E la donna scopri l'orrore nel quotidiano di Angela Bianchini

l'orrore nel quotidiano l'orrore nel quotidiano ECCO davanti a noi una antologia. L'orrore al femminile, 20 autrici di narrativa gotica, nera, fantastica (Oscar Mondadori, 315 pagine, 8000 lire) che pone subito due quectionl interessanti: prima di tutto, l'identità dei due curatori, dagli Improbabili nomi di Elinor Childe e John O. Plnamonte, e poi l'elemento femminile in quel tipo di narrativa che è, appunto, chiamata -gotica, nera, fantastica-. La risposta alla prima domanda non richiede grandi sforzi, In quanto gli pseudonimi di conio Regency nascondono due saggisti ben noti: Anna Luisa Zazo, che è anche abile creatrice di «rosa» storici, e Gilberto Pinzi Per la seconda, assai più importante perché sostiene tutto l'edificio dell'antologia, conviene rifarsi all'Intervento della Zazo stessa, dove si offre la definizione dell'orrore, sentimento composito, di cui fanno parte -la paura, il terrore, il brivido e il raccapriccio-. ognuna di queste scelte è cosi diversa che meriterebbe un discorso a sé se non altro come sfaccettatura della psiche femminile.' Perché mal 1 terrori suscitati dalla guerra e dalla prigionia in Aphra Behn ricordano il racconto realistico della prigionia presso gli indiani dell'americana Mrs. Rowlandson, quasi contemporanea della Behn? E si veda, a questo proposito, 11 bel libro di Mai-Illa Battilana, Tre donne del New England, edito da Quattroventi, Urbino. E perché altre autrici, Vernon Lee e 1_ Highsmlth, per esemplo, Incarnano ossessioni e manie in soggetti maschili e non femminili? E, d'altronde, se per la donna l'orrore nasce dalla realtà quotidiana, perché non includere quel piccolo classico dell'attenzione femminile sovvertita che è la Carta gialla (scrìtta da Charlotte Perkins Gilman nel 1892 e pubblicata dalla Tartaruga nel 1976), dove la carta da parati si trasforma in prigionia per la donna infelice? Ma c'è un aspetto dell'orrore quotidiano al femminile di tipo, diclamo, domestico, che merita una riflessione a sé. Lo troviamo nella novella dell'Héptameror. dove l'adultera, costretta dal marito a convivere con le ossa e 11 teschio dell'amante ucciso dal marito, è poi da quest'ultimo generosamente perdonata. Pur volto a fini moralistici, si sa che il «nero raccapricciante» di Margherita di Navarra dipende In gran parte dall'umor nero di Bandello e più ancora dall'inventiva del suo vero modello, il Decamerone. Infatti dell'adultera francese, ci sono prefigurazioni in Boccaccio: sia la paziente Griselda sia la più ribelle Ohimunda di Rossiglione che si butta dalla finestra quando scopre che il cibo servitole dal marito è semplicemente il cuore dell'amante ucciso. Da questi esempi sembra chiaro che, nella pratica antica di servire 1 resti umani del propri nemici, l'oggetto privilegiato di slmili attenzioni, da re Alboino a Rosmunda in poi, sono sempre state le donne, meglio se spose adultere. scrivono un libro. La cucina futurista, che ora Longanesi ristampa (pagg. 254, Lire 18.000). Ci si trova la ricetta del •Carneplastlco», con varianti (pagg. 32, 34,134). Ci si trovano altre ricette che qualcuno vorrà provare, o provar a immaginare «Ouerralnletto», «Scoppiaingola», «Pollofiat». Gli esperti che si sono già. occupati di questo libro hanno espresso pareri diversi. Secondo Massimo Alberini, «1 futuristi di cucina non sapevano niente». Secondo Folco Portinari sono stati i precursori della nouvelle cuisine. Secondo altri, i due pareri non sono diversi, anzi coincidono: siamo liberi di pensare che percorrere la nouvelle cuisine vuol dire appunto, esattamente, non sapere niente, di cucina. La parte più interessante del libro forse è quella finale, dedicata al «Piccolo dizionario della cucina futurista», che si spropone di italianizzare il lessico: dice .Traidue- e non sandwich , •Peralzarsi- e non dessert, -Polibibita* e non cocktail, .Poltiglia- e non puree, -Pranzoalsole- e non picnic, -Qulsibeve- e non bar. A questa piccola ma sincera e precoce battaglia di Marinetti per la purezza dell'idioma patio, ovvero per l'autarchia linguistica, o forse per il neopurismo non presta attenzione il recente libro di Gabriella Klein, La politica linguistica del fascismo (Il Mulino, pagg. 234, Lire 20.000). Peccato: la storia è fatta anche di cose poco serie, e gli Anni 30 eroi no anche una puree, una poltiglia di cote da ridere. Giampaolo Dcssena Dal gotico antico Bisogna che di questi elementi nessuno manchi, ma l'essenziale sembra essere la paura. Infatti, -quando a dilatarla, a sublimarla, a tingerla di mistero, di grandezza, di raccapriccio entra in gioco l'immaginazione: questo forse è l'orrore-. Quanto all'orrore femminile, si tratta, in genere, ci dice la Zazo, di -orrore quotidiano-: -non l'invenzione di quel che è orribile (o orroroso?) perché strano, ma la scoperta di quanto vi sia di orribile in quel che non è strano. Insomma, l'aspetto segreto di realtà consuete svelato dall'immaginazione-. Si capisce dunque come questo orrore non sia soltanto quello del romanzi gotici inglesi, spesso definiti -tales of terror- (ricordiamo, però, che è stata tentata una distinzione critica tra terrore e orrore gotico, e Mario Praz Individuò addirittura un nesso tra la fioritura del gotico e l'elemento femminile, di -nervi a fior di pelle-, nel Settecento), ma risalga a molto più lontano. Nella nostra antologia c'è dunque un -Gotico antico-, che inizia con YHéptameron rinascimentale di Margherita di Navarra, continua con la secentesca Inglese Aphra Behn e Madame d'Aulnoy che nella sua fiaba 17 ramoscello d'oro mette appena «un briciolo d'orrore-. Poi il Gotico nero, che è colore tipico di Ann Radcliffe, di Mary Shelley, diventa parodia nella Jane Austen di Northanger Àbbey e stinge, invero un po' goffamente, nel Bacio della morta di Carolina Invernizio. Oli Altri orrori non sono soltanto più moderni, ma «alieni, realtà capovolte... e anche realtà sdoppiate-: e qui si può andare dalle rappresentazioni visionari eromantiene di Wanda Sacher-Masoch all'efficacia, futurista di Rosa Rosa e a un classico moderno quale L'uomo che studiava le lumache di Patricia Highsmlth. Ne abbiamo nominate appena alcune, ma Nel vaso di basilico Ma non si può ignorare come la vicenda letterariamente più valida di amore-orrore stia, ancora una volta, in Boccaccio, nella novella cosiddetta del «testo di basilico»: il, nel vaso di basilico, la fanciulla Isabetta ha accuratamente sepolto la testa dell'amante uccisole dai fratelli e l'innaffia ogni giorno con le sue lacrime fino al momento In cui i fratelli glielo tolgono ed «ella se ne muore di dolor poco appresso-. E, davanti a slmile perfezione di -orrore domestico-, quotidiano al femminile, o, comunque lo si definisca, orrore puro, vlen fatto di chiedersi: non sarà per caso toccato in sorte agli uomini proprio perché lo hanno amministrato cosi bene e a lungo, nel confronti delle donne, il descrìverlo nel modo più efficace? Bi Angela Bianchini

Luoghi citati: Rossiglione