Jazz

Jazz Jazz Oratorio monumentale «That Toddlln' Town: Chicago 192688», Swaggle Recj>rdsj___! Varie formazioni con i migliori musicisti dello «stile Chicago»: la risposta bianca, contemporanea alle storiche registrazioni degli Hot Five e Hot Seven, alla grande lezione del jazz di New Orleans emigrato nel violento Nord del gangsterismo e dell'alienazione metropolitana. Emerge un solo talento poetico, quello dello sfortunato clarinettista Frank Teschmaker, vittima di un incidente automobilistico nel 1932. Il resto, pur essendo degno di riascolto e di archiviazione, dimostra che la strada imboccata da questi volenterosi allievi- di Oliver, Armstrong. Ory e Dodds era una deviazione: un vicolo corto e senza sbocco, dove manca l'aria vivificante del grande jazz. L9 ORATORIO vé(1 #n, .genere^ musicale oggi un po' trascurato in Italia, sebbene proprio "qui abbia avuto origine, legato alle attività della Congregazione di San Filippo Neri. Si trattava di un intrattenimento edificante: un testo sacro, in latino o in volgare, musicato e cantato secondo i canoni estetici dell'opera barocca. A differenza di questa mancava di apparato scenico e si basava su di un testo drammaticonarratlvo. Uno dei maggiori studiosi dell'oratorio è Howard E. Smither, docente di Storia della Un convegno di musica all'Università del North Carolina. A lui si deve una monumentale «Storia dell'oratorio», dì cui la Jaca Bcok pubblica ora il primo volume ('L'oratorio barocco, Italia Vienna Parigi-, pagg. 379, L. 46.000). Lo studioso, forte di una documentazione vastissima, si-propone di fare il.punto sullo■ stato attuale~degli-studi-4n~questQ--oampo;-] Dal 1911, anno della pubblicazione della fondamentale •Storia dell'oratorio* del tedesco Schering (ripubblicata fino al '66), non era più uscito nessun libro di sintesi. In questo senso il lavoro di Smither è prezioso. La selezione che fa della sterminata produzione si basa su tre parametri: gli studi precedenti, il significato storico, il valore musicale intrinseco. Complessa e profonda, l'opera è rivolta soprattutto agli studiosi di musica. m. ver. critici e musicisti Naturalmente, hanno parlato di più i critici e ì giornalisti: è il loro mestiere. Luca Cerchiari ha sottolineato il progressivo e opportuno affrancarsi' del jazz europeo dai modelli americani, mentre Giuseppe Piacentino gli ha fatto eco tracciando un preciso quadro storico della produzione jazzistica del vecchio continente dal secondo dopoguerra a oggi. Da ' Gianfranco Salvatore à venuta una dotta. relazione su « Memoria, mimesi e maniera* e sulle tecnologie del jazz europeo, che fra l'altro ha messo in luce la centralità di personaggi come il chitarrista Django Reinhardt negli Anni Trenta e Quaranta e, oggi, di John Surman, Michele Mannucci, parlando sul •Gesto e l"improvvisazione nella contemporanea musica improvvisata europea*, ha insistito.sulla crescente componente gestuale e teatrale della cosiddetta musica creativa, che peraltro sconta origini e funzioni diverse rispetto alla ritualità e alla teatralità del jazz. Riccamente informativi sono stati i contributi degli studiosi stranieri, Jean Carabalona per la Francia, Mike Hennessey per la Gran Bretagna, Gunther Huesmann per la Germania Occidentale, Joan Giti cs per la Spagna (che ha alluso a un nascente 'flamenco-jazz*); Giser Smekal per l'Austria e Juerg Solothurnmann per la Svizzera. Le vie nazionali al jazz sono slate e- sono diverse, alcune legate più a lungo all'imitazione degli americani, altre meno. Il conseguimento dell'autonomia è ormai un fatto avvenuto: caso mai, al jazz americano si ritorna adesso per utilizzarlo coinè componente di contaminazioni con la musica colta o popolare di ciascun Paese, specialmente dove questa — come in Spagna — ha connotazioni particolarmente incisive. fay