A Parigi il tris di Bontempi

Tour:LeMond è Canins .trionfo per due, mentre il bresciano si conferma sprinter di razza Tour:LeMond è Canins .trionfo per due, mentre il bresciano si conferma sprinter di razza A Parigi il tris di Bontempi Una donna semplice, che vince e continuerà a vincere senza far pesare il suo bel mistero atletico j j Mamma Maria delle montagnel 1 li l 1 li Folla enorme ai Campì Elisi - Hinault elogia il suo successore: «Una vittoria in progressione, cominciata due anni fa» - Alla Longo l'ultima volata delle donne PARIGI — Il Tour degli uomini a un ragazzo americano, Greg LeMond, californiano cresciuto nella regione di Reno. Nevada. quello delle donne a una mamma italiana. Maria Canins, già vittoriosa lo scorso anno alla sua prima partecipazione alla corsa, nata per le donne nel 1984. L'ultima tappa a Ouido Bontempi, italiano, il massimo sprinter in circolazione, e a Jeannìe Longo, francese campionessa del mondo. Polla grande e festa grandissima sui Campi Elisi, presente Chlrac, ' primo ministro di Francia e sindaco di una Parigi che ha abbracciato, come sempre, la sua grande corsa con calore ed entusiasmo. LeMond ha finito il Tour con oltre tre minuti di vantaggio su Hinault, suo compagno di squadra nella «Vie Claire». Al terzo posto un elvetico. Zimmermann, della Carré ra di Bontempi, la squadra italiana che ha colto, appunto con Bontempi, tre successi di tappa: a Cherbourg, a Nevers e ieri a Parigi. L'ultima giornata non ha cambiato nulla in classifiche già stabilite dai grandi colli pirenaici e alpini, nonché dalle tappe a cronometro. Fra le donne, comunque, proprio la Canins, in compagnia della campionessa di Francia Valérie Simonnet, era andata all'attacco ieri, alla partenza da Chaville, prendendo un 300 metri di vantaggio «dimostrativo, e costringendo il gruppone ad un inseguimento protrattosi per una ventina dì chilometri. Poi tutte calme sino allo sprint finale. Fra gli uomini neppure un'azione come quella della Canins e della Simonnet. Tutto calmo sino ai Campi Elisi, poi il grande sprint di Bontempi, vittorioso di poco, ma nettamente, su due belgi, Lieckens e Vanderaerden maglia verde, vincitore della classifica a punti per i migliori piazzamenti, e il francese Hinault con la sua maglia a pois di dominatore del Gran premio della montagna. Uno sguardo alle due classifiche permette di constatare come la novità «storica, di questo Tour sia rappresentata non solo dalla prima volta di un americano vincitore, ma anche dall'avvento globale del ciclismo statunitense, che in classifica generale ha piazzato un Hampsten al quarto posto fra gli uomini, una Thompson al terzo posto fra le donne. L'epilogo del Tour è stato sereno e trionfale. Da Cosne a Parigi i corridori hanno ricevuto tantissimi applausi dalla folla. Non è restato nulla del veleno, se pure, è davvero esistito, che si diceva potessero schizzarsi addosso Hinault e LeMond. Sul podio inno di Mameli per la Canins, inno statunitense per LeMond. sguardi sereni, molti sorrisi. Hinault ha detto che LeMond ha vinto il Tour, il terzo in cui ha preso il via, in progressione: -Una progressione — ha precisato — cominciata due anni fa, quando arrivò terzo dietro a Fignon ed a me, continuata l'anno scorso, quando arrivò secondo dietro a me, conclusa quest'anno. E ora gli auguro tanti altri successi come questo-. Hinault non ha detto se si ritirerà o no, ma ha fatto intendere che la ricerca del record dei record, il sesto Tour vittorioso, ormai non lo riguarda più. Cinque successi, comunque, fanno di lui un grande campione. E ieri Hinault ha raccolto persino più applausi di LeMond, che comunque non si è accorto dell'... ingiustizia: l'americano era commosso, e quasi scoppiava in lacrime mentre Chirac e l'ambasciatore statunitense si congratulavano con lui. Parigi. Maria Canins sul podio (Tel.) di GIAN PAOLO ORMEZZANO Scrivere qualcosa di nwouo su Maria Canins che rivince il Tour de France ciclistico è più difficile che per lei, rivincere questo stesso Tour, Il suo ciclismo è un semplicissimo felicissime andare per salite e discese (nel Tour, anche quello delle donne, la pianura è poca, pur essendo la Francia meno montagnosa, sulla carta anc';e geografica, dell'Italia dove invece il Giro è facilissimo, piattissimo), staccando le avversarie quasi per automatismo. Maria Canins è un problema per tanti — avversarie, tècnici, medici, giornalisti —, ma non per se stessa. E' una donna integra, di anni trentasette, con un fisico diremmo normale, quasi gentile, abituata a mangiare poco (è buona cuoca, e pare che il non sacrificare mal c"« trippocentricità dell'universo sia caratteristica preziosa di chi sta ai fornelli). Ha un marito che la ama riamato, una figlia di nove anni che fra poco -capirà», reclamerà la mamma sempre a casa e significherà la fine di una carriera. E' reduce da una giovinezza dura, nella Val Badia dove il lavoro per le donne è quello di cuoca, domestica, se occorre anche taglialegna (lei lo ha fatto). E' diplomata maestra di sci di fondo, come il marito, bergamasco, vasaloppettaro, uno dei primi