John Scofield sei corde per Miles Davis di Enzo Gentile

John Scofield John Scofield seicorde per Miles Davis raffinatezza «acustica*, talvolta in sottile contrasto col dettami davisiani. che agli, ascoltatori tradizionalisti ispira impossibili speranze di un ritorno di Davis al passato. Il punto nodale è qui. E' Davis, invece, che influenza Scofield (non era difficile immaginarlo) convincendolo, certo senza volerlo, che lo stile vincente del presente e dell'immediato futuro sia la fuslon. Scofield dunque si mette in proprio, si circonda di tre giovani che al massimo si possono definire volonterosi, e risponde alle numerose chiamate dei festival europei di quest'anno. Troppo spesso, nel jazz, chi emerge cóme strumentista si sente in dovere, a un certo punto, di proporsi come leader. Fra le due qualità non c'è alcun rapporto, anzi spesso c'è opposizione. A ogni concerto, Scofield lascia l'impressio¬ ne di aver scelto con molta leggerezza i comprimari e di non essere un buon organizzatore della materia sonora; non a caso riesce a raddrizzare le sorti soltanto con qualche splendido brano per chitarra solista. Inoltre, il dozzinale jazzrock del quartetto non gli si attaglia per niente. Si può obiettare che i due long playing a suo nome più conosciuti in Europa (Live e Out like a light, entrambi per la Enja) sono piuttosto belli, specialmente il secondo. Ma entrambi hanno un indirizzo stilistico direrso, e nel trio di Out like a light è presente un poeta della musica e ael basso elettrico tiuai è Steve Swallow, la cui impronta appare tangibile. Nessun allarme, comunque, per ora: sbagliare è umano, e a trentacinque anni è ancora facile riparare, fay Enzo Gentile Illustrazione di Piero Figus

Persone citate: John Scofield, Miles Davis, Piero Figus, Scofield, Steve Swallow

Luoghi citati: Europa, Live