Con la papessa in regìa

Con la papessa in regìa Con la papessa in regìa Non era facile, durante il grande show delle nozze di Andrea e Sarah, vedere il capo della Chiesa anglicana, la «papessa», in quella sessantenne signora che risponde al nome di Elisabetta II. Eppure tutto nel rito rutilante ma insieme breve e severo, era stato messo a punto, puntigliosamente, da lei. Robert Runcie, il primate anglicano che ha officiato, presente anche il primate cattolico cardinale David Hume, non era che un cappellano, un notaio eclesiastico deputato all'uopo in quanto sacerdote e ministro dei sacramenti. Piaccia o no, la signora in celeste pastello è il successore di quell'Enrico Vili che si decretò capo della Chiesa d'Inghilterra. La atessa Chiesa che. da mezzo secolo e più, presenta caratteri sempre più evidenti di convergenza proprio con la Chiesa cattolica. Perché, comunque, quel rito ha ancora tanta presa emozionale non solo sugli inglesi, ma anche su tanti milioni di persone In tutto II mondo? Lo ha capito bene Elisabetta. In questa civiltà dell'immagine, quale «immagine» più solida e più penetrante di quella che sembra ancora avere addosso tutta la spettacolarità del passato delle monarchie e anche buona parte della forza d'un fascino sul presente, e per molto tempo ancora, probabilmente, sul futuro? Cosi la monarchia dei Windsor offre, ogni tanti anni, la merce di uno spettacolo che, nella sua nobiltà arcaica e insieme affascinante, resiste a tutte le critiche e le evoluzioni semplificanti. La regina sa sempre quello che vuole, e sa ottenerlo nel più semplice e pe¬ rentorio dei modi. Compreso l'arredo, I rituali del rito religioso, cosi fastoso nella cornice e semplice nei testi sacramentali e nella forma liturgica, come quello delle nozze anglicane, chiaramente anch'esso vicino al testo del rito cattolico al punto da identificarvisi e confondervisi senza scandalo. Al resto — cioè a umanizzare, demitizzare quanto occorreva tutto questo spettacolo sponsale e monarchico — ci hanno pensato i disinvolti sposi che strizzavano l'occhio ai buoni amici di prima e di sempre ed erano compresi del ruolo non tanto da non tener conto della festa, pur composta, che si svolgeva attorno a loro. Sarah è arrivata a strizzar l'occhio ai fotografi, sia in cattedrale che in corteo; Andrea, prima, durante e dopo, non è stato, negli atteggiamenti, meno casus/, pur sotto la pompa degli abiti da cerimonia. Il massimo dello sfarzo e della ritualità assieme a una spontaneità e a un anticonformismo ormai scontato nei figli di Elisabetta, spontaneo e assoluto. La «papessa», e tutta la monarchia inglese, può star tranquilla: è una ditta fra le più solite che si conoscano, di ieri e di oggi, e ha la tradizione della fede (almeno quella ufficiale) quanto i! culto — Insostituibile per dei sovrani e principi — dell'immagine il più possibile aggiornata alle leggi della pubblicità. E' una «ditta» che non trema: sa di poter sempre contare sull'onda dell'emozione popolare, sull'applauso e sulla lacrima facile di tanta gente, quasi di tutti noi, anche se cartolici e repubblicani veraci. N Nazareno Fabbretti

Persone citate: David Hume, Elisabetta Ii, Nazareno Fabbretti, Robert Runcie, Windsor