Al Nido dell'Aquila nel bunker di Hitler cafeteria sul panorama salisburghese

Al Nido dell'Aquila nel bunker di Hitler cafeteria sul panorama salisburghese Al Nido dell'Aquila nel bunker di Hitler cafeteria sul panorama salisburghese E9 una strada mozzafiato, con pendenze superiori al 22 per cento, sttapiombl e gallerie in pietra viva. Nessuna auto o motocicletta: per disposizione del governo bavarese vi transitano solo autobus Mercedes dal motore rettificato e con freni speciali. Uno ogni mezz'ora. Per tredici marchi — 10 mila lire — lasciano sulle morbide alture di fronte a Berchtesgaden verso-quota 1837.. Li, un piazzale accoglie viaggiatori freddolosi e intimoriti. L'autista, prima di sbarcarli, ha pronunciato un neutrale 'Kehlstein, fine corsa*, ma il nome che durante l'ascesa risuonava nel parlottare delle comitive era diverso: Adlerhorst. il Nido dell'aquila. Eccola, su in alto, la villa fortezza che riusci a mitizzate persino le rare vacanzj di Hitler. Cinque minuti di pazienza e scenderà a raccoglierci un grande ascensore in ottone lucente che scorre in uno spazio ricavato nei fianchi della montagna. L'aquila (a parte quelle vere, tuttora ammirabili dal belvedere) era naturalmente il FUhrer, quasi a personificare lo stemma germanico. Migliala di chilometri più a Nord, un altro rifugio, questa volta bellico, incarnava la stessa metafora, mutando però animale da preda: Wolfschame, la Tana del lupo. Rastenburg, acquattata tra le abetaie prussiane, non è sopravvissuta alla spartizione della zona tra Polonia e Repubblica sovietica lituana. Cosi resta soltanto questo nido dell'aquila. \ L'ascensore approda quasi nel centro. C'è un locale pasti ò cafeteria, il grande porticato esterno, la tavernetta Scharitskehlstube, che era la camera di Eva Braun. Nell'angolo, 11 caminetto regalato da Mussolini. Una rara foto a colori mostra i due futuri sposi proprio qui davanti: FUhrer in piedi, sorriso" di vago imbarazzo, lei a stringergli il braccio. Con qualche insistenza è' possibile vedere lo stanzone caldaia, dove un vecchio motore di sottomarino funziona da generatore alternativo. Fu Martin Bormann — onnipresente factotum di Hitler — a ideare YAdlerhorst. Stabili gli dovesse venir donato per 11 cinquantesimo compleanno, 20 aprile '39. Fece requisire terreni, mise all'opera Fritz Todt (tristemente noto per aver massificato 11 lavoro coatto), escogitò soluzioni ingegneristiche d'avanguardia. Lavorando giorno e notte, pure d'Inverno, il lavoro fu ultimato in dodici mesi. Hitler apprezzò la sorpresa, ma lo zelo del suo segretario non venne eccessiva¬ mente premiato: soltanto cinque visite In tutto, brevi e un po' distratte. Poi, nel maggio '45, arrivano le truppe Usa. Curiosamente, proprio i liberatori alimentarono il mito delYAdlerhorst. Una guarnigione sovietica era a Rastenburg e la bandiera rossa Miller con Eva nel «Nido» sventolava sul pennone della Cancelleria berlinese. Bisognava far tesoro di questo residuo santuario nazista travestito da chalet per weekend. Cosi arriva Eisenhower, lo Stato Maggiore, fotografi e giornalisti. Gli Usa ristrutturano american style il rifugiò confiscate, e solo nel '52 lo cederanno al governo bavarese, retrodatando peraltro l'atto notarile di 5 anni. I turisti Usa abbondano tuttora. Difficile che un tedesco motivi la gita In ricordo del. passato, ma gli angloamericani praticano con disinvoltura 11 pellegrinaggio hitleriano. E all'Inevitabile negozio di cartoline chiedono «santini» nazi come agguerriti nostalgici. Vengono accontentati, perché 11 materiale non monca. Anche giù, Intorno allo spiazzo da cui muovono gli autobus, il Fuhrer lasciò ampie tracce. Amava questa zona, germanica per sbaglio tanto l'ambiente alpino ricorda 11 look d'Austria, e solleciti «fedeli» gliela misero a disposizione. Venne ampliata l'originaria casetta di-Hitler, ma Goering e Bormann ne vollero altre vicine. Poi il bunker. Immancabile, la caserma 55, un gigantesco albergo che ospitava ammiratori in viaggio premio, l'impianto fumogeno per stornare attacchi dal cielo. Qui ricevette Chamberlain e l'ex re Edoardo VI con Wally Slmpson, umiliò il cancelliere austriaco Schuschnlgg, chiese l'impossibile al ministro degli Esteri polacco Beck. E quest'area poteva divenire, secondo Goebbels, l'ultima trincea del nazismo, il ridotto entro cui affrontare. ben protetti, l'offensiva alleata. Un bombardamento angloamericano nell'aprile '45 devastò il complesso e al resto provvidero 1 militari di presidio con la dinamite, nei giorni seguenti Del Berghof — arredato da Hitler e dalla Braun (vera «signora dell'Obèrsalzberg» come fu scritto) utilizzando stufe tirolesi, pannelli, mobili indecisi fra stile rustico o di rappresentanza — rimane solo qualche linea, a indicare le fondamenta. L'ex ostello per i fans ospita invece il General Walker Hotel, appannaggio di ufficiali Usa o Nato. Entrare non è impossibile, ma occorrono permessi. Migliore fortuna per la locanda Zum TUrken. già quartler generale del reparto SS: messa nuovamente in piedi a guerra finita, offre un'ampia sezione di bunker, visitabile. Lunga scala, poi Inizia l'intrico dei corridoi, tra grate, feritoie da cui potevano venire azionate le mitragliatrici e 1 grandi canili sotterranei riservati al dobermann, sorveglianti efficaci. Far correre l'Immaginazione non è difficile, come segnalano i graffiti multilingui sulle pareti. Uno a caso: «Hermann, Fritz e gli allievi tìeUa...(illeggibile) classe al FUhrer se mal tornerà qui: ttentl Eva ma non rompere: e. bn.

Luoghi citati: Aquila, Austria, Berchtesgaden, L'aquila, Polonia, Usa