Zanussi: anche in Italia giudicate l'arte attraverso l'ideologia

A colloquio col regista polacco mentre va in scena il «Giulio Cesare» La scelta di Conrad e dì Gombrowicz, i suoi libri, i suoi autori A colloquio col regista polacco mentre va in scena il «Giulio Cesare» La scelta di Conrad e dì Gombrowicz, i suoi libri, i suoi autori Zanussi: anche in Italia giudicate Parte attraverso l'ideologia spesso il sopravvento su quelle estetiche. Un caso flagrante gli pare quello del regista sovietico Andrej Tarkovskij, i cui ultimi film furono giudicati in termini ideologici (sostiene): e non dal punto di vista che era il solo legittimo, quello della struttura. — Parliamo di lei, Zanussi. La sua formazione culturale quale è stata? Ha un passato di studi classici? «/ miei studi si sono indirizzati molto presto verso la fisica e la filosofia, due materie in un certo senso contigue; ed è con una formazione scientifica che mi sono avvicinato al cinema. Sono cresciuto in un Paese marxista, dove il marxismo era la religione di Stato. Facendo del cinema, e date le strutture del cinema nel mio Paese, inevitabilmente ìio lavorato e seguito a lavorare all'interno delle strutture ufficiali: — In che modo questo ha condizionato (se lo ha) il suo lavoro? 'Credo che per rapporto al marxismo ho superato quelle che chiamerei reazioni incontrollate. Ho sfruttato e assorbito molti elementi messi in luce dal marxismo, ma non ho mai considerato il marxismo una verità totale, una attività assoluta. Devo dire che il marxismo mi ha sensibilizzato alla realtà sociale*. stesso è un continuo processo di soluzione. Ricorderei a questo punto la mia formazione scientifica, che.sempre di più mi spinge ad affrontare questioni che coinvolgono le relazioni esistenti tra il punto e l'infinito*. — Torniamo al marxismo. Lei si pone in posizione dialettica, rispetto all'ideologia ufficiale del suo Paese? •Nel mio lessico, la parola dialettica haruna brutta reputazione, significa tentare a posteriori di dimostrare qualsiasi cosa. Se mi considerassi dialettico vorrebbe dire che mi considererei un mentitore-. — Secondo lei, questi suoi atteggiamenti si esprimono nella sua opera? • Credo che l'opera, ogni opera, può avere qualità ed esprimere tendenze e ideologie che non sempre collimano con le scelte dell'autore. Vn esempio flagrante è Dostoevskij*, i — Tutto questo ci porta alla sua visione del potere, la sua interpretazione del •Giulio Cesare», al teatro romano di Verona. •Ho ridotto il testo a due ore, dalle quattro e più che era in origine, eliminando anche molti personaggi, perché ormai al pubblico neppure William Shakespeare fa più paura. D'altra parte, non sono di quel registi che pensano che — Si considera cattolico? •Mi è sempre difficile rispondere a questa domanda. Posso dire che sono stato battezzato e aggiungerò che ho una tendenza al misticismo. Se poi sono cattolico o meno non e questo che importa, ma al contrario ciò che può essere la mia opera: ed è l'ope- l'arte debba essere trasmessa o imposta attraverso la sofferenza. (Ride). Mi fa piacere sapere che al teatro romano la gente ha buoni sedili, con schienali, e che i posti sono abbastanza lontani l'uno dall'altro. Comunque: ho in qualche modo scarnificato il dramma, lasciando però intatta la narrazione drammatica scespiriana. Nel dramma, e mi pare che la mia lettura coincida con quella del drammaturgo, il personaggio negativo è Bruto, l'assassino di Cesare, con la sua astratta intransigenza, il suo puritanesimo*. — Bruto è il suo Robespierre? •Direi proprio. Bruto è rigido, come il tribuno del Terrore. Ed è Cesare che ha ragione. C'è, inoltre, la questione della responsabilità individuale del popolo: ognuno di noi è colpevole per ciò che Cesare è diventato, ognuno di noi gli ha permesso di diventare quello che è. E' questo, a mio giudizio, uno dei nodi centrali del dramma: la metafora del potere e le responsabilità del popolo. E' una visione tragica del destino dell'uomo, un'indagine nella natura dell'errore, antinomica a ogni forma di ideologia*. — Degli autori polacchi, classici e contemporanei, può nominare alcuni suoi favoriti? •Direi subito, tra i molti, Josef Conrad e Witold Gombrowicz. Nell'epoca della grande oppressione, Conrad creò una visione eroica del destino dell'uomo, della coscienza, dell'uomo nella sua solitudine, e dell'artista. Fu, in Polonia, uno degli scrittori più letti, durante l'ultima guerra. Credo che bisognerebbe sempre mostrare gratitudine agli scrittori che nei momenti duri ci diventano vitali. Quanto a Gombrowicz lo stimo e lo amo anche quando mi irrita*. — Gombrowicz lo faceva deliberatamente, era un provocatore. •SI, a differenza di Witkiewicz, che è tutto spettacolo, Gombrowicz è sempre penetrante*. — In questa conversazione, lei ha usato spesso la parola artista... •L'artista, faccia egli del cinema o della letteratura. Krzysztof Zanussi ra che importa, non tanto chi l'ha fatta. Preferisco dire, soprattutto dopo certi abusi politici, che la mia visione del reale è una visione tragica. Considero ciò che chiamo visione tragica un momento di analisi e presa di coscienza di una realtà oggettiva che appare insolubile, nei suol problemi, e però al tempo Avrà un futuro il celebre marchio MILANO — Mercoledì scorso, dopo vari, mesi di trattative, la Longanesi .ha comi -prato la Salani. Chiediamo a Mario Spagnol, amministratore della Longanesi: cosa avete comprato oltre al nome storico di questa vecchia,casa editrice fiorentina decotta e morta due anni fa? I fondi di magazzino? Un po' di contratti con autori? •Questo e altro. Mediante l'acquisto della casa editrice ci siamo assicurati un affitto-triennale del suo sterminato archivio. Ci sono i disegni originali di tutti.i-libri Salani, il meglio dell'Ottocento fiorentino a cominciare da Carlo Chiostri. Questo patrimonio è "notificato dallo Stato in blocco": è un bene culturale- nazionale non esportabile e non smembrabile. Doppiamente prezioso se si:tien conto che tante case editrici l'archivio non ce l'hanno affatto. Quando son venuto a lavorare qui in Longanesi io non ci ho trovato neanche un disegno di Leo Longanesi, neanche uno*. — Goi material*, dell'archivio Salani cosa farete? Dei reprint nella linea dei vostri, «Tascabili del Bibliofilo»? -Spero qualcosa di più. Qualcosa che valga per Nr NARRATIVA ITALIANA Titolo «i :', ■ Rinascimeli Il ni Mattia Pascal Sotto II so!o giaguaro Il nome della rosa L'anno di don Camillo La ragazza dei passi perduti Gli indifferenti La storia Bagna I fiori e aspettami Zita del fiorì Mastro don Gesualdo La coscienza di Zeno Il piacere Uno nessuno centomila La donna del fili Canne al vento ,.£ett. 100 30 , b Editore » !0 Mondadori

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