Parlano ancora le voci di Spoon River di Ruggero Bianchi

Parlano ancora le voci Parlano ancora le voci di Spoon River Aoltre quarant'anni dalla prima uscita in Italia, «L'antologia di Spoon River. continua id aumentare il proprio pubblico. Il libro di Edgar Lee Masters è cosi vivo che se ne tentano nuove traduzioni, viene portato anche sulla scena. Generazioni di lettori conoscono le storie dei personaggi che * dormono dormono dormono sulla collina* nella versione appassionata e ormai mitica di Fernanda Pivano, che la Einaudi ristampa regolarmente, quasi anno per anno. Ed ecco ora arriva in libreria una traduzione di Alberto Rossatti, con introduzione di Viola Papetti e testo a fronte (Rizzoli Bur, 569 pagine, 9500 lire). «L'antologia di Spoon River. è in effetti una di quelle opere che segnano la cultura del proprio tempo e si ritagliano una nicchia nella storia della letteratura proprio per il rapporto che riescono a stabilire con un numero inaspettatamente alto di lettori. Opere uniche e irripetibili, che finiscono per identificare da sole il proprio autore, incapace di ritrovare in altri scritti la vena che ne ha determinato la fortuna. Avvocato di provincia come il padre ma con ambizioni di drammaturgo, Masters sarebbe probabilmente rimasto un mediocre autore di periferia se, ispirato dall'Antologia Palatina e ansioso di proporne .in qualche viodo un si fosse quasi di colpo trasformato in una sorta di 'tombarolo dell'anima: ricostruendo in versi (inizialmente pubblicati sotto pseudonimo) le vite e le morti della gente semplice della sua terra e ricavandone un quadro variegato e dolente di esistenze oscure ma a loro modo esemplari. Ne vennero fuori, nell'arco di pochi anni, più di duecento liriche brevi: epitaffi patetici o amari, disillusi o appassionati, commoventi o drammatici, narrati in prima persona dai morti stessi sepolti nei luoghi da lui frequentati, i tranquilli cimiteri di campagna di Petersburg e di Lewis town, presso i fiumi Sangamon e Spoon. Voci che dicono con intensa nostalgia o crepuscolare rassegnazione, ma sempre con un senso acuto e inquietante dell'unicità miracolosa dell'esistenza, il senso di una vita ormai perduta o l'angoscia di non essere riusciti a trovare in essa senso alcuno (se non ora, da morti, troppo tardi) o il rimpianto di averlo smarrito giorno per giorno o all'improvviso. Voci di uomini e donne, di vecchi e di bambini, di-criminali e di suicidi, di figure pubbliche e di persone oscure, accomunate tutte da un attaccamento alla vita che la morte non ha affatto spento ma semmai rafforzato. Pubblicato nel 1915, il volume fece scandalo, non solo tra i compaesani di Masters, sconvolti da quel suo mettere in piazza segreti e dolori seppelliti nel cuori prima che sotto le lastre di marmo, ma anche presso un pubblico più vasto, impreparato a quel suo discorrere in apparenza spregiudicato di delitti Illustrazione di Will Barnet e di infrazioni, di tensioni illecite e di debolezze segrete, di passioni proibite e di gesti disperati. C'era troppa concretezza in quei versi, troppa vita vera nelle parole di quei morti, per non suscitare a caldo polemiche forti. Ma per queste stesse ragioni l'Antologia di Spoon River divenne col tempo uno dei testi poetici più frequentati dai lettori di ogni livello e particolarmente dai giovani, che in essa coglievano il sapore romantico, naturale e antico, di una vita comunque meritevole di essere vissuta e alla quale nulla, nemmeno la morte, riusciva a sottrarre bellezza e valore. E se per gli americani fu come ritrovare un altro Whitman, un nuovo canto¬ re dell'unicità della grandezza di ogni 'filo d'erba*, di ogni singola esistenza per quanto miserabile o anonima; per gli italiani fu anche un riscoprire l'autenticità dietro la retorica, la realtà vera del quotidiano contro la magniloquenza vuota di un fascismo che aveva ormai consumato i propri miti. Negli Stati Uniti, il volume era apparso all'inizio della prima guerra mondiale. In Italia esso usci soltanto nel 1943, nel corso di un'altra guerra (più o meno nello stesso periodo in cui veniva presentato Piccola citta, un dramma che pareva riecheggiarne 10 spirito e gli umori), voluto da un Cesare Pavese operante ormai in condizioni di semiclandestinità, alla vigilia della chiusura della casa editrice Einaudi. Su questo volume (come rievocherà poi in 'America rossa e nera-), Fernanda Pivano, allora giovane traduttrice, imparò a conoscere e a far conoscere, sulle orme del suo grande maestro, la letteratura americana: quella più 'Vera*, più democratica, e assieme più ribelle. Pavese le raccontò tra il serio e il faceto che, per eludere la censura, il permesso di pubblicazione era stato chiesto per un'antologia di S. River, come se River fosse stato un santo. Santo non lo era, ma qualcosa di sacro In quel volume forse esisteva davvero, .come.jlimastra.Aa fortuna -Paese nel corso di quarant'anni. La traduzione della Pivano ha venduto più di 300 mila copie nelle ventinove edizioni Einaudi (Nue, Struzzi, Supercoralll e anche scolastiche), ma anche una traduzione più recente e meno nota, quella della Ciotti Miller per la Newton Compton ha raggiunto le nove edizioni. La traduzione di Rossatti, che possiamo leggere ora, è precisa e fedele, anche se inevitabilmente più critica e meno appassionata. Quante altre edizioni potrà raggiungere questo piccolo vademecum tascabile della vita e della morte? E' difficile dirlo. Oggi (è notizia recente) si parla dì sepolture nello spazio, di ceneri sparse tra il vento solare e 11 pulviscolo cosmico. Segno che i sepolcri non interessano più e che il desiderio di dimenticare sta prendendo il posto della volontà di ricordare? Ruggero Bianchi

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti