Urss, calvario di uno psichiatra

«Le Monde» lancia un appello in favore del dissidente Korjagin «Le Monde» lancia un appello in favore del dissidente Korjagin Urss, calvario di uno psichiatra Da cinque anni 0 medico è in un lager per aver denunciato gli abusi della psichiatria sovietica - Nel frattempo è riuscito a far giungere in Occidente alcuni diari nei quali racconta le terribili condizioni di Vita dei detenuti «Gli uomini del Kgb mi odiano e mi opprimono in modo bestiale a causa dei miei convincimenti umanitari» Dalle colonne del quotidiano francese Le Monde (9 luglio) il giornalista inglese David Batter (già corrispondente da Mosca del Financial Times) ha lanciato un appello a governi ed opinione pubblica occidentali in favore dello psichiatra sovietico Anatolij Korjagin, 48 anni. Egli venne condannato, nel giugno del 1981, da un tribunale di Charkov a 7 anni di lager a regime duro e a 5 di esilio interno per violazione dell'art. 61-1 del codice penale ucraino (propaganda antisovietica). Prima dell'appello di Sat- ter, medici e scienziati occidentali avevano proposto Korjagin come candidato al Nobel per la pace. L'appello di Batter, caduto durante la visita del presidente francese Mitterrand a Mosca, mantiene viva la difficile questione del rapporto tra dialogo Est-Ovest e rispetto dei diritti umani in Urss. Satter, infatti, si chiede in che modo gli occidentali possano -contare su un dialogo che presuppone dei valori condivisi e un accordo sui fatti-, dal momento che il regime sovietico, per motivi ideologici, continua a pretendersi arbitro della verità nell'ampio contenzioso sui diritti umani. Il caso di Anatolij Korjagin è tra i più drammatici e significativi fra tutti quelli emersi negli Anni Ottanta in Urss: questo medico si trova, attualmente, in una cella del lager numero 37 della regione di Perm (Urali), rifiuta di rinnegare le sue reiterate denunce degli abusi della psichiatria a scopi politici in Urss, come gli chiede il Kgb. Korjagin, siberiano, ha esercitato a lungo il mestiere di psichiatra lavorando in centri remoti della Siberia (come Abakan) sia nel centro industriale ucraino di Charkov. Ha avuto cosi modo di constatare le carenze delle strutture sanitarie nel campo delle malattie mentali e il trattamento spesso disumano cui vengono sottoposti i malati. Nel 1979 entrò in contatto con il Gruppo moscovita di lavoro sull'osservazione degli abusi psichiatrici e cominciò a studiare i casi di pazienti rinchiusi nei «manicomi speciali» per convinzioni politiche e sociali diverse da quelle correnti. Tra gli altri, Korjagin esaminò un operaio originario del bacino del Donets. Aleksej Nikitin, due volte sottoposto a perizia psichiatrica dàlie autorità per aver'prote-i stato contro le condizioni di lavorò nelle miniere di quella regione dell'Ucraina. A favore di Nikitin e di altri «infermi di mente» per moti¬ L'insolito tentati vi di coscienza. Korjagin scrisse perizie che non solo smentivano quelle autorità mediche, ma evidenziavano la fermezza di carattere e dì convinzione del pazienti imprigionati e «curati», loro malgrado, dai medici con le mostrine azzurre del Kgb. Più volte ammonito a desistere da questa attività, Korjagin venne arrestato nel febbraio '81 e nel giugno di quell'anno processato e condannato. Proprio le sue denunce, e le proteste suscitate in Occidente, furono all'origine dell'uscita dell'Urss dall'Associa¬ Biella: diedero fuoc zione mondiale di psichiatria: un fatto che le autorità non hanno perdonato al medico siberiano. Korjagin ha fatto uscire miracolosamente dal lager degli appunti sulle sue condizioni di detenzione (ci sono stati inviati in questi giorni da Parigi dove sono arrivati alla redazione del settimanale Russkaja Mysl). Un appunto datato autunno 1985 ci parla di uno sciopero della fame durato dal marzo '84 al giugno '85, in segno di protesta contro le inumane condizioni sopportate dai detenuti della prigione di Ci- oco a un magazzino stopol: in quell'occasione Korjagin perse il 40 per cento del suo peso. Fu allora che Korjagin venne condotto di fronte a un giudice, in barella e ammanettato; durante il colloquio, legato a una sedia, rifiutò di smentire le sue deposizioni sugli abusi psichiatrici e di interrompere il suo sciopero della fame. L'appunto, datato inverno '85. denuncia altre circostanze della sua detenzione: nessun colloquio con i figli: niente lettere, che gli vengono sistematicamente sottratte; privazione della letteratura medica e degli occhiali. Korjagin scrive che il Kgb tiene come ostaggio suo figlio Vanja: -Ma io non mi faccio ricattare — afferma — la vita della mia famiglia fa parte della mia lotta-. L'ultimo appunto, che porta la data della primavera '86, accanto alla denuncia di maltrattamenti inflitti ai suoi compagni di lager, riporta la notizia di una sua prolungata detenzione in cella d'isolamento e di un nuovo sciopero della fame iniziato il 4 aprile per -protesta contro le draconiani leggi sovietiche e come rifiuto di riconoscersi colpevole-. Dorme sul nudo pavimento o su pancacci; gli viene messo davanti il cibo, per farlo desistere dallo sciopero. Accusa gravi disturbi del sistema cardiovascolare, dello stomaco e dell'intestino. E' privato dei colloqui con i familiari e dei pacchi inviatigli da casa. Agenti e medici del Kgb minacciano di ucciderlo. -Mi odiano — egli scrive — e mi opprimono in modo bestiale a causa dei miei convincimenti umanitari-. La denuncia è dura, e smentisce le speranze nutrite in tanti ambienti occidentali. Gli appunti di Korjagin ci dicono che niente in Urss è cambiato, almeno sul terreno dei diritti umani: qui l'Urss continua ad essere «diversa», nonostante la (presunta) guida iUuminata del cosiddetto riformista Gorbaciov. Piero Sinatti Leader del dissenso

Persone citate: Aleksej Nikitin, Anatolij Korjagin, David Batter, Gorbaciov, Mitterrand, Nikitin, Piero Sinatti