Hinault crolla sulle Alpi

In una dura tappa di montagna il francese, sofferente, cede la maglia gialla a LeMond In una dura tappa di montagna il francese, sofferente, cede la maglia gialla a LeMond Hinault crollci sulle Alpi E' tutta colpa del Giro solo all'arrivo sul Col du lassifica • Il bretone, do taggio massimo di diciannove minuti, ed è rimasto solo sia sull'lzoard sia all'arrivo alla quota 2413 del Col du Granon. vincendo con un margine di 6'28" sull'arrampicatore svizzero Zlmmermann e sull'americano Oreg LeMond, il delfino, di Hinault. Il quale Hinault, dopo essersi lasciato sfilare dal gruppo per chiedere un po' di sollievo al muscoli doloranti con un massaggio volante affiancandosi alla vettura del medico di corsa, ha messo in pie¬ Granon - Ad oltre sei minuti Io svizzero Zinimermann e l'americano, lorante al polpaccio sinistro, perde più di tre minuti ed è ora terzo na evidenza le sue precarie condizioni fisiche non riuscendo a reggere il non eccelso ritmo del plotone sulle prime rampe dcll'Izoard. La Maglia gialla ha perso inesorabilmente contatto ed è passato in vetta con r 13" di ritardo sulla pattuglia dei migliori comprendente LeMond, Zlmmermann, Millar ed Hampsten. Nella discesa dall'Izoard, LeMond operava il suo attacco e solo lo svizzero Zlmmermann riusciva a tenergli te¬ sta. I due distanziavano tutti, recuperando via via quanti si erano lanciati alla spicciolata all'Inseguimento del fuggitivo Chozas. Zlmmermann, che è rimasto l'unica alternativa al monopolio della squadra di LeMond e di Hinault, ha tentato a più riprese, senza riuscirci,' di scrollarsi di dosso l'americano. Oli è rimasta solo la soddisfazione di giungere secondo al traguardo e la consapevolezza di poter tentare un altro attacco oggi nell'altrettanto dura se¬ conda tappa alpina, che si pi conclude all'Alpe di Huez |j| dòpo aver scalato anche il || Oalibler e la Croix de Fer. if Hinault intanto, stringen- jj| do i denti, riusciva in qualche lj modo a contenere i danni in |§ limiti abbastanza onorevoli, j| recuperando terreno sul fai- B sopiano prima del Col du il m Granon per perderlo poi nuo- g uà morir A Bulla do lira /innnliioi- »—•• vamente sulla salita conclusi va. Per il bretone questa JJJ avrebbe potuto essere la di- p sfatta definitiva, arrivando al fj traguardo con soli 3'21" su j§j Zimmermann e LeMond. M Bernard è teoricamente an- || cora in corsa, terzo in classi- B fica a 19" dallo svizzero od a 2'47" dall'amico e rivale Le- 8 Mond ora in maglia gialla. || Ma molto dipende dalle sue i| condizioni fisiche ed oggi le gb nuove salite e .soprattutto l| l'arrampicata finale all'Alpe || di Huez potrebbero essergli |ij fatali. Ordine d'arrivo: 1. Chozas q (Spa) km 190 in 5h S2'52"; 2. §§ Zimmermann (Svi) a 6'26" ; 3. p LeMond (Usa) s.t.; 4. Cabrerà [€ (Col) a 6'35"; 5. Delgado (Spa) M a T23"; 6. Fuerte (Spa) a 8'52"; 7. Hampsten (Usa) a 8'54"; 8. Crlquielion- (Bel) a iiiii 9'33"; 9. Madiot (Fra) a 9'35"; §§ 10. Mottet (Fra) a 9'39"; 12. Millar a 9'47"; 13. Hinault s.t.; 34. Zoe temei k a 14'07"; 39. Contini a 15*38"; 40. Certa a 15'39"; 59. Vanotti a 18'47"; 72. Cassani a 20'55"; 75. Pozzi 1 a 22'02"; 90. Leali a 23*55"; 91. Bontempi s.t. Classifica: 1. Greg LeMond (Usa) 81h 24'12": 2. Zimmermann (Svi) a 2'24"; 3. Hinault (Fra) a 2'47": 4. Millar (Sco) a 6° 19"; 5. Delgado (Spa) a 8'; 6. %> Hampsten (Usa) a 10'20"; 7. Pensee (Fra) a 15'04"; 8. Crlquielion (Bel) a 15*33"'. 9. Ruttimann (Svi) a 16'29": 10. Rooks (Ola) a ITU": 13. Chozas (Spa) a 21'50": 39. Contini a 49'23"; 40. Certa s.t.; 104. Bontempi a Ih 25'27". Perchè gli italiani, da anni ormai, snobbano il Tour? Non sono più abituati al diffìcile perchè la nostra corsa a tappe è troppo facile dei rimorsi, mi sento addirittura dentro delle forse che davvero vorrebbero altre strade, per essere tutte espresse, tutte scaricate sulla bicicletta. Io non sono scalatore tipico, le montagne del Tour potrebbero anche mettermi in crisi, però sento che una corsa cosi mi manca». Corti è un onesto, un sincero. Andrebbe al Tour anche se sapesse di dover soffrire come un pazzo. A suo modo sincerissimo è Loretto Peti-ucci, quello che vinceva le Sanremo negli „ Anni Cinquanta e faceva arrabbiare jjjj Coppi: «Proprio perché il Tour è una cosa terribile, io lo rispettavo, lo am- i miravo e lo evitavo». Sono oggi altrettanto sinceri? Dice p