Scrivere e morire per Madrid
Scrivere e morire per Madrid Picasso: «Guernica». pan. NEL marzo del 1937, alcuni personaggi spagnoli, artisti, politici, sindacalisti, intellettuali, dopo aver percorso in auto la pianura tra Barcellona e Valencia, si fermarono, al cader della notte, in un albergo sulla riva del mare. Vegliarono tutta la notte, parlando del destiro della Spagna, finché all'alba un'incursione aerea li uccise tutti. Questa parabola si trova nella Veglia di Benicarló di Manuel Azaria, allore presidente della Repubblica (Einaudi, 196S): il libro fu terminato nell'aprile del 1937, un mese prima che Azana cedesse il governo a Negrin, e pubblicato poi fuori di Spagna, nel 1939, quando, già caduta la Repubblica, Azana era in esilio, dove morì nel 1940. La Veglia di Benicarló, che dibatte suH'«organizzazionc razionale della vita spagnola», e, al contempo, sulla violenza delle rivoluzioni di questo secolo, ci mostra come la guerra civile spagnola sia stata, per il suo carattere intellettuale, diversa da tutte le altre, non paragonabile, per le forze spirituali e morali che vi si impegnarono, a nessun'altra guerra. Essa fu, e lo osserva Aldo Garosci che vi partecipò con la colonna Rosselli e fu ferito in Aragona, in quel libro fondamentale, dal titolo sintomatico Gli in- Parliamoìie Scrivere e morire per Madrid telkltuali e la guerra di Spagna (Einaudi, 1959), «il lampo nella notte che sveglia coloro che quietamente fino allora avevano dormito». Per la «grandezza che il suolo di Spagna sembra conferire a qualsiasi conflitto», per i legami strettissimi che sia i fondatori della Repubblica, Azaria, Valle-Inclàn, Bergamin, Fernando de los Rios, umanisti di tipo moderno, sia la vivacissima scuola poetica del 1927, sia" i superstiti della generazione del '98 (Joaquln Costa, Ortega y Gasset, Unamuno) avevano con 1 'intellig/ienzia di tutto il mondo, essa non fu solo «crisi di moltitudini, ma di una o più generazioni di intellettuali». «La Spagna offriva al XX secolo un 1848... Divenne possibile vedere la lotta tra fascismo e antifascismo come un reale conflitto di idee e non solo come la vicenda di dittatori che strappano il potere a deboli oppositori». Le parole di Stephen Spender spiegano perché rimanessero coinvolte in Spagna, con coperture e compiti diversissimi, persone totalmente opposte che tuttavia, per il loro stesso numero, non è neanche possibile cominciare a ricordare: da Spender stesso e W. A. Auden, George Orwell, Julian Bell, il nipote di Virginia Woolf, che vi perse la vita tre settimane dopo essere arrivato, con un'ambulanza, nel 1937, a Heming¬ way, Koestler, Malraux, Bernanos e Simone Weil. Spiegano perché i tanti libri dedicati alla Spagna portino sempre al centro il segno del conflitto e della pena: // labirinto tpagnob di Gerald Brenan, Dialogo con la morte di Koestler, Omaggio alla Catalogna di Orwell, Spagna nel cuore di Pablo Neruda. Ma vi sono altri aspetti singolari in questa partecipazione intellettuale alla guerra spagnola: nel Romancero della, resistenza spagnola di Dario Puccini, anch'esso testo fondamentale (prima edizione Feltrinelli, 1960), una sezione è costituita dall'omaggio di poeti di tutto il mondo alla Spagna. Nelle Memorias de la melancolfa, terza opera fondamentale della guerra spagnola, scritta da Maria Teresa Leon, moglie di Rafael Alberti, mai tradotta in italiano, l'autrice racconta come a inframmezzare la difesa all'ultimo stadio di Madrid, gli allestimenti di opere teatrali mentre piovevano le bombe, le fughe per salvare i capolavori d'arte, ci fossero, anche questo fino all'ultima partenza, i viaggi compiuti all'estero per ottenere gli aiuti, le presenze ai Congressi di scrittori antifascisti, insomma, i contatti con gli amici di rutto il mondo. L'inizio di questa guerra che taglia diagonalmente attraverso la letteratura del nostro secolo è di questi giorni, mezzo secolo fa. Ma forse si tratta di una storia senza fine: infatti sono appena uscite in America le memorie di Robert Merriman, comandante del leggendario battaglione americano Abramo Lincoln, più noto al pubblico come Robert Jordan, l'eroe che fa saltare il ponte in Per chi suona la campana di Hemingway. La vedova, che ha ora 74 anni ed ha anch'essa partecipato alla guerra civile, è riuscita a pubblicarle dopo anni di sforzi e di lotte, quasi per puro miracolo: sotto il maccartismo aveva addirittura ri- ■ schiato di vedersi bruciare il prezioso manoscritto e la vecchia gloriosa divisa. Angela Bianchini Ade! phi
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