Mare di San Benedetto del Tronto una spiaggia che odora di buono di Ermete Grifoni

PIACERI DELL'ESTATE: MARE & MONTI PIACERI DELL'ESTATE: MARE & MONTI Mare di San Benedetto del Tronto una spiaggia che odora di buono DA qualche settimana a San Benedetto del Tronto le passeggiate serali hanno per mèta il molo di Levante del porto peschereccio, da qualcuno ribattezzato «Jonathan's Way». L'attrazione è notevole e suggestiva: illuminato nella notte, quasi emergesse dalla scogliera dove il mare batte mansueto, spicca sullo sfondo il monumento a ' Jonathan Livingston, insolito personaggio assurto a simbolo di un'etica spesso dimenticata, quella dell'intimo impegno alla perfezione. Jonathan è il gabbiano indimenticabile protagonista di un libro di Richard Bach, scrittore e pilota di alianti, un gabbiano «ribelle» che lascia il branco del compagni per volare più in alto in modo perfetto e solitario, cosi come accade a chi non si immiserisce nella routine quotidiana. Lo scultore Mario Lupo ha tradotto con una felice idea la fiaba esemplare di Jonathan, lo ha posto solitario, ad ali aperte, al som¬ mo di un cerchio di acciaio di oltre dieci metri di diametro. «In mare i gabbiani seguono le barche per mangiare, ma in fondo sono gli unici a tenerci compagnia», dicono 1 pescatori, «per questo abbiamo voluto il monumento». Non per niente i sambenedettesi, gente impavida, hanno l'orgoglio di essere stati pescatori su tutti i mari del mondo. Jonathan simbolizza cosi lo spirito di una città che nonostante cresca e si trasformi ha sempre il cuore nel suo porto. Luogo di villeggiatura di ottimo richiamo, un lungomare di dieci chilometri con decine di alberghi fiancheggiato da migliaia di palme e oleandri in fioro, un clima mite, che molto ricorda l'Oriente mediterraneo, San Benedetto rimane per cultura, tradizione e ambiente uno dei maggiori centri pescherecci italiani. L'arrivo dei natanti la mattina all'alba, per chi voglia alzarsi di buon'ora, l'asta del pesce (oggi elettroni¬ ca, un tempo «alla voce») nel vicino mercato, offrono diversi motivi di interesse. C'è un museo ittico che raccoglie le rarità marine portate dagli stessi pescatori e una mostra delle corichiglie nel mondo raccolte nella vicina Cupra Marittima (aperta fino al 24 agosto), ci sono le tradizionali feste della Madonna della Marina, con un carrp processionale a forma di prua, che quando appare riempie di luci e di campane i vecchi quartieri popolari. In una città còsi è consigliabile, a chi ama piatti di pesce fresco, un giro nelle trattorie poco note, nelle vecchie cantine «vino e cucina», fuori dei consueti itinerari gastronomici reclamizzati dalle guide. In questi posti occorre tenere conto di due fattori, il tipo di cucina e il prezzo. La cucina del vero pescatore sambenedettese è semplice, non conosce spezie e aromi, usa olio con parsimonia per non soffocare — dicono le donne — il sapore del mare. C'è talora un pizzico di pe¬ peroncino, anche perché l'Abruzzo è a due passi. Tovaglie quadrettate, niente giacche bianche e farfalline, pochi tavoli, se c'è stato mare brutto il locale chiude oppure offre bistecche. I prezzi variano, secondo le qualità del pesce. Ventiventicinqucmila lire di solito bastano per antipasto, primo e secondo. Sogliole e scampi fanno lievitare il prezzo. Il pesce di piccola taglia è più fresco perché prodotto giornalmente; si diffidi inoltre di code di rospo o di altre specie di fondo non servite con la testa nonché del pesce che si stacca facilmente dalla spina. Ma detto questo ci si avvii pure con fiducia alla «Trattoria dell'arco» o meglio «della Pelosa», che era una zia baffuta dell'attuale proprietaria, oppure dalle partì del Labirinto, che è il cuore del vecchio quartiere dei pescatori, «da Ida», «da Venturi», «da Zampetti» che fa maccheroni col nero di seppia o «da Lelli» in via Roma, posti dove il pesce fresco è sicuro. Alla «Magnana» in via Manzoni si trova anche la «papalina» fritta, traduzione locale dei liguri bianchetti. Di fianco al porto, alla «Stella polare», un ex circolo di marinai, non più di venti tavoli, listino attaccato alla vetrina, Gino serve risotti e arrosti notevoli. Ma presto la Stella scomparirà inghiottita dalla vicina zona industriale. Soltanto su prenotazione e a menù fisso (tra cui chiocciole di mare e code di rospo in «potacchio») c'è. vicino al porto, /il «Grottino Dea». Un posto poco conosciuto, ma che lascia un eccezionale ricordo è poi il «Belvedere» di Grottammare Alta, a conduzione familiare, rifornito da un apposito peschereccio. Péppe e Franca servono freschissimo quanto è finito nella rete. Inoltre la vista è stupenda, omaggio della casa. Ma con il Belvedere siamo già ai locali inseriti nelle guide. Ricorderemo allora i tortelloni di pesce de «Il Gambero» (al centro), gli antipasti di «Mattia» a Porto d'Ascoli e del «Roma» in piazza Nardone, i «pruni» della «Vecchia Campana» vicino alla torre del paese alto e il brodetto de «Il progresso» (in viale Trieste) che è il più antico e noto locale sambenedettese. Vi sostarono Schipa, Mascagni e Beniamino Gigli, negli Anni 20 anche André Gide che andava in Abruzzo e che rimase estasiato, narrò, dalle vele d'oro delle paranze che pescavano in coppia. Marcello Camiscioni è il mago del brodetto sambenedettese. fatto con pomodoro acerbo, peperoni rossi, aceto, fette di pane abbrustolito sul fondo e dodici qualità di pesci, tante quanti gli apostoli, e nessuna tradisce. Ermete Grifoni

Persone citate: André Gide, Beniamino Gigli, Jonathan Livingston, Lelli, Mario Lupo, Mascagni, Richard Bach, Schipa, Venturi, Zampetti

Luoghi citati: Abruzzo, Cupra Marittima, Roma, San Benedetto Del Tronto