in Italia ad ottenere questa specializzazione. Una storia senza storie. Maria ha conosciuto Bruno sulle nevi, in occasione di una gara di fondo, ed è diventata «in BonaldU poco tempo dopo quell'incontro. Adesso lui è anche allenatore e manager di lei, e ci pare giusto. Sapeva e sa molto di sci di fondo, ha imparato in fretta il ciclismo, che è sport da sempre fratello di quello dei silenzi bianchi e della fatica solitaria. Gli sciatori hanno sempre fatto ciclismo, i ciclisti pili veri hanno sempre fatto fondo, e Nones che vinse la medaglia d'oro a Grenoble 1968, sui 30 chilometri, da ciclista giovanissimo aveva battuto i Dancelli e i Motta. Chiaro che, 'detta» còsi, Maria Canins resta un mistero. Ma che colpa ha lei, e che colpaabbiamonol? Lei non è ' virago, enon' è neppure bambina'jko-' diglo, come quei divini mostriciàttoli tro scrivere, o meglio come ancora de- || scrivere questa tipa, della quale fra |i| l'altro abbiamo ottenuto l'amicizia §| prima della gloria ciclistica, quando jgjj Maria Canins era una fondista che jjj provava le due ruote. E da allora è || sempre più serena, semplice, sicura, fi forte, brava. Per il secondo anno consecutivo con- 11 quista Parigi (si scrive ancora cosi, da- || gli eroi del Tour de France). I grandi || occhi, un po' basedoviani, ridono di jll oioia semplice. / francesi la chiamano fjj Canén» e la disitalianizzano più die |jj possono. Qualche italiano, del genere pjjj maso» la dice tedesca, ignorando cosa sono i ladini, e ignorando ovviamente p| che lei è ladina. Comunque l'imper- |j| meabilizzazione della Maria di fronte ii| alle fesserie esterne è assoluta. Siamo j|H molto tranquilli, non riusciremo a far- jp le del male. Il bieco modo italiota di guastare an- | ; che e soprattutto le cose belle che ab- jjjj biamo si eserciterà senz'altro su di lei, qualcuno le attribuirà modi maschili, qualcuno chiederà come mai non si dedica a cose più femminili che il pedalare d'estate e il fare sci di fondo d'inverno. Il fatto che la Maria, sei successi nella Marcialonga e, l'anno scorso, il trionfo nella Vasaloppet, finendo al 225" posto assoluto, davanti a undicimila uomini, sia assai popolare fuori Italia, e lo sia specialmente nelle nazioni più civili, nello sport e in tutto, non riguarda i nostri gaglioffi parlatori da ombrellone. Noi non sappiamo niente di preciso i sul suo favoloso mistero atletico, però jjjj} sappiamo che anche gli altri non sanno. Noi,siamo comunque certi che la semplicità totale del personaggio, della donna, abbiano la loro importanza nella fenomenologia sportiva. Se dobbiamo ancorare la Canins a qualche altro personaggio dello sport, pensiamo a una casalinga di Boston dolcissima, che stravinse una prova podistica unisex sui 100 chilometri. Oppure pensiamo a quelle ragazzine che, ridendo, attraversano la Manica a nuoto più rapidamente degli uomini-squali, degli uomini-caimani. Cosi, una rivincita di Arcadia,, un mistero sbattuto in faccia* però come viene sbattuto un mazzo di fiori, non un fascio di rovi. della ginnastica e del nuoto. Lei non ha stimmate da fenomeno, non è fatta picassianamente o euclideamente in maniera sublime. Non è neppure giovane, eppure ha un grande avvenire' dietro le spalle: si, perché basta che si ricordi di quando vinse (1982) il titolo italiano di corsa in montagna, decida di fare la maratoneta, e anche a qùarant'anni vince tante gare, e guadagna tanti soldi. Se la Maria deve coltivare un rimpianto, è quello di non avere scoperto per tempo la corsa a piedi, che dà tanto oro. Lei ha fatto per un bel po' di anni, e però cominciando tardi ad agire seriamente, cioè dal 1976 al 1982, soprattutto la fondista impegnatissima sugli sci, vincendo titoli italiani. Poi, nel 1982, ìia scoperto il ciclismo ida corsa; ha lasciato la^ bicicletta da turismo regalatale da una signora pressò la quale faceva i lavori di casa, ha ascoltato i suggerimenti di uno che si chiama Abele Piuri e che ha lavorato ad esempio su un certo Argentin (appassionato di fondo, vide la Maria sulle nevi e pensò subito a lei in sella), e cinque mesi dopo avere collocato se stessa su una bicicletta da corsa era seconda nel campionato mondiale, a Goodwood. Francamente non sappiamo cosa al La sua carriera Maria Canins risiede a La Villa di Val Badia (Bolzano), dov'è nate il 4 giugno 1949. Dal 1975 è sposate con Bruno Bonaldi. Ha una figlia, Concetta, di nove anni. Come sciatrice ha vinto quattro ti' toli italiani di fondo sai 5 km, cinque sui 10 km, due sai 20 km, nonché sei volte la Marcialonga, prima e sinora unica italiana, ha vinto la Vasaloppet nel 1985. E' state anche campionessa italiana di corsa in montagna e di sklroll (1982). Come ciclista ha esordito nel 1982, vincendo il titolo italiano su strada e finendo seconda ai mondiale. Tricolore anche nel 1984, ha conquistato il bronzo ai Mondiali 1983 e l'argento ai Mondiali 1985. E* finite quinte alle Olimpiadi di Los Angeles. Ha vinto il Giro del Colorado 1984 e 1985,11 Giro della No.-vegia 1985 e 1986, il Tour de France 1985 e 1986. E' diplomate cuoca e maestra di sci di fondo.