemporaneamente i consumi interni, e non incentivi il riparmio. in modo da indirizzare gli investimenti e la produzione verso l'export, e da ridurre l'import. Cosi facendo, si risolverebbe il problema strutturale di fondo, che è quello della produttività e della concorrenzialità dell'Industria Usa. L'inazione significherebbe perdere anche i capitali stranieri e farli andare in Giappone, che è diventato il massimo Paese creditore al mondo: ciò aggraverebbe la crisi, perché la super potenza non riuscirebbe più a finanziare il disavanzo del bilancio dello Stalo. e. c. Schiacciato dal deficit commerciale

Persone citate: Bergsten, Shultz, Volcker

Luoghi citati: Francoforte, Giappone, Londra, Milano, New York, Usa, Washington