La moda-estate come un film dì Hollywood

La moda-estate come un film dì Hollywood La moda-estate come un film dì Hollywood LA scelta più importante dell'estate 1986 riguarda l'orlo delle gonne (di pantaloni si parla meno, ma non è detto che non se ne debba parlare): gonne cortissime o lunghissime? Negli Anni Settanta era vietato scegliere. La maxi doveva convivere con la mini, anzi runa non poteva fare a meno dell'altra: oggi c'è un'inversione gustosa quanto intelligente, infatti la donna sceglie, in nome della liberta e della disinvoltura, la gonna lunga per il giorno, morbida, lieve, appena arricciata, trasparente, da portare con una maglietta ultra sport o invece vampesca, con lo scalfo all'americana, ma anche con una giacca mascolina, secondo l'insegnamento di Armarli; però la sera indulge alla minigonna, al tubino scollato, aderente e ultracorto. Scegliere se l'orlo deve battere al di sopra del ginocchio o viceversa raggiungere il polpaccio, è però appena l'inizio d'una scorribanda nel poliedrico gusto di quest'estate. Infatti: si opterà per la gonna plissé in lino, in seta bianca come per il tennis ma naturalmente molto allungata, sotto una tunica tutta bianca? O ci si lascerà tentare dalla gonna ampia, ma rigidetta, da safari in città o da ricevimento coloniale in collina, fra toni bruciati e crudi, terracotta e avana? I tessuti di cotone, veloci nell'lmpadronirsi degli spunti, dei colori e delle frammentate fantasie futuriste, accendono la gonna scampanata e ricca; intanto, prepotente, ritorna il jeans da usare non nella mini di buona memoria, ma in lunga, affusolata, gonna diritta d'un bell'azzurro celestiale. Colorate, invece, in viola, giallo, verde, blu cobalto, le gonnelline corte e tese. Minimo comun denominatore per tutte queste gonne le scarpe bassissime, ma tutt'altro che sportive. Anzi, proprio a questo accessorio sembra affidata l'eleganza e insieme delegato l'accento capace di sottolineare il tono dell'insieme. Della Valle ricama fiorellini sulla tomaia blu notte, Aldo Sacchetti gioca al patchwork di minuscoli quadratini tono su tono, un unico colore digradante in pelle lucida come stagnola, per pianelle e sandalini. Scarpette bianche, mocassini o francesine, accompagnano anche i pantaloni più nuovi (cioè più risuscitati). Pantaloni larghi come pigiama, da diva degli Anni Trenta. Di Uno o di seta, bianchi, beige, écru, arricchiti dal drappeggio o fluenti e abbottonati dall'anca alla caviglia, quindi con possibili spacchi laterali, questi pantaloni vogliono la giacca corta o il bluson basso sul fianco. Sono scelti dalle affiliate alla Marina di Jean-Louis Scherrer per una crociera lungo stazioni di vacanza al mare. A terra basta uno spolverino, una NApesimcamicia-goli di tespalle, drappegmata ale del diesul fianadatti sdi lino oSi puòzare della partemicia e per la meglio in vita, lo e i gini di cproprio nare gl stmoderna, il baffo riprende a ornare sottonasi giovani e meno giovani. E l'uomo baffuto torna a piacere. Ma come si coltiva un bel baffo, specialmente nel periodo estivo a continuo contatto con il sole o con l'acqua marina carica di salsedine? Le regole esistono, sono poche ma vanno puntualmente seguite. Il baffo dev'essere tenuto pulito con meticolosa costanza. Al mattino va lavato assieme alla faccia e dopo ogni colazione, sia esso folto o rado, va sempre mondato. Ogni due giorni, poi, occorre fargli lo shampoo. Poche gocce schiumeggianti fatte roteare fra 1 peli con colpi decisi del dito indice e del medio. A Torino, in piazza Bodoni, c'è «Linea Uomo», un salon de beauté unico in Italia. E' esclusivo per uomini e contiene solarium, cabina estetica e ricca lista di consigU per shampoo e profumi, di cui alcuni creati proprio per baffi. Uno shampoo .Crabtree e Evelyn, all'olio di avocado (costa suUe 10 nula lire) va bene per il baffo duro e ribelle. Se Invece siete di pelo C9 E' quello del seduttore, dell'intellettuale rivoluzionario, del timido che si dà un tono, di chi vuol sembrare cattivo. Baffi con tante fogge e per scopi differenti. Che sarebbe stato Clark Gable glabro o quale popolarità avrebbe avuto Walesa senza «spioventi» o ancora come immaginare Hitler senza i suoi tipici e terribUi baffetti? L'Accademia nazionale degli acconciatori maschili ha catalogato quattordici tipi di baffi con nomi che vanno dai «romantici» allo «stUe city», da quelU «alla polacca» a quelU «alla francese», dal taglio «Secondo Impero» a quello folto detto «a spazzola». Dopo l'età d'oro dell'Ottocento, 11 baffo ha subito una lunga decadenza fra le preferenze estetiche , maschili. Sembravano quasi tramontati i tempi in cui i peli tra naso e bocca facevano sospirare beUe signore o rendevano orgogliosi i loro portatori. Ma Vico, si sa, ha sempre ragione con i suol ricorsi storici e oggi, nella cosiddetta epoca po¬

Persone citate: Aldo Sacchetti, Clark Gable, Della Valle, Hitler, Louis Scherrer, Vico, Walesa

Luoghi citati: Hollywood, Italia, Torino