Casorati, il filo di Eros

Casorati, il filo di Eros UNA MOSTRA, 30 ANNI DI STUDI Casorati, il filo di Eros VERONA — In Castclvcc-' «-ilio Sergio Marinelli dedica — fino a settembre — una bella mostra a «Felice Gisorati a Verona», estesa anche ai rapporti e agli influssi sulla vivace cultura artistica (Attilio Trentini e il figlio Guido, Angelo Zamboni) e letteraria locale. Casorati, seguendo i capricciosi itinerari del padre militare, giunse a Verona da Napoli alla fine di marzo 1911 e vi si stabilì e operò — ivi compresa la svolta «simbolista» intorno al 1913 — fino alla chiamata all' armi nel maggio 1915. I rapporti con la città continuarono però durante il periodo, bellico, anche dopo il suicidio del padre, nel 1917, che causò il trasferimento dell'amatissima madre e delle sorelle a Vercelli e poi a 'l'orino, dove Casorati le raggiunse alla fine dell? guerra. Ancora nel 1918 Casorati presentò a una mostra verone'se «Pro Assistenza Civica» la sua prima grande antologica, con molte di quelle opere di li a poco «rinnegate» per scritto del nuovo amico-critico torinese, Piero Gobetti. E questo un nodo e un atteggiamento (legati alla personalità del maestro, fin troppo lucida da un lato — il ben noto «distacco aristocratico», l'«ironia» —, complessa e intricata dall'altro, dedita fin dagli inizi a ricchissime curiosità culturali), che hanno pesato a lungo su una critica condizionata e controllata forse più che da qualunque altro «pari grado» del Novecento. Gran merito di oltre cinquanta fra dipinti e terreéot'tc, più una trentina di disegni e incisioni, è quello di tirare le fila di un trentennio di rinnovate indagini: da Ragghiami e Perocco, attraverso le precisazioni cronologiche sull'opera grafica giovanile di Angelo Dragone su una prima traccia di Zeno Birolli, fino alla mostra dell'anno scorso a Torino, curata da Paolo Fossati e Mimiti Lamberti. : Più che di una rivelazione, •anche se sono numerose le opere inedite, si trattadel dipanarsi dei complessi fili di un ricchissimo tessuto intorno a celebri opere (o repliche-varianti, il che è già indicativo): prima della «svolta», Le vecchie comari del 1908-9, la stupenda Bambina, 1912, del Museo di Gent riportata in Italia dalla mostra torinese dell'anno scarso (che la mostra veronese documenta essere stata tratta da una fotografia di Ada Trentini, figlia di Attilio), le Signorine, 1912, di Gì' Pesaro a Venezia; dopo, Li Via Lattea, 1914, un frammento di Trasfigurazione, 1914; Scherzo: nova, 19M, Scherzo: Marionette, 1914, Giocattoli; fino alla prototorinese Alalia Anna De Lisi del 1918-Ì9, alle cui spalle incombe, vero e proprio «doppio» e oggetto-«ombra», la terracotta di Ada, cioè ancora una volta Ada Trentini. Da questo tessuto, molto letteralmente variopinto, emerge certo ancora una volta quella «abilità», «genialità» a cui il rigorista Gobetti attribuiva l'aggettivo «troppa»; ma anche una sorta di intrigante, contraddittoria volontà di abbinare allettamenti alla moda e al lusso borghesi (Casorati privatamente recrimina, ma certo persegue e sfida la grande e bella pittura da ' «Salon» modernista) con echi neanche troppo nascosti Casorati: «L'abbraccio» (19<)8) dell'intelligenza di fondo della gran pittura quattro-seicentesca e con inquietudini simbolicopsicologiche, brividi di sottigliezze erotiche. E' fin troppo facile, prima della svolta «estetistica» (comela intitola e-condanna Gobetti nel 1921), richiamarsi, in'con cetto e cultura, alle "giovani famittlle in fiore» di Proust. Nel 1908 il pittore scrive a una «gentile amica»: «Dipingo qualche fanciulla che non sappia la malizia della seduzione e eh; può inconsciamente sedurre». E certo, in questo Casorati 190912, come in Proust, emerge e si nasconde, in sottili giochi altrettanto intellettuali quando morbidamente emozionali una minuzia ottica, sull'arduo filo fra decorativismo e iperrealtà fotografica, abbinata a lente, musicali simbologie del la memoria e della vita. Quanto alla forma, al linguaggio, ai modelli culturali: la ricchezza di documenti della mostra impone uno sganciamento dall'abituale contrapposizione fra una prima ammirazione per lo spagnolo alla moda Zuloaga e una successiva «rivelazione» di Klimt alla Biennale veneziana del 1910. In realtà il raggio di interessi i del giovane Casorati è ben più ampio. Si immette da un lato in quella particolare area pittorica, specie dell'Europa settentrionale e slava, a suo modo erede dei Preraffaelliti e del primo Romanticismo tedesco, che «occulta» simbolismi, decadentismi, modernismi decorativi sotto apparenze di accentuato illusionismo ottico. Ne fa parte a pieno titolo Klimt prima di assumere la guida del decorativismo «bizantino» della Secessione, ed è certo questo Klimt (i grandi ritratti «di alta moda», i paesaggi) a interessare primariamente Casorati, come testimoniano disegni come il noto, ed esposto, J<ludo di vecchia del 1911, e un quadro-chiave come il Sogno del Melograno. D'altro lato, il fondamentale — per tutta la vita — antimpressionismo (e conseguente antidivisionismo) non esclude, accanto all'amplissima conoscenza della grafica di area tedesca (e più in là credo, anche slava e russa), un parallelo interesse per la cultura della Revue Bianche. Più di un'opera, fino all'esposto Nudino che pare fosse originariamente datato 1915, evoca per me irresistibilmente il nome di Vuillard. Quanto alla «svolta», che alla mostra attinge il suo vertice, accanto alla Via Lattea, nella straordinaria Preghiera dipinta, per supremo decorati vismo, su fustagno, ancora una volta non basta Klimt. Il filologo Casorati assorbe (si annette) tu,cta Vienna, da Gerstl — il ritratto di Mary Bozzo — a Kolo Moser, i Vasi di fiorì, la Maschera egizio-isecessionista in terracòtta verni ciàt'a. Ma '.ancora una volta, come i Girasoli esposti a Ca' Pesaro nel 1915 traspongono fra Vienna e Berlino le nevro si provenzali di Van Gogh, Marionette collocano Verona a metà strada fra Vienna e Pari gi, mentre il singolarissimo interno di famiglia // Tè, probabilmente dipinto in un; pausa bellica, è in realtà difficilmente giudicabile nell'attuale stato di conservazione, addi rittura fa pensare alla Mon tmartre di Suzanne Valadon t di Marie Blanchard. Marco Rosei