Povero lettore sempre all'esame di Giampaolo Dossena
Povero lettore sempre all'esame Povero lettore sempre all'esame Nico Orango perché lui stesso non lo sa (Fofi). So bene che estrapolare delle riflessioni dal contesto di un discorso è scorretto, ma è anche vero che talvolta le generalizzazioni aiutano a vedere meglio di analisi troppo ravvicinate. Come si può vedere anche da questo minimo segno, la fine del Millennio è vicina. Minacciato dal metanolo, insidiato dai missili di Gheddafi, terrorizzato dalla nube di Cernobil e dalle polemiche tra gli scienziati, avvelenato da un inquinamento galoppante, deluso dalla banda Bearzot, il povero Lettore Italiano è continuamente sottoposto a una sorta di esame di maturità, in cui deve dimostrare di conoscere a memoria gli Inni sacri del Manzoni, l'estetica di Hegel e la filosofia di Kant. Se anche non viene rimandato a ottobre, lo si promuove a denti stretti, per la pace sociale, ma dicendo¬ Ernesto Ferrerò Xilografia di Cario Carosso a Il Don Camillo di Karen Thole (dalla mostra dedicata all'artista che si aprirà il 27 luglio nel Convento SS. Annunziata di Pontremoli) zior.' di Guareschi. E proprio perché scriveva semplificando, usando duecento parole, ha ancora successo, non solo in Italia, in tutti i Paesi del mondo». — Però il successo di Guareschi non si limita ai cuori semplici. C'erano una volta anche grossi cervelli che leggevano Guareschi. «Certo, posso testimoniare io. L'ho già scritto. Ero a Chicago nel 1952 a casa di Enrico Fermi. La móglie di Fermi, Laura, cugina di Moravia, mi disse che Fermi leggeva Guareschi e non leggeva Moravia». Facciamo una parentesi a proposito delle 'duecento parole». Fu Guareschi a vantarsi (con amabile millanteria, con un vanto da cacciatore all'osteria) di usare un vocabolario di duecento parole. Comincia¬ parlare, e hanno stampato che non volevo parlare, e invece non è che non voglio parlare: non ci voglio pensare! ». Per fortuna che ci eravamo rincuorati. Vediamo se ci dice qualcosa di più Pier Vittorio Tondelli. — Ha mai letto Guareschi da ragazzo? «No. C'era in casa, lo leggevano genitori zii e nonni. Non mi veniva voglia di prenderlo in mano. Invece mi interessavano i film tratti dai libri di Guareschi. Mi son fatto l'idea che quei film corrispondano allo spirito del libri, e credo di poter dire che in Peppone e Don Camillo c'è molto di vero. Queste no a occuparsene gli studiosi. Chi volesse interessarsi della questione può leggere il saggio »Il mondo in ducento parole di Guareschi», autori Luca Clerici e Bruno Falcetto, apparso nel volume II successo letterario curato da Vittorio Spinazzola, uscito un po' in sordina qualche mese fa presso una Casa editrice milanese chiamata Unicopli. Scusate la parentesi, ma uno. se riesce a fornire uno straccio di bibliografia, dopo viaggia più tranquillo, rincuorato. E telefona a Luigi Malerba. «Ah no. basta!. dice Malerba. «MI han già telefonato la settimana scorsa, ho detto che non volevo due maschere sopravvivono in Emilia, forse addirittura prevalgono su quell'altra Emilia americanizzata che cerco di descrivere io, con la Via Emilia che corre attraverso le discoteche verso il mare come una lunga strada californiana». — Dovesse capitarle un giorno di prendere in mano un libro di Guareschi, come lo maneggerebbe? •Con prevenzione favorevole, mi avvicinerei a Guareschi come al padre di Invenzioni straordinarie che hanno operato fascinosamente nella fantasia popolare». Giampaolo Dossena
Luoghi citati: Chicago, Emilia, Italia, Pontremoli
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