Quei magnifici Sei di Torino protagonisti dell'arte moderna

Quei magnìfici Sei di Torino protagonisti dell'arte moderna Quei magnìfici Sei di Torino protagonisti dell'arte moderna L'incanto dei quadri della Boswell' e Paulucci - Poesia della luce in ACQUI TERME — Nelle sale del palazzo Liceo Saracco (corso Bagni), si è inaugurata la mostra «I Sei di Torino 1929-1931-. Orgunizzata da Aurelio Repetto e Fortdncto Ma,;succo, con il coordinamento di Ft 'erteo Riccio l'esposizione s'inserisce in un pn ipj.rn.ma che negli anni precedenti ha visto la presenza di artisti come Licini, Campigli, Sironi, Morandi e Rosai. Realizzata con la collaborazione della Regione Piemonte, Assessorato alla Cultura, Toro Assicurazioni, Cassa di Risparmio di Torino, Città di Acqui Terme ed Azienda Autonoma di Cura, la manifestazione, che resterà aperta sino al 7 settembre, rappresenta un ulteriore momento di analisi e di verifica di quegli artisti che, tra il 1929 ed il 1931, diedero vita a Torino al * Gruppo dei Sei; con l'intervento di Edoardo Persico che faceva notare che «a un osservatore superficiale questi pittori sembreranno i più diversi e contraddittori tra di loro, e il gruppo sembrerà una specie di cabala». Una vicenda che, scrive Giulio Carlo Argon, partiva «dal principio che la pittura è anzitutto cultura» e gli autori si preservavano •come attenti e acuti lettori e recensori, rendendo conto ciascuno delle proprie esperienze e rispettando le altrui». Alla prima mostra, ordinata nel 1929, furono esposte le opere di Jessie Boswell, che dopo un periodo in casa Guatino entrò nello studio di Casorati, di Gigi Chessa, morto nel 1935, di Nicola Galante, valente xilografo, di Carlo Levi, il noto scrittore di «Cristo si è fermato a Eboli», e ancora Francesco Menzio ed Enrico Paulucci che a questa retrospettiva ha dato , di Menzio, antìtesi all'e un determina Una testimonianza, la sua, che si confronta con le opere esposte, con una stagione artistica sorta in antitesi all'imperante Novecento italiano, con una «scrittura* che derivava dall'interesse suscitato dal post-impressionismo francese, dall'impiego del colore e della luce in modo da conferire alla composizióne una palpitante evidenza: «I Sei non hanno mai pensato di aprire a Torino una succursale in provincia della "Ecole de Paris"; ma si sono dati da fare a raccogliere, in Italia e dovunque, i segni di una propagazione quasi ecumenica, di un persistere in tutto il mondo degno di chiamarsi europeo, malgrado le sconvolgenti prove delle avanguardie, della «forma mentis» dell'Impressionismo. Perciò, credo, e non per uno sbaglio di valutazione, preferivano i contatti periferici a quelli col centro, interessandosi a Derain, a Van Dongen, a Pascin, a Marquet, alla Laurencin, e arrischiandosi timidamente fino a Matisse...». A queste parole di Argon fanno dunque riscontro r«Interno di casa Guatino» e i gerani della Boswell, la Venezia e la natura morta con uva di Chessa, i genuini paesaggi'di Galante, il «Ritratto di Spazzàpan» eseguito da Levi, il «Nido Rosa» di Menzio, il paese sotto la neve di Paulucci. Una pregevole iniziativa che consente di ripercorrere gli aspetti di una ricerca scandita nella limpida qualità del colore, nella tessitura di una rappresentazione elegantemente risolta, nella pacata definizione delle immagini permeate da un clima di sospesa poesia. Galante, Chessa, Levi stetica del Novecento nte contributo. Angelo Misti-angelo

Luoghi citati: Acqui Terme, Città Di Acqui Terme, Eboli, Italia, Piemonte, Torino