Una Shéhérazade colorata con le note

Jazz Jazz Una Shéhérazade colorata con le note •Clarence Williams and Eva Taylor 19251926», Swaggie Becords. - Per professione Clarence Williams era l'organizzatore delle sedute discografiche della OKeh: di qui il suo ruolo chiave nella storia del jazz. Ma fu anche grande e completo musicista: pianista, compositore, arrangiatore. In quasi tutte le rare matrici riproposte da questo disco ci sono interventi vocali di Eva Taylor, affettuosa moglie di Clarence ma cantante appena accettabile. Il resto però è jazz 'top quality.: Williams sapeva scegliere i musicisti e qui sono tutti grandissimi. Qualche nome fra quelli che rendono il disco necessario a ogni seria discoteca: Tommy Ladnier, Bubber Miley, Joe Smith, Jtmmy Harr!son, Buddy Christian, Cyrus St. Clair (re del basso tuba), Coleman Hawkins (qui agli esordi), Bus ter Bailey, Don Redaman, Charlie Irvis a .Big Cluirlie. Thomas (straordinario cornettiStai. SE c'è un pezzo che s'ascolta volentieri neW'Otium. un po' sfibrante d'una serata estiva questo è proprio la celebre Suite sinfonica che RimskiKorsakov compose nel 1888, divagando liberamente intomo alle Mille e una notte e intitolandola al nome della sultana Shéhérazade. La Deutsche Qrammophon ne pubblica in questi giorni una nuova esecuzione ad opera di Lorin Maazel e dei Bertiner Philharmoniker: un'esecuzione che incanta proprio per ciò che di più incantevole possiede la musica di Rtmski, vale a dire l'irresistibile bellezza del colore. Ascoltandola ci si ricorda, sulle prime, del monito di Stravinski: «Non è certamente un buon segno quando in un lavoro la prima cosa che si noti sia la sua strumentazione; e 1 compositori in cui si avverte questo fatto — Berlioz, Rimski-Korsakov, rtavel — non sono 1 migliori compositori»; ma procedendo nell'ascolto di Shéhérazade code ogni riserva. Il colore si carica qui d'una tale autonomia espressiva da riscattare ogni superficialità (ancora Stravinski: «Non posso negarne il lato superficiale: poiché ovviamente non c'era nulla di profondo né nella natura di Rimski, né nella sua musica»). Naturalmente, il pericolo che minaccia ogni esecuzione di Shéhérazade è quello dell'estetismo a buon mercato; la .veduta, orientale cincischiata nel frammentismo illustrativo. Ma la bacchetta di Maazel è li miglior garanzia contro quest'insidia. Tesa, lucida, asciutto la.sua concertazione prosciuga ogni ridondanza senza nulla sacrificare della fantasmagoria sonora. Trova conferma, insomma, una mia radicata impressione: acccusato talvolta di freddezza questo direttore riesce magnificamente in quelle musiche talmente calorose di per,sé da non aver bisogno d'alcun empito aggiuntivo. Personalmente ho un debole per il suo Puccini: lacrime, sì, ma pure e trasparenti come cristalli. Maazel sa trattenere questo repertorio, ridondante di colori e di sentimento, entro t margini di un salutare senso formale: ascoltate la sua Shéhérazade e avvertirete sin dalle prime note un singolare connubio di anima e precisione, l'esaltazione del bello, dell'illusorio e del sensuale insieme al rifiuto categorico di ogni sentimentalismo. Complice la smagliante prestazione dei Filarmonici di Berlino, l'esecuzione della grande fantasia di Rimski sale a livelli di vera perfezione: luci ed ombre, sciabolate di colori taglienti come lame di scimitarre e gli arabeschi del violino solista (Leon Spierer) che disegnano la sinuosa figura di Shéhérazade. La presa del suono è perfetta e porta in luce tutta la successione prospettica dei piani sonori definiti dalla concertazione di Maazel: dagli sprazzi di luce accecante del triangolo e dell'ottavino all'oscurità sempre aerea e trasparente dei bassi, anch'essi protagonisti nella complessa polifonia timbrica dell'orchestra di Rimski. Paolo Gali arati Fimski-Korsakov, «Shéhérazade», Orchestra Filarmonica di Berlino diretta da Lorin Maazel — DG. Lilian Terry

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