non cesserò di essere tedesca

non cesserò di essere tedesca non cesserò di essere tedesca Berlino, 1 gennaio 1933 ire, per il suo libro su Max Weber Wesen im politischen Denken, atto molto piacere. Il fatto che ride da un motivo ben preciso: libro mi rendono a priori assai me. E non perché Lei veda in d, ma perché in lui scorga l'.esifichi nella •razionalità e umaesta presa di posizione mi cauil giudizio sull'impressionante ; Weber. ebrea non posso essere né famto il mio consenso che la mia ori-luogo. M ■Reritn& laGevma<ld'TiTbsofia*e io-poesia. Per tuttreiMaèmio dovere mantenere ere pertanto né favorevole né ozza affermazione di Max Weita della Germania egli sarebbe n il diavolo in carne ed ossa. (...) Hannah Stern • trito, lo scrittore Giinther Stern, \ders). mi immagino che sia lunedi e che io mi trovi a casa sua, che mi è tanto cara e familiare e che possa intrattenermi un paio di minuti da sola con lei e trovi il coraggio di dirle direttamente a parole ciò che per iscritto suona banale e cerimonioso. Io desidero ringrazlarìa per i settant'anni della sua vita, per la sua esistenza che già sarebbe stata sufficiente, per gli anni di Heidelberg, quando lei era l'educatore, l'unico che io abbia potuto ritenere tale; e ringraziarla per la felicità e il ■ sollievo che derivano dal vedere che si può essere educati in piena libertà. Da allora io non ho mai dimenticato che il mondo e la Germania, comunque sia, sono il mondo in cui lei vive, e il paese che le ha dato i natali. Desidero ringhiarla porla sua amicizia, che lei sa quanto valore abbiapUr ine* Essé'èun regalò immensamente grande, proprio perché il resto, cioè la sua semplice esistenza, sarebbe già stata per me sufficiente. (...) Le posso promettere che io non cesserò mai di essere una tedesca; vale a dire che io non rinnegherò nulla, né la sua Germania e quella di Heinrich (Heinrich Bliicher, il secondo marito, n.d.t), né la tradizione in cui sono cresciuta, né la lingua in cui io penso e nella quale sono state scritte le poesie che più amo. Non simulerò né un passato ebraico né un passato americano. (...) TORINO — Tommasone sta per sbarcare negli .: Stati Uniti. Il drago «inventato» dagli illustratori-scrittori Cristina Lastrego e Francesco Testa, sempre in combutta con il cagnolino Ciccio e la piccola Giovanna, verrà presentato ai bimbi americani tra pochi mesi, in due libri in corso di traduzione presso la Crown di-New York. E la californiana GMBH ne sta facendo preparare il pupazzo in Corea, per lanciarlo sul mercato'statunitense dopo l'estate.' Il fatto è a dir poco sorprendente perché mentre l'Italia è invasa da personaggi e pupazzi •made in Usa», gli americani sono praticamente -chiusi» all'importazione. Ma non basta: gli Stati Uniti prenoteranno anche la serie di cinquantadue cartoni animati di Tommasone e soci, che la Nippon Animation Company (quella di Heidi, per intenderci) sta producendo in collaborazione con Rai 1 e altre reti europee. Per il « trio» di Lastrego <fe Testa l'86 è dunque l'anno della popolarità. Cominciò tutto per caso. Cristina, con un'esperienza fumettistica maturata in Argentina, era approdata nei primi Anni Sessanta a Torino per studiare architettura; Francesco stava per laurearsi in filosofia. Si scambiavano messaggi-Peynet, fatti quasi essenzialmente di disegni, •attraverso» un tecnigrafo, una sorta di casella postale a metà fra là posta pneumatica e il vidèotelefono ante litteram. Un giorno un messaggio diventò macchia informe. Mio stimatissimo, New York, 19 febbraio 1953 La sua Hannah Cristina Lastrego e Francesco Testa con il loro pupazzo Wilko