Anche sul rock sventolano bandiere e politica

Anche sul rock sventolano Anche sul rock sventolano . rpuTTO è politica* «/.I si diceva tempo addietro, quasi a giustificare ogni gesto, ogni levata di capo, ogni sospiro come una scelta di campo, o uno schieramento sicuro. Mica vero: nel grande mare della produzione discografica ci sono gruppi, gruppetti e cantanti che si guardano bene dal prendere posizione, e anzi proclamano la convenzionalità, la conservazione, la normalità del messaggio a tutti i costi. Forse anche il non fare politica ha significati di opzione ideologica, ma allora tanto vale occuparsi di coloro che, magari senza una bandiera precisa, si sono però posizionati su un versante ben identificabile: attraverso i suoni, le parole, gli atteggiamenti, i chiaroscuri del cuore e della mente. E tre dischi in uscita, pochissimo estivi per intenzioni e per confezione, rimarcano la tesi di una limpida chiarezza d'idee: con Communards, Big Country e Van Morrison ci troviamo di fronte a culture e generazioni diverse tra loro, che, in qualche modo, finiscono per interagire. Innanzitutto i Big Country di Stuart Aduninoti: si centellinano con cura, non sprecano pallottole come i migliori pistoleri e i loro album assumono così il carattere del piccolo evento. The seer (Il chiaroveggente) arriva a quasi due anni da Steeltown, disco ruvido, persino brutale, di sapore operaista già nell'immagine di copertina: qui si vede invece un'aquila che sovrasta il mondo, ma i suoni non sono cambiati e anzi in Eiledon, uno dei brani più significativi, si ascolta «Qui è la forza per noi, per cambiare il vecchio in nuovo, per pulire 1 nostri occhi da anni nebbiosi e vedere il futuro attraverso». / Big Country sono oggi la voce tonante di una canzone ardita, combattiva, che non indietreggia: il gruppo anglo-irlandese non disdegna la citazione ' di arie tradizionali, ma in sostanza quello è un rock fulminante, aspro, passionate, livido, importante, abrasivo per testi e suoni. Un'eccellente sorpresa, una gradita conferma. E' naturale, prolugamento linguistico delle fiamme e della generosità che alimentano il suo spirito d'irlandese di ferro, anche No guru, no method, no teacher, l'ultima rappresentazione su vinile della filosofia di Van Morrison. Il cowboy di Belfast, come è stato soprannominato tanti anni or sono, ha allestito con questo disco il suo capolavoro degli Anni Ottanta. Van Morrison torna a predicare un suo personalissimo recupero del candore, della verità, della pulizia delle origini, attraverso un magico e palpitante fluire di colori, di stati d'animo, di piccole grandi vibrazioni dove ricorrono anche gli strumenti e i suoni popolari della sua terra. Sotto questa luce No guru, no method, no teacher è da vedersi come un'opera letteraria, fatta di vicende e di situazioni che si intrecciano, uno splendido affresco al di fuori della storia, al di sopra dei calcoli commerciali, lontano delle tante truffe del rock'nroll: Van Morrison Ita colpito nel jegno. Ancora una volta. buono anche l'esordio a 33 giri dei Communards. nati per iniziativa di Jimi Somerville dopo il suo abbandono dei Bronski Beat, dovuto anche all'indebolimento della linea politica del gruppo. Somerville che ora ha trovato nel tastierista Richard Cole un valido interlocutore e compagno, fa del rock militante: difende e promuove la causa dei gay, è tra i fondatori del movimento Red Wedge, un'associazione legata al partito laborista che trova nella campagna anti-Thatcher il motivo di intervento più qualificante. I Communards vincono il confronto a distanza con i nuovi Bronski Beat, se non altro perché Sommerville è la più emozionante e convincente voce apparsa nel rock degli Anni Ottanta (avvicinabile per potere evocativo ed espressività, in campo femminile, a quella di Annie Lennox): anche i brani sono azzecati, comunque, forti di una bella varietà, fra temi veloci e ballate più tenere, e una 'punteggiatura* bizzarra, che sono il segno di forza del disco. Ed è a suo modo politico, genuino, di un sano vigore canzoni d'indipendenza ed amore. Ora queste serate hanno una testimonianza discografica. «The Abbey Tavern», sei ottime registrazioni dal vivo. Il disco si può richiedere direttamente al locale (Abbey Tavern Ldt., Lowth Dublin, telefono 322.006. 390.307).

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