Un periplo dei mille paradisi nella penisola a forma di cuore

Settimanale dei viaggi e della buona tavola Settimanale dei viaggi e della buona tavola Un periplo dei mille paradisi nella penisola a forma di cuore L, ISTRIA è una peni, sola a foima di cuore, seducente e misteriosa. Come si diceva una volta di certe belle donne, ha una duplice anima. Una è quella marinara, per meta sirena e per meta leone di San Marco, che si esprime con tutte le sue vele e le scie dei bastimenti. L'altra anima è quella contadina, scontrosa e asciutta, temprata da mille incursioni turchesche e da mille lotte feudali. Le brezze dell'Adriatico nutrono l'anima italiana, che la diaspora del dopoguerra non ha spento; con 1 rèfoli di bora irrompe da Nord quella slava. E' un mondo di frontiera, che non è solo geograflco-politica, ma anche etnica e culturale. L'Istria è un posto che per secoli ha vissuto di rabbie e oggi, per collettiva saggezza, porta i segni della convivenza e della comprensione. La terra degli istriani è piena di contraddizioni e insieme di armonie paesaggistiche e architettoniche, è un immenso scrigno che custodisce l'essenza di una civiltà: i castellieri degli antichi Illiri, le pietre romane, i mosaici di Bisanzio, gli affreschi paleoslavi, le calli e i campielli veneti, le piazzeforti della Kriegsmarine asburgica. In queste contrade un'avventura dello spirito è ancora possibile, anche se l'Istria, negli ultimi due decenni, è diventata uno dei poli europei del turismo estivo con 130 mila posti letto in alberghi e pensioni, centinaia di campeggi, molti porti nautici e tre casinò inseriti senza Inibizioni nel complesso meccanismo dell'autogestione socialista. L'atmosfera veneziana si respira nelle cittadine della costa, tra porticcioli e squeri, aria di salmastro e voli di gabbiani. E' un periplo che comincia a Capodistrìa, a una trentina di chilometri da Trieste, tocca Pola che è il punto più meridionale della penisola e si conclude, risalendo l'azzurro golfo del Quarnero tra le palme e gli oleandri di Abbazia. Siamo alle soglie dell'arcipelago dalmata con altri miti e altre storie. In ogni cittadina istriana c'è qualcosa da visitare o da Crveni Otok (isola rossa) a un un miglio e mezzo da Rovinio conserva tracce di edifìci romani e i resti di una abbazia benedettina verificare stuellando la guida (ve ne sono di molto buone): i marmi dello stravagante Palazzo Pretorio di Capodistrìa, i colori solari dei palazzi di Pirano dove nacque il genio musicale di Tartini, i mosaici dorati di Parenzo con la bizantina basilica Eufrasiana, la rinascimentale e barocca Rovigno arroccata su uno scoglio slanciato sul mare. Infine i grandi spazi di Pola. città castrense, con le sue vestigia romane: il Tempio di Augusto, ma soprattutto la splendida Arena che oggi ospita 11 Festival del cinema jugoslavo (il suo utilizzo commerciale ha suscitato proteste e polemiche). Queste nobili cittadine sono le perle di una collana arricchita da decine di centri balneari: Gli jugoslavi vi hanno investito miliardi, puntando soprattutto sul turismo di massa dei Da Capodistrìa ad Abbazia passando per Pola e il golfo del Quanta ro uno dei più suggestivi paesaggi marini ospita 130 mila posti letto, buoni campeggi, porticcioli nautici e tre casinò. La novità della stagione si chiama Brioni grandi villaggi onnicomprensivi e sui megacampeggi. I più noti punti di riferimento dei vacanzieri di mezza Europa sono Katoro vicino a Umago. Piava e Zelena Laguna nei pressi di Parenzo, la zona di Capo Promontore a Sud di Pola. Le agenzie turìstiche forniscono pacchi di dépliants di queste località che non hanno più segreti e dove la concorrenza tra gli autogestori jugoslavi è allegramente spietata. Una caratteristica propria della costa Istriana sono i campeggi e i nuclei di bungalow, segnalati dal mitico cartello .Fkk., sigla che sta per