Il requiem della società dei consumi su mare e montagna culle di civiltà di Giovanni Bechelloni

Il recupero superficiale di memorie antiche è la negazione della vera cultura Il recupero superficiale di memorie antiche è la negazione della vera cultura Il requiem della società dei consumi su mare e montagna culle di civiltà La corsa all'effimero cancella le antiche radici del nostro Paese che affondano nella tradizione marinara e in quella di un entroterra aspro che ha fatto barriera alle invasioni straniere Un ipotetico viaggiatore straniero che si limitasse a leggere 1 nostri giornali, a sentire i discorsi degli intellettuali o a guardare la televisione ricaverebbe l'impressione che l'Italia di oggi non solo è molto cambiata rispetto all'Italia di ieri ma anche che è cambiata in peggio. Sembra quasi che alle nostre spalle ci sia una mitica età dell'oro e la nostalgia è un sentimento che ha contagiato un po' tutti: di fronte alle incertezze del presente non c' è persona o gruppo che non abbia un personaggio, un luogo o un momento del passato da celebrare. In questo frequente' riandare al passato — c'è già chi celebra gli Anni Settanta! — si sposano due tendenze profonde della nostra cultura: 1' una alimentata dal mass-media, che dall'industria della nostalgia traggono alimento per dare spessore e radici alla propria onnivora presenza, 1' altra tipica.sia della vecchia cultura contadina sia della prima cultura borghese, 1' una e l'altra attente ad occul¬ tare l'eventuale benessere del presente per timore del malocchio, dell'invidia o del fisco. Il pessimismo sul presente è dunque un vezzo antico della nostra società fino a diventare, In certi casi, un vero e proprio vizio e conviene in genere non dargli troppo peso. Tuttavia cu un punto, almeno, i pessimisti hanno ragione; quando lamentano che la società italiana contemporanea tende a dimenticare due grandi culture che hanno a lungo alimentato la sua storia: la cultura marittima e la cultura montana. In questo ' nostro viaggio nelle grandi culture della tradizione ci siamo già incontrati con la cultura rurale e con la cultura urbana (Stampa Sera del 24-9 e del 22-10) e abbiamo potuto mettere a fuoco alcuni tratti culturali che a lungo hanno permeato la nostra società e tuttora la caratterizzano: la cultura delle mille città e quella speciale cultura rurale che è fiorita per secoli nell'Italia centrosettentrionale. Oggi volgeremo lo sguardo e la memoria a due culture dimenticate, delle quali poco si parla e si scrìve nonostante la familiarità che moltissimi italiani hanno coi due ambienti fisici che quelle culture hanno alimentato: 11 mare e la montagna A ben vedere le radici antiche della nostra società si trovano proprio in riva al mare e In cima alle montagne. Dal mare giunsero i progenitori etruschi e greci che per primi civilizzarono le nostre terre. Per secoli, prima che 1' uomo- imparasse a imbrigliare il corso del fiumi e a regolare fi regime delle acque, i centri abitati — castelli, borghi e piccole città — erano costruiti in cima ai poggi e ai monti, deve l'aria era più salubre e aove era più facile difendersi. Ancora oggi il paesaggio italiano di quasi tutte le regioni è punteggiato dai resti, talvolta miseramente abbandonati, di una civiltà cresciuta sulle montagne. Cogli Anni Cinquanta le montagne iniziano a spopo¬ larsi; la fuga dalle campagne è soprattutto fuga dalla montagna per discendere al piano, ormai liberato dal flagello della malaria, servito da ferrovie e strade più rapide. Dal mare e sul mare generazioni di italiani hanno tratto le risorse per vivere e per prosperare: dalle gloriose repubbliche marinare fino ai poveri pescatori de «I Malavoglia» del Verga. Per secoli il mare era l'orizzonte della speranza per chi tentava 1' avventura verso il mondo e per chi dalle abilità necessarie a solcarlo traeva ragione di vita. Come la scoperta delle Americhe e la circumnavigazione dell'Africa tolsero alle repubbliche marinare il dominio dei mari cosi l'affermarsi dell'aereo ha tolto alla marineria italiana un primato che fin dentro gli Anni Sessanta si era conservato con i grandi transatlantici. Già la scarsità di carburante e la mancanza del radar avevano messo fuori gioco la Marina militare italiana — una delle quattro o cinque migliori del mondo — nel corso della seconda guerra mondiale. La minore pescosità e l'inquinamento completano 1' opera: l'Italia perde la sua caratteristica di paese marinaro; sia i grandi porti commerciali di Napoli, Genova, Trieste, sia i villaggi di pescatori diventano una pallida immagine del proprio passato. La montagna e il mare da luoghi centrali della civiltà italica diventano mete turistiche, spogliate delle loro caratteristiche, oggetto di speculazioni selvagge se possibili tate a trasformarsi in luoghi dì villeggiatura per cosiddetti amanti della natura. Si costruiscono chalet svizzeri o grattacieli, case moresche o condomini urbani su chilometri e chilometri di coste straordinarie; si scaricano a mare rifiuti e liquami, si devia il corso delle correnti, si naviga senza la minima conoscenza di venti e maree come se il mare fosse un' enorme piscina artificiale. Le montagne vengono abbandonate alla furia devastatrice delle acque oppure prese d'assalto dalla speculazione, a seconda dell'ubicazione e delle mode. Accade che nel giro di poco più di vent'anni si distrugge, in allegria e con malagrazia, uno dei più straordinari patrimoni di bellezze naturali e di memorie, civili che la storia abbia mal costruito. Bene che vada mare e montagne sono assaliti dagli sportivi che trasformano un ambiente che aveva visto ben altre imprese in palestre per saggi ginnici oppure da turisti sprovveduti che fanno del mare e della montagna scenari irreali del tutto decontestualizzati. Due ambienti naturali che per secoli hanno alimentato culture che li hanno usati, amati e trasformati — senza tradirli — vengono privati quasi del tutto della loro memoria storica senza che più nessuno si interroghi sulla possibilità di una destinazione meno banale. Non fosse altra che quella di alimentare un turismo più colto e consapevole, capace di riscoprire nel mare e in montagna antiche virtù, un tempo parte della nostra straordinaria cultura Giovanni Bechelloni.

Luoghi citati: Africa, Genova, Italia, Napoli, Trieste