Visentini, vincitore del Giro d'Italia pi 1986: «Al Tour lo sono andato quando |i§ nessun altro italiano di nome ci anda- ni va, l'ho patito. Quest'anno, proprio perché ho vinto il Giro, non me la p sono sentita di andare al Tour senza || essere, come forma fisica e mentale, jfi all'altezza delle sue esigenze. Ma non jlj ne ho paura, e vi ritornerò». Dice Moser: «Io ho fatto il Tour nel 1974, arrivando anche alla maglia jjjjj gialla, e per anni sono stato trattato ili come un traditore del Giro d'Italia. Ora lascio l'esperimento ad altri. Le due corse nella stessa stagione non sono sopportabili, a meno di correrne una per finta, come magari ha fatto LeMond. Io ammetto che il Tour manca al nostro ciclismo, che il tema della nostra presenza all'estero è svolto male, e lo dico anche se In fondo mi sono costruito molto della fama alla Parigi-Roubaix». Dice Saronni: «Io non sono tagliato per un certo tipo di corsa, io sono li contropledista, se volete, e 11 Tour è lontano dalla mia mentalità e dalle mie possibilità fisiche. Lo farò, magari, ma quando la gente non mi chiederà a priori troppo». > Intanto il Tour va avanti, con le sue battaglie, le sue medie alte, i suoi drammi anche. E i nostri corrono nei circuiti a ingaggio, anzi neppure in quelli, ormai, perché gli organizzatori denunciano un calo «mortale» di interesse. Forse la gente nostra tornerebbe ai circuiti a ingaggio se in essi ci fossero corridori reduci dal Tour de France. ;iiniiiii di gian polo ORMEZZANO Ieri si è corsa la prima grande tappa alpina del Tour, oggi ce n'è un'altra, sempre terrìbile. Ieri 11 ciclismo ita ||an£ wn>rC8entot0 al Tour da poch, _. ~ r - ... . disperatissimi ratti, si è cimentato nel notoriamente affascinante e tremendo circuito di Milazzo, Sicilia. C'è qualcosa che non va. Il Tour è bello, nobilitante, tragico, sublime, combattutissimo, esaltante. Tutti lo ammettono, anche in Italia. Quasi nessuno degli italiani lo corre. Abbiamo chiesto ad alcuni esponenti grossi del nostro ciclismo se non c'è da provare vergogna. O se almeno non è il caso di smetterla di prendere sul serio questo stesso nostro ciclismo plccol i. autarchico. Ci li:- ti Alfredo Martini, commissari»., -inico del professionismo su strada: so, ói Tour, tr.. mondiale Il Tour è qualcosa di grosso, di superiore. Chi fa il 'altro, arriva al campionato da uomo vivo, da uomo vero. E' un dato di fatto, questo, con tanto di prove anche statistiche. Però noi non corriamo il Tour, o almeno non lo mettiamo seriamente nei nostri programmi. Ci fa paura, ecco tutto. Io posso capire questa paura, nasce da anni e anni di ciclismo italiano fatto di calcoli, di astuzie, di diplomazie. Però debbo dire che ci fa del male. Ho.sperato In un cambiamento di formula del Tour, col ritorno delle squadre nazionali, per andarci con 1 nostri. E spero ancora». «E1 vero — dice Franco Bitossi, che quando correva era chiamato «cuore matto» e che ha fatto due Tour vincendo tappe, montagne, classifiche speciali — noi siamo viziati ormai dal Giro d'Italia. E' una corsa tutta diversa dal Tour, è senza montagne vere, impegna la testa più che le gambe. Ci ha cambiati dentro. Il Giro d'Italia, ci ha fatti diventare corridori da prove a tappe speciali, facili, controllabili. In un giorno solo, voglio dire per le corse in linea, siamo ancora come gli stranieri: ma se si deve ragionare per più prove di seguito, cioè appunto un Tour, allora non ce la facciamo più, siamo abituati al Giro che è un'altra cosa, e che ci piace perchè costa meno fatica. 1! Tour di oggi ha più Bitossi, unojche al Tour andava (e vinceva) difficoltà in rzt suo solo giorno che in tutto il Giro. Non è che l'italiano non sappia fare certe scalate, è che è disabituato. Adesso c'è LeMond che, battutissimo al Giro, va fortissimo al Tour, e si argomenta che anche noi potremmo domare il Tour: ma LeMond al Giro era battuto perché la corsa era troppo facile, lui non poteva esprimersi». La nostra inchiestina si è svolta anche alla fine della corsa di Camaiore, partendo appunto da questa domanda: non è pazzesco e vergognoso stare qui a disputare un gran premio rivamare, per nobile che esso sia, mentre il ciclismo vero si sta consumando e gonfiando sulle strade di Francia? Ha detto Claudio Corti, bellissimo vincitore a Camaiore: «E' vero, e lo dico anche se io ho la coscienza posto. Lontano dal Tour, mi sento dentro