Freikórpische Kultv.r, vecchia mania igienista tedesca che vuol dire naturismo. Da evitare la parola nudismo. Due sono le capitali storiche dell'abbronzatura integrale: Koversada. vicino ad Orsera, sconfinata megalopoli naturistica e l'Isola Rossa, di fronte a Ro vigno. In questo periplo pieno di luce e di vasti orizzonti, vi sono alcune soste speciali. Per esemplo, vale la sosta la classica Portorose. immersa in un trionfo di vegetazione subtropicale. Nelle sale del Grand Hotel Metropol impassibili croupiers amministrano i tavoli verdi del più grande casinò della Jugoslavia. Oppure si può sostare sulle profondità pescose del Canal di Leme. fiordo che si insinua nel ventre della terraferma. O nella penisola di Lanterna, vicino a Cittanova. con folte pinete, un mare incredibilmente limpido e piccole colonie di discreti seguaci del naturismo. C'è poi la grande novità: l'arcipelago di Brioni ex residenza del presidente Tito. L'isola maggiore è ora aperta a visite guidate. E' necessario rivolgersi all'ufficio turistico di Fasana. Le isole Brioni celano alcune gemme esclusive: un grande parco abitato da cervi, mufloni, scoiattoli, un museo etnografico e i resti splendidi di due ville romane. I centri della costa rappresentano altrettanti punti di partenza verso l'interno, un mondo fatto di pietra carsica, di querceti e rosse doline. Un luogo magico è l'antica Nesazio, castelliere degli Istri dove re Epulo con i suoi uomini preferi darsi morte piuttosto che cedere all'assedio dei romani. Nesazio si trova nei pressi di Pola, sulla strada dell'aeroporto. Oppure Valle (in croato Baie) sulla strada RosignoPola: un paese quattrocentesco disabitato, una città fantasma dove tra vecchi portali e fieri balconi nei vicoli echeggiano solo i passi del viandante. Ancora da vedere sarebbero Grisignana (Groznjan). centro di artisti e sede estiva della 'Jeunesse Musicale» : Montona (Motovun) con i suoi baluardi co¬ struiti a trecento metri d'altitudine sopra la valle del Quieto; Vermo (Beram) dove la chiesetta di Santa Maria custodisce drammatici affreschi gotici con l'eterno tema della Danza della Morte o Materata, piccolo paese di contadini dove vive e lavora lo scrittore Fulvio Tomizza. L'interno dell'Istria è fatto di valli e altipiani e i paesi sorgono su alti crinali: i campanili si stagliano contro il cielo e si confondono con i cipressi che li circondano. Nelle vallate, le dolci distese degli ulivi e dei vigneti. La duplice immagine dell'Istria, la diversità dei sapori, si ritrova nel suo vino. La Malvasia, di un giallo dorato, è morbida e profuma di fiori. Il refosco è rosso e terragno e odora di muschio. Anche la cucina è di frontiera e da qualche tempo è stata riscoperta da esperti appassionati Lo sono — ad esempio — i proprietari del ristorante dell'.Antica Tamerice, di Promontore (Premantura). Milena, istriana, prepara i migliori astici della costa e i risotti di mare più fragranti; Mido, che è serbo, regna su una griglia di carni principesche e offre un'inebriante zuppa fatta di vino rosso, chiodi di garofano, zucchero e pane contadino. Nella trattoria «Da Giovanni», alle foci del Quieto tra Cittanova e Parenzo, il pesce è «vivo» e il sapore degli scampi insuperabile. La raffinatezza del tartufo istriano, impreziosita da un servizio inappuntabile, contraddistingue il ristorante «Astarea» di Verteneglio (Brtonigla), non lontano da Buie, dove il proprietario, un vecchio cuoco di bordo originario di Dubrovnik, elargisce con dovizia antica signorilità ragusea e tradizionale ospitalità istriana. Infine, sotto l'ombrellone si possono leggere due libri per capire meglio l'Istria: il dramma umano di Pier Paolo Vergerlo, descritto da Tomizza nel romanzo «/I male viene- da nord» e le storie conradiane di mare e di costa, raccontate da Fulvio Molinarì in un piccolo volume intitolato «La cagnassa.. Sergio Canciani