Quando Io sport diventa un gioco di morte

Quando Io sport diventa un gioco di morte Quando Io sport diventa un gioco di morte Le arti marziali dell'Oriente e le varie forme di lotta sono espressioni antiche di impegno agonistico e sportivo ad alto livello di sicurezza purché correttamente coltivate, n discorso è ben diverso quando diventano semplice etichetta, di attività incontrollate e talora da baraccone. Non si sa a quale di queste antitetiche categorie appartenga il torneo di Judo in cui ha perso la vita Bastien Dubeis il bimbo francese di appena sei anni in vacanza a Domratico, vicino a Livorno. Saranno le inchieste sul fatto ad accertare eventuali responsabilità, ma se corrisponde al vero che fu una' violenta sollecitazione al collo a procurargli una mortale frattura della prima e seconda vertebra cervicale c'è da rimanere piuttosto perplessi per le ragioni che vedremo. Anche se si ritiene di solito che l'età ideale per iniziare gradualmente simili forme di agonismo sia nettamente superiore a quella di Bastien non si può pensare che senza patologie preesistenti e senza marcate disparità di taglia fisica, forza ed esperienza si possa provocare un disastro traumatico di tale entità a meno di evenienze del tutto inconsuete. Tanto più che le ossa Infantili mostrano una peculiare resistenza elastica alla scontinuazione. Quelle lunghe si comportano spesso come un ramoscello di legno verde serbando integro almeno il periostio dal lato della flessione. Per fare altro esempio mentre la volta cranica dell'adulto non sopporta senza frattura appianamenti della convessità superiori al centimetro, la teca del bimbo mostra tolleranze proporzionalmente superiori Quanto alle fratture delle vertebre cervicali la loro conoscenza è antichissima. Il papiro di Edwin Smith, conservato a Chicago, copia fatta all'epoca della XV Et Dinastia, intorno al 1600 a.C, di un testo molto più antico le conosce già assai bene. Ne descrive sei casi ed aggiunge: 'Quando il malato ha la colonna cervicale offesa, resta paralizzato agli arti superiori ed inferiori...; un quadro morboso che non può essere curato». Si stima oggi che le fratture della prima vertebra cervicale detta atlante costituiscano soltanto lo 0,28 per cento di tutte le fratture vertebrali mentre quelle della seconda — l'epistrofeo, dotato di un dente che si innesta nelle, prima — toccano il due per cento. Sono estremamente pericolo¬ se perché lo spostamento reciproco provoca la compressione delle strutture nervose del bulbo in ogni caso gravissima e spesso mortale. E' veramente possibile, come riferito, che un giuoco sportivo abbia determinato nelle vertebre di un bimbo presumibilmente sano una rara trattata mortale conosciuta e studiata, e quindi potenzialmente evitabile, da almeno quattromila anni? Improbabile il trauma diretto per il fatto che la sollecitazione meccanica necessariamente di entità davvero rilevante non avrebbe mancato di provocare valida contusione del tessuti molli superficiali e circostanti Verosimile 11 trauma indiretto tanto più che è nota la generica possibilità di fratture di corpi vertebrali per lo più nell'adulto, raramente con cosi drammatiche conseguenze e nella maggioranza dei casi ad altri livelli nelle attività fisiche soprattutto agonistiche (ad esempio all'atto del movimento rotatorio del lanciatore del disco), nei tuffi nel nuoto, nei semplici esercizi di ginnastica e perfino nei guochi infantili in caso di incoordinate ed improvvise rotazioni del tronco. In particolare il meccanismo di fratture delle prime due vertebre cervicali è per lo più cagionato da un movimento di iperflessione o di lperestensione della corrispondente colonna per tensione del legamento trasverso che le collega. Che questo si sia verificato in un soggetto tanto giovane e come tale capace di sopportare senza danni intense sollecitazioni non è quindi un mistero purché si faccia rife¬ rimento esattamente come risulta dalle prime notizie alla messa in atto di una forza inconsueta e, vien fatto di aggiungere, alla scarsa o nulla resistenza della vittima. Non si possono certo proporre valutazioni senza una adeguata conoscenza dei quadri lesivi e della successione degli eventi che li hanno preceduti Tuttavia se la descrizione del focolaio traumatico è esatto, la provocazione di questo in un combattimento e la necessità di una particolare sollecitazione meccanica lasciano arguire 11 cenere tamento di un contrasto di forze assolutamente incongruo. Questo a sua volta presuppone la carenza di adeguati controlli tali da far cessare la lotta in tempo utile. Pier Luigi Raima Bollose Università di Torino

Persone citate: Bastien, Edwin Smith, Pier Luigi Raima

Luoghi citati: Chicago, Livorno, Torino